Mine antipersona: non solo Afghanistan

Di Rodolfo Casadei
18 Ottobre 2001
Le operazioni militari anglo-americane in Afghanistan e la reazione delle forze talebane hanno riportato in primo piano uno dei più significativi problemi globali: la presenza di milioni di mine antipersona in molti paesi del mondo (90 secondo i dati della Campagna internazionale per la messa al bando delle mine terrestri) e la loro continuata utilizzazione e produzione da parte dei paesi che non hanno sottoscritto il Trattato del 1997.

Le operazioni militari anglo-americane in Afghanistan e la reazione delle forze talebane hanno riportato in primo piano uno dei più significativi problemi globali: la presenza di milioni di mine antipersona in molti paesi del mondo (90 secondo i dati della Campagna internazionale per la messa al bando delle mine terrestri) e la loro continuata utilizzazione e produzione da parte dei paesi che non hanno sottoscritto il Trattato del 1997. L’Afghanistan è il quarto paese del mondo per numero di mine antipersona disseminate sul suo territorio, e le notizie più recenti informano che i talebani stanno sistemandone molte altre sulle principali vie di comunicazione. Del resto l’Afghanistan è, al pari degli Stati Uniti, uno dei 54 paesi del mondo che non hanno ancora firmato gli accordi per la messa al bando di quest’arma, che secondo tutte le statistiche provoca il 90 per cento delle sue vittime fra i civili e anche molti anni dopo la fine dei conflitti. La situazione attuale presenta risvolti paradossali: il Trattato per la messa al bando delle mine è stato ratificato o sottoscritto da 141 paesi, ma a sottrarsi a qualunque impegno sono stati proprio i più grandi produttori o detentori di mine: la Cina (ben 110 milioni di mine nei suoi arsenali), la Russia (60-70 milioni), gli Usa (11 milioni), l’Ucraina (10), il Pakistan (6), l’India (4 o 5), la Bielorussia (4,5) e poi Cuba, le due Coree, il Vietnam, l’Arabia Saudita, Iran, Irak, Egitto, Israele, ecc. In sostanza: i tre quarti dei paesi del mondo hanno sottoscritto il trattato contro le mine, ma il 90 per cento dei 235-40 milioni di mine accatastate negli arsenali del mondo si trova in quel quarto di paesi che il trattato non l’hanno firmato. Nel frattempo le mine continuano a ferire e uccidere, anche se un po’ meno che in passato: nel corso del 2000 sono state registrate vittime in 73 paesi per una cifra totale compresa fra 15 e 20 mila, mentre negli anni precedenti si stimavano 26 mila vittime all’anno. E’ pure diminuito il numero dei paesi produttori, scesi da 55 a 14 negli ultimi anni e sono aumentati i fondi annuali per le azioni umanitarie contro le mine, che nel 2000 hanno toccato i 224 milioni di dollari. Sempre nel 2000, sono stati sminati 185 mila chilometri quadrati di territori: più di una mezza Italia!

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