
Milanosport, la giunta Pisapia giura: né privatizzazioni né rincari
In piedi, tutto il giorno, sotto il sole: ancora code davanti alle sedi di Milanosport, dove migliaia di utenti da una settimana prendono d’assalto gli impianti per iscriversi ai corsi 2011-2012. Un’affluenza che se da un lato dimostra la necessità per i cittadini di poter fare sport a prezzi popolari (le piscine milanesi sono tra le meno care d’Italia, e lo stesso vale per i campi di calcio e di tennis) dall’altro acuisce le tensioni con la giunta Pisapia: per l’assessore allo sport Chiara Bisconti, infatti, la situazione è «molto confusa» a livello gestionale e richiede un intervento da parte del Comune.
Ma che cos’è Milanosport, e a cosa serve? L’obiettivo è quello di promuovere e valorizzare le attività sportive dei milanesi, offrendo servizi per tutti a prezzi calmierati. La società è al 100% controllata dal Comune, e gestisce impianti sportivi e Cam (i centri di aggregazione sparsi sul territorio, prima organizzati dalle Zone) organizzando corsi ad hoc. Un servizio, magari non perfetto, ma che i milanesi che non possono permettersi costosissime palestre mostrano di apprezzare: ad esempio, sono 270 mila i cittadini che quest’estate hanno frequentato le piscine comunali.
Ora qualcosa sta cambiando. Da mesi indiscrezioni parlano dell’intenzione di Palazzo Marino di smantellare l’azienda, ritenuta un “carrozzone”, tanto che i dipendenti («preoccupati da quanto leggevamo sui giornali, un crescendo di dichiarazioni dalle quali sembrava che l’azienda venisse screditata») hanno chiesto rassicurazioni al sindaco. Nel frattempo, il presidente di Milanosport Mirko Paletti ha presentato una lettera di dimissioni a Giuliano Pisapia, dopo settimane di polemiche a distanza con l’assessore Bisconti: «Se il problema è la mia poltrona, io mi tolgo di mezzo, ma non si attacchi inutilmente l’azienda». Le accuse, portate avanti sia dalla giunta arancione che dalla Lega Nord, Matteo Salvini in testa, riguardano soprattutto il cattivo stato degli impianti.
Raggiunto da Tempi.it, Paletti si difende specificando che l’azienda non produce utili perché «non rientra nel suo scopo sociale». Le code, invece, «sono fisiologiche, vista la crisi». Le tariffe? «Invariate da vent’anni». Soprattutto «Milanosport non è inefficiente come spesso ci hanno descritto. Un “baraccone” non fa questo numero di utenti. Le file non sono un segnale di insuccesso, come qualcuno vuole strumentalmente far credere». E la manutenzione degli impianti? «A questo scopo nel 2008 il Consiglio comunale presieduto da Letizia Moratti aveva deliberato, con l’appoggio di coloro che oggi sono al governo, un aumento di capitale di 30 milioni di euro. Di quella cifra ne è arrivata la metà, e solo a marzo di quest’anno. E come posso iniziare un progetto, senza avere in cassa del capitale?». Perché allora dimettersi? «Per coerenza imprenditoriale. Per rispetto dei miei dipendenti. Io penso una cosa: se prima si demolisce la credibilità di un’azienda, poi è molto più semplice chiuderla. Mi aspettavo un incontro col sindaco, per potergli spiegare quali compiti sociali svolge Milanosport. Non c’è stato».
Ora che il posto di Paletti è vacante, cosa accadrà? Alcune voci parlano di privatizzazione, altre di puro e semplice smantellamento. Il timore generale, al di là dell’opzione scelta, è che i prezzi lievitino. Dal Comune annunciano un ripensamento generale (e «in progress») della società: possibilità di iscriversi on-line e creazione di centri polivalenti sono due tra le ipotesi al vaglio. E l’assessore Bisconti annuncia a Tempi.it «una nuova fase, che porterà all’individuazione di persone che abbiano le competenze idonee, salvaguardando i lavoratori». L’incontro con i sindacati è previsto il 29 settembre: «Vogliamo avviare con i dipendenti un percorso virtuoso, di dialogo e scambio di idee». Niente privatizzazione, quindi? «Assolutamente no. Sono voci infondate». E rassicura: «Questa giunta ha ben presente l’importanza di offrire un servizio di questo genere a prezzi accessibili a tutti. Non ci sarà alcuno rincaro».
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