
Milano senza asili nido. Oggi il sit-in davanti a Palazzo Marino


Un sit-in di cittadini, movimenti e associazioni del privato sociale davanti a Palazzo Marino per chiedere al sindaco di Milano e alla sua giunta una risposta rapida, e nel merito, all’emergenza asili nido comunali. Lo ha convocato per oggi alle 16 Noi Moderati (Maurizio Lupi), come ha spiegato a Tempi Davide Damiano. Ma proviamo a capire meglio di cosa si tratta.
A Milano 3.800 bambini senza asilo nido
La questione, vera e propria emergenza per risolvere la quale non si può certo aspettare un altro anno, è che, come ha scritto il Corriere della Sera qualche giorno fa, quasi 3.800 bimbi a Milano rischiano di restare esclusi dagli asili nido comunali. «I bimbi accolti dai nidi e nelle sezioni primavera (“ponte” fra nido e materna) della rete comunale (ovvero le strutture gestite direttamente da Palazzo Marino, oppure date in appalto e poi i nidi privati-accreditati) sono ben 8.236», si legge sull’edizione milanese del Corriere. «Tuttavia, le domande per le prime iscrizioni sono state 7.844 su una disponibilità di 4.574 posti. Ben mille richieste in più rispetto all’anno scorso. Le graduatorie hanno assegnato 4.484 posti, di cui 365 nelle sezioni primavera. Restano esclusi 3.769 bimbi».
Il problema non si pone, invece, per le scuole dell’infanzia dove sono state presentate 7.096 domande, meno degli 8.003 posti disponibili, e al momento sono 226 i bambini in lista di attesa.
Forti disagi anche per i “ripescati”
Per le famiglie e i genitori i cui figli sono in lista d’attesa non resta che sperare in rinunce o scorrimenti delle graduatorie, ma a quanto si apprende non è irrealistico ipotizzare che, dei quasi 3.800 bambini in questione, 2.000 non riescano ad essere ripescati. Senza dimenticare che, perché ciò avvenga, si dovrà realisticamente aspettare giugno e luglio per i più fortunati, settembre per gli ultimi ripescaggi. Con tutti i disagi che una tale situazione può comportare alle famiglie, specie quelle monogenitoriali e a quelle che, magari non essendo originarie di Milano, non possono fare affidamento sul prezioso appoggio dei nonni cui poter affidare i figli almeno al mattino e nel primo pomeriggio.
Insomma, un disservizio non da poco, in una città dove la qualità della vita, percepita ed effettivamente sperimentata, varia drasticamente tra centro e periferie; percorso che, quartiere per quartiere, offre una fotografia quanto mai attuale delle diverse ragioni, non solo economiche, che portano l’Italia ad affrontare quell’altra più nota, ampia e drammatica emergenza che va sotto il nome di “inverno demografico”. Ma che quella più contestualizzata degli asili non contribuisce certo ad alleviare. Anzi.
Beppe Sala ignora le famiglie
A tutto ciò si somma il fatto che le rette del nido si aggirano sui 600 euro al mese. Negli asili comunali o del privato accreditato, almeno per certi Isee, il costo si può abbattere fino a 200 euro e anche meno. E almeno la Regione ha stanziato dei bonus. Ma per gli esclusi o chi sa di essere a rischio non resta che rivolgersi a strutture private, dove difficilmente il costo della retta è inferiore a 600 euro. Una spesa ingente in una città dove gli affitti mensili per un monolocale possono arrivare anche a 600 euro e gli stipendi di una giovane coppia sono mediamente bassi. Più facile che, in assenza dei nonni (sempre più spesso ormai lavorano anche loro), si opti per la babysitter. Retribuita in nero? Se non si vuole spendere più o meno la stessa cifra, purtroppo, non è da escludere che possa capitare.
In un paese come l’Italia che non brilla certo per qualità e quantità degli investimenti in educazione, non soddisfa però gli organizzatori del sit-in la risposta della giunta guidata da Beppe Sala: in un post sui social la vicesindaco Anna Scavuzzo, pur ammettendo che «serve una riflessione realistica e concreta», ha rivendicato come un merito il fatto che «per quest’anno il Comune ha tenuto sostanzialmente invariato il perimetro, nonostante le difficoltà di bilancio». Beh, ci si poteva forse aspettare una più pronta e ben diversa ridefinizione di priorità, più amica delle famiglie e dei loro bambini, a maggior ragione in un contesto di ristrettezze economiche.
Milano non sfrutta il Pnrr e chiude otto asili
Senza dimenticare che, fanno notare gli organizzatori, nel 2022 il Comune di Milano – dove abita il 2,5 per cento dei bambini italiani sotto i sei anni – ha chiuso 8 strutture e presentato un solo progetto finanziato dal Pnrr (per cui asili nido e scuole dell’infanzia sono annoverati tra le opere centrali e l’investimento totale è di 4,6 miliardi di euro per creare circa 228 mila nuovi posti in Italia).
Si tratta di un polo infanzia per un importo richiesto – e finanziato – di 4 milioni e 920 mila euro, a fronte di una stima di 2.424 interventi presentati e finanziabili. Un po’ poco, se si considera che, per esempio, Roma ha presentato 28 progetti (per 48 milioni di euro) e Bologna ne ha presentati 6 (per 20 milioni di euro).
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