Milano. «Sala non può regolarizzare una moschea seguendo criteri urbanistici»

Di Leone Grotti
06 Dicembre 2018
Il prossimo Pgt del Comune di Milano prevede una sanatoria di quattro moschee. Ma durante il sopralluogo a Cascina Gobba, i consiglieri sono stati accolti dall'imam che difese i «martiri» partiti per la Siria

I membri della commissione urbanistica del Comune di Milano hanno visitato la moschea di Cascina Gobba, che dovrebbe essere sanata nell’ambito del piano delle attrezzature religiose, inserito nel Piano di governo del territorio (Pgt), insieme ad altri tre centri di preghiera islamici. I consiglieri sono rimasti un po’ perplessi, però, quando ad accoglierli nel centro di preghiera di via Padova 366 hanno trovato Usama El Santawy.

Fatto salvo il diritto alla libertà di culto e nonostante il Pd sia convinto che «questa moschea diventerà completamente regolare», la giunta di Beppe Sala dovrebbe fare molta attenzione agli interlocutori che si sceglie. Santawy infatti è un imam molto controverso. Come riportato dal dorso milanese del Giornale, Lorenzo Vidino, uno dei massimi esperti di terrorismo, in uno studio curato per l’Ispi, lo definisce fra i protagonisti della «scena autoctona salafita», anche se l’imam «non si definisce un salafita puro».

IL DIFENSORE DEI «MARTIRI»

Salawi, spiega Vidino, definì «jihad legittimo» la partecipazione alla guerra siriana. Al Fatto Quotidiano l’imam disse che «nel Corano c’è scritto che la guerra è odiata dall’uomo, ma che a volte è costretto a farla». A Linkiesta aggiunse che il foreign fighter Giuliano Delnevo «è uno shahid, un martire, che combatte sinceramente per la causa. A guerra finita merita che gli si dedichi una vita in tutti i centri abitati siriani». Per Vidino «non ci sono indicazioni che Santawy abbia mai partecipato ad alcuna attività terrorista o che le abbia incoraggiate», ma non è ugualmente un testimonial rassicurante della moschea di Cascina Gobba.

Per il consigliere di Milano popolare, Matteo Forte, che ha partecipato alla ricognizione, «la qualità degli interlocutori che chiedono di essere riconosciuti e legittimati non può rimanere un tema evaso dal Comune nella discussione sul Pgt». Il tema, spiega a tempi.it, «non è il mero rispetto delle norme urbanistiche, ma capire che tipo di islam queste realtà intendono rappresentare».

«LA GIUNTA SALA NON È ALL’ALTEZZA»

Non si può, insomma, dare una patente di legittimità alle realtà islamiche a partire dai criteri urbanistici. Il problema, continua il consigliere, «è culturale e politico. Le realtà che andiamo a regolarizzare fanno riferimento all’Ucoii, il cui ex presidente tre anni fa dichiarò di avere 25 milioni dal Qatar per realizzare le moschee».

Come sottolinea Forte, «non stiamo parlando di reati, ma ci sono realtà che fanno parte di filoni ideologici islamisti. Milli Gorus, ad esempio, l’associazione che ha sede in via Maderna, è stata inserita nel rapporto sulla sicurezza costituzionale del ministero degli Interni tedesco come movimento da monitorare». È di queste cose che bisogna parlare quando si tratta di dare una patente di legittimità a un centro di preghiera, non dei parcheggi. il problema è che «la giunta di Beppe Sala non ha nessuna intenzione di farlo. Sono inadeguati, non sono all’altezza».

@LeoneGrotti

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