Migranti, Usa. Biden causa la «crisi» più grave degli ultimi 20 anni

Di Leone Grotti
23 Marzo 2021
Il numero degli ingressi illegali dal confine con il Messico ha raggiunto il record storico, così come quello di minori rinchiusi nelle «gabbie». E ora il democratico parla come Trump: «State a casa»
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L’intervista del presidente americano Joe Biden a George Stephanopoulos della Abc è stata comprensibilmente monopolizzata dall’intemerata contro Vladimir Putin, accusato di essere un «assassino». Ma c’è un altro passaggio interessante in cui il presidente democratico ha detto a chiare lettere: «Voglio mandare un messaggio abbastanza chiaro ai migranti: non venite negli Stati Uniti, non lasciate le vostre comunità o le vostre città», perché «vi rispediremo indietro».

Crisi peggiore degli ultimi 20 anni

Le parole di Biden sono state rese necessarie da quella che, pochi giorni fa, il segretario del Dipartimento per la sicurezza interna, Alejandro Mayorkas, ha definito la «situazione più difficile da 20 anni a questa parte». Il riferimento è alla «valanga di ingressi» illegali negli Stati Uniti che si sta verificando al confine sudoccidentale con il Messico.

Al 20 marzo, il governo americano deteneva circa 10.500 minori non accompagnati nelle strutture del Hhs, il dipartimento della Salute e dei servizi umani. Altri 5.000 minori, invece, sono rinchiusi nelle strutture detentive della Polizia di frontiera americana (Cbp), le stesse che i giornali americani definivano «gabbie» quando venivano utilizzate dall’amministrazione Trump e che ora vengono chiamate con il più elegante termine «strutture». Quando, durante l’amministrazione repubblicana, si era arrivati a 3.500 minori detenuti i giornali parlavano di «catastrofe morale»: oggi nessuno denuncia la situazione. Eppure si tratta degli stessi stanzoni in cemento armato, con la luce accesa 24 ore su 24, dove i giovani sono tenuti ammassati e senza alcun dispositivo di protezione previsto per la pandemia in atto. Qui, o nei prefabbricati, a causa della mancanza di posti letto i minori dormono sul pavimento senza poter contattare i familiari o anche solo lavarsi.

«Biden li tratti in modo umano»

In base alla legge, i minori non possono restare in custodia più di 72 ore. A causa dell’afflusso record attraverso il confine, il limite viene ampiamente sforato, come dimostrato da un servizio della Cbs. A febbraio, 9.400 minori sono entrati in custodia della Polizia di frontiera, un record assoluto, ma il numero crescerà a marzo dove in media sono stati fermati 500 minori al giorno nei primi 21 giorni del mese. «L’amministrazione Biden deve trattare i minori in modo umano», ha dichiarato Neha Desai, avvocato che rappresenta i migranti minorenni in tribunale. Il punto è che le strutture sono «al collasso».

Il problema non è rappresentato soltanto dai minori. Da ottobre 2020 a marzo 2021, sono stati intercettati al confine con il Messico 397 mila migranti, il 25 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2019, il record storico negli ultimi 20 anni. Se nel 2019 venivano intercettati circa 1.100 migranti al giorno, ora si viaggia a una media di 3.000 e la situazione è destinata a peggiorare.

La disastrosa politica pro migranti

Biden si è rifiutato di parlare di «crisi», però ha inviato al confine l’Agenzia federale per la gestione delle emergenze (Fema), che di solito interviene dopo calamità naturali come uragani o terremoti. Come ricordato dal Wall Street Journal, però, questa crisi è «causata dall’uomo». O meglio, un uomo: il presidente Biden.

Nelle prime settimane alla Casa Bianca, con furia quasi iconoclasta, il leader democratico con lo scopo di galvanizzare la base più progressista del suo partito ha fatto piazza pulita di tutte le misure prese da Donald Trump per frenare l’immigrazione. In particolare, Biden ha cancellato la politica che obbligava i migranti ad attendere in Messico l’esito delle procedure di richiesta d’asilo (in media, meno dell’1 per cento vengono accettate); ha eliminato il divieto che imponeva di non considerare le richieste di asilo di chi viaggiava attraverso paesi terzi prima di arrivare negli Usa; ha reso meno restrittivi i criteri per ottenere l’asilo; ha interrotto i protocolli con El Salvador, Guatemala e Honduras che permettevano a Washington di deportare in questi paesi i migranti senza diritto all’accoglienza; ha interrotto ovviamente la costruzione del muro e ha lanciato una moratoria di 100 giorni alle deportazioni, che i migranti, scrive Kris Kobach su Breitbart, hanno ovviamente interpretato così: «Abbiamo 100 giorni per arrivare negli Stati Uniti. Se ce la facciamo, potremo restare».

Asiatici e latini contro i democratici

Il New York Times scrive che, nonostante l’adozione di questa politica decisamente più accogliente verso i migranti rispetto a quello della precedente amministrazione, il Partito democratico (chissà perché) non si aspettava un aumento così importante dell’immigrazione illegale. E ora i liberal sono indecisi se continuare su questa strada, che è avversata ormai anche dagli immigrati già naturalizzati, o se tornare alla politica di Barack Obama, del quale solo oggi (tanto non c’è più Trump) si ricorda il nomignolo che gli avevano affibbiato alcuni attivisti: “Deporter in chief”.

Mentre i repubblicani attaccano l’amministrazione Biden di aver «aperto il confine», anche molti democratici sono a disagio, dal momento che, continua il Nyt, i sondaggi mostrano che gli americani sono in maggioranza a favore di «controlli rigorosi al confine e dell’applicazione delle leggi esistenti sull’immigrazione». Una volta si sarebbe semplicemente accusata «l’America di Trump» di essere razzista, ma ora «tanti asiatici americani, neri e latini sono favorevoli ad applicare maggiori restrizioni all’immigrazione per non far abbassare gli stipendi. È questo probabilmente che ha spinto molti elettori tra le minoranze a votare per i repubblicani alle ultime elezioni».

Chi ci guadagna?

Mentre l’America si accorge che l’immigrazione è davvero un problema, che Biden si è trovato costretto ad adottare le stesse misure di Trump e che un maggiore lassismo porta soltanto alla più grave «crisi» degli ultimi 20 anni, con minori stipati in casermoni e costretti a dormire sul pavimento, c’è chi si chiede: a chi giova tutto questo? Risponde ancora Kobach:

«Innanzitutto i cartelli messicani, che hanno visto triplicati i propri traffici. Non solo di esseri umani, anche di droga. Ma traggono vantaggi anche i cinici politici della sinistra. Loro sono riusciti a trasformare la California in Stato blu (cioè democratico, ndr) negli ultimi vent’anni rimpiazzando gli elettori americani con migranti dal reddito basso che votano a stragrande maggioranza il partito democratico. Poi è seguito il New Mexico, insieme all’Arizona che sta per capovolgersi. L’obiettivo finale è il Texas. Non è una crisi inaspettata».

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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