
Migranti, termina dopo due anni il piano di solidarietà dell’Ue. Com’è andata? Malissimo

Solo nel 2015 sono entrati in Unione Europea più di un milione di migranti e la maggior parte di loro è sbarcata in Italia e Grecia. Per far fronte alle disperate richieste di aiuto di Roma e Atene, l’Unione Europea si è mossa, promettendo comprensione e solidarietà. Dopo estenuanti trattative i Ventotto hanno raggiunto un accordo facoltativo nel settembre del 2015 con il quale si impegnavano a redistribuire tra tutti i paesi dell’Ue 160 mila migranti. La soglia è stata poi abbassata a marzo del 2016 a 98 mila migranti. Di questi, 35 mila dovevano provenire dall’Italia e 63 mila dalla Grecia. Lo scorso 26 settembre, il piano di redistribuzione è ufficialmente terminato e si può così misurare in modo oggettivo la solidarietà di Bruxelles. Due anni fa il presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, disse: «Non abbandoneremo Italia e Grecia». È andata così? Purtroppo no.
NEANCHE IL 30 PER CENTO. Solo 29 mila migranti su 98 mila sono stati effettivamente trasferiti da Italia e Grecia, neanche il 30 per cento della quota prefissata. Dall’Italia in particolare sono partiti verso altri lidi europei 8.450 rifugiati (il 24 per cento della quota), dalla Grecia 19.240 (il 30). L’unico paese europeo che ha effettivamente accolto tutti i migranti che gli erano stati assegnati dall’Ue in base a criteri prestabiliti, anzi ne ha presi addirittura di più, è Malta: doveva riceverne 131, ha aperto le porte a 148. Anche Norvegia, Svizzera e Liechtenstein, pur non essendo paesi membri dell’Ue, ma facendo parte dello spazio Schengen, hanno deciso di accogliere rispettivamente 1.509, 1.217 e 10 migranti. Tanto di cappello.
GRUPPO DI VISEGRAD. Tutti gli altri Stati sono venuti meno ai patti e non hanno fatto quanto potevano e dovevano. In particolare il cosiddetto Gruppo di Visegrad (formato da Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria) ha chiuso le porte per ragioni di principio: di conseguenza Ungheria e Polonia, che dovevano rispettivamente accogliere 1.294 e 6.182 migranti, non ne hanno preso neanche uno, la Repubblica Ceca ha accolto invece 12 persone su 2.691 e la Slovacchia 16 su 902. Una procedura di infrazione è stata aperta nei loro confronti.
MALE FRANCIA E GERMANIA. Anche quei paesi che si sono dichiarati a favore della solidarietà per ragioni umanitarie hanno però tradito la fiducia di Italia e Grecia. La Francia, in particolare, ha accolto solo il 23 per cento dei migranti previsti. Il presidente Emmanuel Macron ieri è tornato a parlare di Europa unita dal pulpito della Sorbona di Parigi e della «sfida a lungo termine della crisi migratoria», promettendo accoglienza e solidarietà, ma si è dimenticato di ricordare che Parigi ha accolto solo 4.468 migranti sui 19.714 previsti. Anche la nobile Svezia ne ha presi solo 2.294 su 3.766, mentre la generosa Germania ha aperto le porte a 8.287 sui 27.536 promessi.
DISUNIONE EUROPEA. Non tutti i migranti erano idonei alla redistribuzione. Solo siriani, iracheni, yemeniti ed eritrei potevano essere prelevati da Italia e Grecia. Bisogna ricordare inoltre che in alcuni casi i piani sono stati scombinati da problemi diversi dalla mancanza di volontà degli Stati membri, come la lentezza nelle procedure burocratiche, la difficoltà a registrare i migranti da parte dei paesi ospitanti o il rifiuto da parte dei rifugiati di partire per altri paesi europei. In generale, però, è innegabile che fin quando si tratta di parlare di accoglienza e solidarietà, tutti sgomitano per prendere la parola e farsi belli, quando invece arriva il momento di passare dalla teoria ai fatti l’Unione Europa si mostra per quello che è davvero: una comunità affatto unita.
ALTRO CHE CRITICHE A TRUMP. Ci si chiede allora con quale coraggio leader rispettabili come Angela Merkel o lo stesso Macron si lancino in accuse e reprimende nei confronti del loro omologo americano, Donald Trump, quando questi dice di voler costruire un muro al confine con il Messico o giura di cacciare tutti gli immigrati irregolari dagli Stati Uniti o ancora emana i suoi stigmatizzatissimi “Travel Ban” o rovina i progetti dei “dreamers”. Invece che criticare a parole il leader repubblicano, Francia e Germania potrebbero cominciare a comportarsi in modo diverso e più encomiabile a casa loro. A predicare bene e razzolare male infatti non ci si fa mai una bella figura.
Foto Ansa
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