Migranti, altri 80 morti nel canale di Sicilia

Di Chiara Rizzo
02 Luglio 2014
La notizia è stata riferita da circa 27 persone sopravvissute al naufragio di un gommone e salvati nel corso dell'operazione Mare Nostrum. Ora si cercano i resti del gommone, su cui erano stipate almeno 101 persone

mare-nostrum-marina-lampedusa-migranti-barconi2Una seconda tragedia nel mare, nel canale di Sicilia, a nemmeno 24 ore dall’approdo a Pozzallo del peschereccio su cui sono stati recuperati i corpi, ormai senza vita, di 45 persone. Oggi l’Unhrc ha comunicato che attraverso alcune testimonianze oculari raccolte si è scoperto che un gommone con almeno 80 migranti a bordo è disperso per naufragio nel Mediterraneo. La notizia è stata confermata dalla procura di Catania che ha aperto un’inchiesta,

I SOPRAVVISSUTI. Gli operatori dell’Unhcr in Sicilia hanno raccolto le testimonianze di alcuni dei 27 sopravvissuti di quel naufragio, che sono arrivati ieri nel porto di Catania, a bordo della nave Orione che li aveva salvati nelle acque del canale di Sicilia, insieme ad altre centinaia di profughi raccolti dalle carrette che sfidano il Mediterraneo. Il procuratore capo di Catania, Giovanni Savi ha spiegato: «Secondo gli elementi fin qui raccolti, il naufragio sarebbe avvenuto per le pessime condizioni del gommone, che era sovraffollato. Sul natante infatti risulta che si trovavano 101 persone. dagini avviate dalla Squadra Mobile di Catania e dalle Capitanerie di Porto fanno ritenere che vi siano un’ottantina di dispersi nel naufragio, dal quale si sono salvate 27 persone, soccorse da un mercantile. Queste informazioni sono provvisorie, e dovranno essere oggetto di ulteriori verifiche».

500 MORTI DA GENNAIO. Nonostante gli sforzi impressionanti di tutti gli operatori impegnati in Mare Nostrum, o inviati dall’Unhcr, secondo l’alto commissariato Onu per i rifugiati dall’inizio del 2014 sono 500 i migranti morti nel Mediterraneo. Lo stesso Unhcr ha segnalato il lavoro, importante, offerto gratuitamente dalle imbarcazioni private nelle operazioni di salvataggio, che ha permesso di non far aumentare tale drammatico conteggio delle vittime. Ma l’alto commissariato ha sottolineato: «Queste ulteriori tragedie dimostrano che i rifugiati non hanno altra possibilità se non rischiare la vita nella traversata del Mediterraneo per cercare rifugio da guerre e persecuzioni». Per questo l’Unhcr ha ribadito la necessità che i governi forniscano alternative legali alle traversate in mare.

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