
Michelin, anche i pneumatici hanno un’anima
Non c’è bisogno di stuzzicarlo sulle Ferrari, che proprio per via dei pneumatici Michelin montati dalla concorrenza non riescono più a vincere. Lui, François Michelin, ormai vola alto. Dopo 51 anni passati al timone del Gruppo, ora nel ruolo di presidente onorario è più libero di dire quel che pensa. Su tutto. Ha lasciato in eredità al figlio Edouard junior 140.000 dipendenti in 75 nazioni, ma non ha voluto mutasse la tradizionale struttura dell’Impresa. Il Gruppo di Clermont-Ferrand non ha un Consiglio di Amministrazione, continua ad essere un’Accomandita per azioni. Insomma lui e i suoi familiari si giocano il patrimonio senza paracadute. Ma quale è il segreto del successo di questa dinastia? Suo nonno Edouard era solito ripetere ai dirigenti: «Il vostro primo dovere è amare gli operai di cui siete responsabili. Là dove amore – chiosa il nipote – non è sentimentalismo, ma vedere le persone per quello che sono», «che il mistero che esiste in ogni uomo sia riconosciuto», anche in senso pratico se è vero che a inventare il rivoluzionario pneumatico radiale in quella fabbrica fu un operaio che inizialmente era stato assunto in tipografia. Stile Michelin insomma. E sì che le disgrazie non sono mancate in questa famiglia: padre e zio prima della Guerra morirono in due incidenti e fino al 1950 dovette gestire la Michelin un tutore di François: «La verità è più grande di te, mi ha sempre detto mio nonno. E la realtà è nascosta nei fatti come il metallo nel minerale». Ne ha fatto tesoro in mezzo secolo di fabbrica spiegando al Meeting di Rimini che «il lavoro completa la creazione», che «il cristianesimo spiega perché le cose sono come sono» e, scherzando su Adamo che incolpò Eva («che Tu mi hai messo a fianco»), ha concluso «Pensate, bastava dicesse “Abbiamo sbagliato” per affermare la misericordia di Dio e non il suo orgoglio».
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