Micalessin dalla Libia: «Gheddafi cadrà a ore»

Di Leone Grotti
23 Febbraio 2011
Gian Micalessin, inviato de il Giornale, parla a Tempi dal confine tra Libia e Tunisia: «L'impressione è che Gheddafi cadrà a ore, tutte le città stanno insorgendo. Nessuna conferma sulle fosse comuni. Il dopo Gheddafi? In Cirenaica la componente jihadista è molto forte, ma la situazione è più imprevedibile che in Iraq dopo la caduta di Saddam»

«La Libia è divisa, Bengasi e la Cirenaica funzionano a sé. A Tripoli stiamo cercando di capire, l’impressione è che Muammar Gheddafi debba cadere a ore. Tutte le città stanno insorgendo». Parla così a Tempi Gian Micalessin, inviato de il Giornale, che si trova al confine tra Libia e Tunisia. Oltre che sulla terra del Colonnello libico, Micalessin fa il punto anche sugli altri due paesi che si sono ribellati ai regimi: «Gli islamisti sono molto forti in Tunisia, la situazione è in lento divenire; in Egitto i Fratelli Musulmani stanno acquistando forza, è anche rientrato dopo 30 anni al-Qaradawi, che ha sempre inneggiato alle operazioni suicide dei martiri islamici palestinesi».

Dopo il discorso di ieri di Muammar Gheddafi, qual è la situazione in Libia?

Il paese è diviso, Bengasi e la Cirenaica funzionano a sé. A Tripoli stiamo cercando di capire, l’impressione è che Muammar Gheddafi debba cadere a ore. Tutte le città stanno insorgendo. Le tribù principali sembrano essersi schierate contro di lui.

In Italia gira un video (clicca sopra, ndr) che mostra le fosse comuni scavate a Tripoli.

Anche qua ci sono le stesse voci ma non ho ottenuto conferme. Circola anche la notizia di sparatorie intorno alla residenza di Gheddafi.

Se il Colonnello dovesse cadere, chi prenderebbe il suo posto?

E’ una domanda a cui ancora non c’è risposta. La Cirenaica è da sempre un bastione del fondamentalismo. C’è una componente jihadista molto forte e potrebbero prendere il potere. Per il resto della Libia è più difficile prevederlo: Gheddafi in questi anni ha fatto piazza pulita di tutti quelli che potevano fargli ombra e prendere il suo posto. La situazione è sconosciuta, più oscura di quella del dopo-Saddam in Iraq.

Il ministro degli Esteri Franco Frattini ha parlato della possibilità che un’ondata di 200-300 mila immigrati invada l’Italia, sono numeri reali?

Se si aprono le frontiere libiche, moltissime persone potrebbero vedere la Libia come un ponte comodo per l’Europa. A quel punto, tantissimi potrebbero cercare di imbarcarsi. Non saprei dare un numero esatto, ma di sicuro le cifre citate da Frattini non si allontanano dalla realtà.

Dopo la caduta del regime di Ben Ali, qual è adesso la situazione in Tunisia?

E’ in lento divenire. Intanto il leader islamista Rached Ghannouchi è rientrato dall’esilio dopo 22 anni. I fondamentalisti durante il regime di Ben Ali hanno subito pesanti repressioni ma rimangono una componente fortissima della società, il 30% circa, e nei prossimi anni giocheranno un ruole importante. Gli islamisti sono molto forti ma bisognerà aspettare sei mesi per capire davvero la strada che prenderà la Tunisia.

E l’Egitto, dopo la caduta di Hosni Mubarak?

Una cosa che non è stata messa in evidenza in Italia è che è rientrato in patria Yusuf al-Qaradawi dopo 30 anni. L’imam è uno che inneggiava ai martiri islamici suicidi palestinesi. Gli hanno anche offerto la guida dei Fratelli Musulmani che lui ha rifiutato. La settimana scorsa ha condotto la preghiera del venerdì e ha lanciato una fatwa contro Gheddafi. Per capirci, non può mettere piede negli Usa e nel Regno Unito perché verrebbe arrestato per collusione con i terroristi. Mubarak ha represso a lungo i Fratelli Musulmani e nonostante questo, loro sono rimasti molto forti. Senza limiti e potendo fare proselitismo sono sicuramente destinati a diventare una delle forze politiche più consistenti dell’Egitto, forse anche la principale.

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