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«Mia figlia uccisa perché cristiana. Solo Dio può fare giustizia»

Di Leone Grotti
22 Luglio 2022
Il padre di Deborah Yakubu parla per la prima volta dell’assassinio della figlia, lapidata e bruciata dai compagni musulmani di università in Nigeria per un messaggio “blasfemo”. «Hanno 34 avvocati volontari e non sono neanche pentiti. Cosa volete che faccia?»
Deborah Yakubu
Deborah Yakubu

«Papà mi vogliono uccidere». Tutto si sarebbe aspettato, il padre di Deborah, tranne di sentire queste parole quando alle 9 del mattino del 12 maggio, una giornata che doveva essere come tutte le altre, rispose alla telefonata della figlia. «Ma chi ti vuole uccidere? Perché?», replicò di getto, con la voce già carica di angoscia. «Perché sono cristiana. Mi accusano di aver commesso un atto di blasfemia». Nessuno in Occidente potrebbe mai preoccuparsi seriamente per una simile accusa. Ma la Nigeria non è l’Europa né gli Stati Uniti, soprattutto il Nord del paese, abitato prevalentemente da musulmani, e specialmente Sokoto, capitale dell’omonimo Stato settentrionale nigeriano, sede di quello che fu un importante califfato a cavallo del 1800 e dove ancora vige la sharia, nonostante la Costituzione del paese affermi esplicitamente che la Nigeria è uno Stato laico. Un’accusa di blasfemia nel Nord islamico della Nigeria, proprio come in Pakistan o in Afghanistan, equivale spesso a ...

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