
«Mi ha scritto un disoccupato disperato. Così l’ho aiutato a ritrovare la sua dignità»
«Quella lettera per me è stata la più grande soddisfazione degli ultimi mesi». Gigi Farioli è sindaco di Busto Arsizio, popoloso comune in provincia di Varese, dal 2006, dopo una lunga esperienza in Regione Lombardia. Qualche giorno fa ha ricevuto una lettera da parte di un suo concittadino sul quotidiano online VareseNews. Domenico Cesaro, 48enne padre di tre figli, ha scritto al sindaco per ringraziarlo: «Sono un disoccupato, uno come tante migliaia, uno che nella società ormai non ha più posto […] Ormai disperato vivevo con il pensiero di chiudere per sempre la mia inutile vita, un ultimo messaggio via email alla segreteria del sindaco, a me fino a quel momento sconosciuta, per chiedere come la mia città potesse permettere tali pensieri ed ecco il miracolo, squilla il mio telefono e qualcuno si accorge di me». Da quel momento la vita del signor Cesaro ricomincia, grazie al sindaco e al suo staff dirigenziale: «Ma non abbiamo fatto nulla di straordinario», racconta Farioli a tempi.it: «Abbiamo solo dato un’opportunità a un nostro cittadino».
Ci racconti cosa è successo.
Questo signore ha mandato l’estremo messaggio di allarme al Comune e io mi sono permesso di segnalare la sua situazione ai miei dirigenti, in particolare al manager Gaetano Spionola, responsabile del Distretto del Commercio, una realtà inventata da noi per promuovere iniziative lavorative sfruttando le leggi regionali. Abbiamo contattato Cesaro e gli abbiamo offerto un’opportunità. Non gli abbiamo cambiato la vita, ma gli abbiamo consentito di recuperare quella dignità che credeva perduta. Grazie ai voucher regionali lo abbiamo coinvolto in attività di utilità sociale, come eliminare le scritte dei writer, gestire i parcheggi durante le manifestazioni culturali e altri piccoli lavori.
Oggi continua a lavorare per il Distretto del Commercio?
Il signor Cesaro è stato bravissimo e ha saputo cogliere l’opportunità, a tal punto che un’azienda che patrocina le amministrazioni comunali per gli eventi estivi ha deciso di assumerlo tempo indeterminato. Cesaro oggi ha recuperato la speranza ma si è anche meritato la sua seconda chance. Ci tengo a precisare che nessuno all’interno del Comune lo conosceva, quello che ha conquistato se l’è ampiamente guadagnato.
Questa storia a lieto fine dimostra che le amministrazioni comunali possono fare qualcosa per i cittadini.
Le amministrazioni comunali non possono fare miracoli ma devono ascoltare e non devono permettere che i gridi d’allarme dei cittadini cadano nel nulla. La lettera del signor Cesaro denuncia una situazione comune a molte persone in Italia in questo momento. Sta alle istituzioni locali non ripiegarsi su se stesse e aiutare i propri cittadini a ritrovare la fiducia. La semplicità del quotidiano può essere straordinaria, ma sta a noi impegnarci per fare tutto il possibile, sfruttando quello che abbiamo, come i voucher di Regione Lombardia, e le associazioni del posto con cui il comune deve fare rete. Mi lascia dire un’ultima cosa?
Prego.
Faccio politica dal 1983, sono stato in Comune dall’85 ininterrottamente, ho lavorato per anni in Regione Lombardia ma l’esperienza più completa e accattivante è sicuramente quella del sindaco. Che oggi è il front office, è l’unica persona che i cittadini, anche a torto, vedono come interlocutore, quasi come un confessore. Il rischio però è che i sindaci si sentano profeti disarmati. La politica romana ha tolto risorse prevalentemente agli enti locali e ha rischiato di far diventare i sindaci dei terminali periferici dell’esattoria centrale. Per questo è necessario che gli amministratori comunali non si limitino a fare le proteste sindacali ma lavorino in nome della sussidiarietà.
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2 commenti
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Provate voi a scrivere una simile lettera a gente come Pisapia e Fassino…
Ma quelli non sono sindaci da home-page ma da sottocartelle