
La preghiera del mattino (2011-2017)
Metro di nuovo in tilt, romani rassegnati. «Io però me so’ rotto li cojoni»
Quella di ieri è stata un’altra giornata di caos per Roma e i suoi servizi di trasporto pubblico. L’ennesima negli ultimi mesi. Un pacco di batterie si è staccato da un treno in corsa facendo crollare un pezzo del controsoffitto della galleria: la linea A, quella che collega le stazioni di Battistini e Anagnina, è rimasta bloccata per quasi otto ore. I passeggeri sono stati costretti a uscire e hanno preso d’assalto gli autobus. Pubblichiamo di seguito un brano della cronaca di Sebastiano Messina uscita oggi su Repubblica.
(…) «Have a good time in Rome» augura il grande cartello rosso all’ingresso della stazione Spagna, ma una lunga cancellata sbarra l’accesso alle scale mobili che sprofondano verso la metropolitana. (…). «No, la gente non protesta più» mi dice il vigilante che ripete pazientemente “metro closed”. «La verità – sussurra con quel disincanto di cui i romani sono maestri – è che se semo abituati a tutto». Pausa. «Io però me so’ rotto li cojoni».
Sì, i romani ormai sono pronti a tutto, quando scendono le scale mobili – se non sono guaste – della metro. Un lunedì d’agosto un incendio affumica le stazioni di San Giovanni, Manzoni e Re Di Roma: evacuate in gran fretta. Un venerdì di giugno un treno della linea B tampona a gran velocità un convoglio appena entrato in funzione a Eur Palasport: 21 passeggeri finiscono in ospedale. Un giovedì di luglio i pendolari della linea B si accorgono che il treno imbocca la galleria sotto Castro Pretorio con tutte le porte aperte: panico, urla, svenimenti. Un sabato sera di settembre il treno della Roma-Lido si ferma improvvisamente nel tunnel dopo la stazione di San Paolo («Una scintilla, un botto e un bum» twittano dal vagone) e i passeggeri si incamminano nel buio della galleria, seguendo i binari verso la luce della stazione. La gente sopporta, ma fino a un certo punto. E un venerdì 17 di aprile, quando il macchinista si rifiuta di partire perché da cinque minuti è scattato lo sciopero, i passeggeri che erano sul treno da venti minuti lo costringono a mettere in moto e a portarli a Cinecittà, aprendo uno scontro frontale tra i cittadini e gli uomini dell’Atac che dura ancora oggi, lasciando ai romani il dubbio – non infondato – che ormai la loro metropolitana sia un sistema fuori controllo, dove ogni giorno può capitarti di tutto.
«Purtroppo siamo appesi alla fortuna» avverte l’assessore (Stefano Esposito, ndr), che fino a un mese fa confessava candidamente di non conoscere neanche il percorso del 64, il bus più popolare della capitale. E con questo augurio taglia la corda: «Spero che non mi riconoscano, altrimenti la gente giustamente mi mena». Per oggi gli è andata bene, domani chissà.
Foto Ansa
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Roma è come Alitalia. Si doveva vendere 20 anni fa.
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