
#MeToo. Per ogni Asia Argento ci sono mille Asia Bibi

Bisognerebbe lanciare un #MeToo per tutte le Asia Bibi del mondo. Perdonate l’accostamento tra sacro e profano, non ci sfugge quanto la prima questione (Asia Bibi) sia seria e quanto la seconda sia finita in cialtronata: fate voi la tara alla nostra provocazione, ma trattenete il succo del discorso.
TESTIMONE LUMINOSA
Asia Bibi è una luminosa testimone del nostro tempo: 3420 giorni di carcere e non è finita. Un’accusa campata in aria, senza testimoni attendibili, per blasfemia e solo per aver osato accostare le sue labbra impure di cristiana all’acqua di un pozzo. Un processo surreale, una detenzione tremenda in una cella dove era costretta a farsi da mangiare da sola per paura di essere avvelenata, una famiglia distrutta, un manipolo di avvocati (anche musulmani) perseguitati e costretti a riparare all’estero per non essere uccisi. E tutto questo perché? Per aver rifiutato di abiurare.
#METOO BOOMERANG
Il #MeToo è roba mediatica. Certo, esistono uomini predatori, esistono gli abusi, esiste lo stupro. E non da oggi, ma dai tempi dei faraoni. Chi è colpevole sia punito, ma a nessuno sfugge che la vicenda ha assunto toni da melodramma di terza categoria, con effetti boomerang, come ha rilevato l’Economist.
ASIA ARGENTO E ASIA BIBI
Tempo addietro, la benemerita fondazione Aiuto alla Chiesa che soffre aveva avuto un’idea geniale. Acs (che le donne le aiuta davvero, spesso in silenzio e senza allure hollywoodiana) aveva comprato una pagina su Vanity Fair – il giornale più patinato che c’è, il giornale delle star – per urgere fino alle estreme conseguenze la campagna contro gli abusi: se #MeToo deve essere, lo sia anche per quelle donne perseguitate a causa della loro fede. Perché per ogni Asia Argento ci sono mille Asia Bibi.
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