
Mes. «Senza vincoli l’Italia potrebbe accettare la ratifica»

Esm o Mes che si dica, il tema dell’approvazione di questo strumento finanziario concepito a tutela degli equilibri di bilancio degli Stati membri in difficoltà, sebbene a particolari condizioni, tiene banco nel dibattito, europeo ed italiano. Tempi ne ha parlato con l’eurodeputato di Forza Italia Massimiliano Salini.
Onorevole, lei che è nella “fossa dei leoni”, ci dica innanzitutto che aria tira in Europa sul tema della ratifica del Mes ancora non approvata dal nostro Paese.
Va premessa una cosa fondamentale.
Quale?
Nel parlamento europeo e, in generale, nelle istituzioni europee c’è la consapevolezza che un paese come il nostro esprima una posizione autorevole, nel senso che in questo momento l’Italia rimane, per numeri e per tante altre ragioni, la terza forza dopo Germania e Francia (e in molti ambiti è la seconda o addirittura la prima). Venendo al tema specifico, va anche riconosciuto che l’Italia presenta una sua debolezza oggettiva derivante dalla fragilità del bilancio statale che, pur in un contesto di un’economia enorme, ha un debito pubblico altrettanto enorme. Quindi, abbiamo sempre questa spada di Damocle pendente sul capo, circostanza che torna ora più che mai all’ordine del giorno – vedi alla voce Patto di stabilità – perché un bilancio del genere subisce gli effetti negativi derivanti dalla pressione del debito.
Inevitabile, dunque, che si discuta a lungo e con alcune perplessità alla luce di questo dato del bilancio?
Direi proprio di sì, infatti non si può evitare che sul tavolo della discussione ci siano, da un lato, il Mes e, dall’altro, il ritorno del Patto stabilità nel 2024. Diciamo che il clima che si respira è che, come riportato più volte anche dalla stampa nazionale, non c’è la volontà di rinegoziare il Mes in anticipo. L’atteggiamento generale e, per certi versi, prevedibile è che con l’ultima modifica del Mes questo non possa non essere ratificato dall’Italia.
In che punto potrebbe sbrogliarsi la matassa?
Basta tener presente alcuni punti fermi, cioè che, da una parte, la mancata ratifica italiana bloccherebbe, per ragioni legate ai meccanismi di voto dell’Ue (è prevista l’unanimità del voto degli stati membri, nda), le aspettative degli altri Paesi dell’area euro, e, dall’altra, non implicherebbe assolutamente alcun automatismo per il suo utilizzo.
Di questi aspetti ne abbiamo già discusso altre volte però.
Sì, l’argomento è trito e ritrito, ma vale la pena ricordarlo. La base su cui si fonda l’indisponibilità a negoziare in anticipo da parte dell’Ue non è determinata da una indisponibilità a comprendere le ragioni dell’Italia, perché quello è argomento su cui è alle viste un aggiornamento sul tema delle banche e del Patto di stabilità; però è una base di partenza che mi pare sia stata definitivamente compresa anche dal ministro Giorgetti, posizione che, sostanzialmente, potremmo sintetizzare in questo modo: “Non avete il diritto di fermare gli altri Paesi e, soprattutto, approvare la ratifica non vi vincola a nulla”. È chiaro che non è il nostro ministro dell’Economia a fare questa ratifica in quanto essa necessita di un voto parlamentare, vale a dire che il Parlamento è e resta sovrano. Interessante è piuttosto l’ipotesi di mediazione che qualcuno ha avanzato: essendo vero che è il Parlamento a dover decidere la ratifica, sarebbe utile introdurre una novità, oggi non prevista ma che comunque potrebbe essere accolta dall’Ue in futuro, che l’eventuale ricorso al Mes dovrebbe essere pur esso essere approvato dal Parlamento.
Lei lo considera un punto di mediazione onorevole per entrambi le parti?
Sì, ne ha parlato da ultimo Mario Monti, ma anche molti altri. L’aria che si respira è questa e si sta diffondendo la fiducia nel fatto che, essendo ormai chiaro che non vi sono vincoli, l’Italia potrebbe accettare la ratifica. Certo, la sinistra la venderebbe come un passo indietro della destra, un voltafaccia rispetto agli impegni elettorali etc. Dico a tal proposito una cosa a titolo personale.
Prego.
Una certa retorica sul Mes, utilizzata in passato da alcuni del centrodestra, non certo da Forza Italia, era meglio evitarla.
Capisco. L’apparente modifica dell’impostazione impressa da Tajani andrebbe nella direzione da lei ora tracciata o a suo giudizio il leader attuale di Fi voleva solo tenere aperta la discussione?
Tajani ha assunto una posizione coerente con il governo, in particolare con quella del presidente Meloni, cioè piena disponibilità a valutare la ratifica ma non senza una discussione seria su quali saranno gli impegni che verranno reciprocamente assunti da Italia e Unione europea. Diciamo che la sua posizione alza un po’ il livello dell’attenzione. Il macro tema, alla fine, è rappresentato dalla necessità di chiarire in modo netto e preciso che le nostre rivendicazioni – in tema di tutela dei depositi e relativa unione bancaria più i nostri rilievi in tema di Patto stabilità – sono più che legittime e le avanzeremo a pieno diritto. Io credo che vi sia una diffusa apertura a condurre il parlamento verso una possibile ratifica.
Ottimismo o realistico pronostico?
Credo che non si possa non andare in questa specifica direzione, credo anche che le modifiche attuate al Mes vadano in una direzione assolutamente condivisibile. La mia personale opinione è che il parlamento possa ratificarlo. Non ci sono le condizioni per preoccuparsi oggi, non c’è alcun vincolo.
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