Mentre parte la Tav, i No Tav litigano perché sono «un movimento trasversale apartitico ma non apolitico»

Di Marco Margrita
11 Gennaio 2013
Parte il progetto definitivo per il treno, ma gli antagonisti negano. Intanto si esprime un certo fastidio per l'accostamento al partito di Antonio Ingroia, che ha fra le sue fila Antonio Di Pietro

Sul fronte Tav, il via al progetto definitivo e la bocciatura del ricorso al Tav di alcuni Comuni valsusini. Su quello No Tav, a parte lo sminuire la portata delle due precedenti notizie, ancora fibrillazioni sul tema delle candidature per le prossime politiche.

PROGETTO DEFINITIVO. Dal 9 gennaio – conclusione prevista dell’operazione il 14 – i progettisti del raggruppamento italo-franco-svizzero e lo studio giapponese di Kengo Kuma (vincitore del progetto per la nuova Stazione Internazionale di Susa, di cui abbiamo già parlato su queste colonne) stanno depositando presso Ltf (Lyon Turin Ferroviarie) il progetto definitivo della tratta transfrontaliera della linea. «Il progetto definitivo – spiega Mario Virano, Commissario di Governo per la realizzazione dell’opera e Presidente dell’Osservatorio – dimostra una grande attenzione all’ambiente. Con il progetto definitivo si è abbandonata la scala ferroviaria e si sono andate ad analizzare i dettagli. Ultimati tutti i passaggi formali, si può ragionevolmente supporre il via ai lavori per il 2014, mentre continueranno i lavori per il tunnel geognostico a Chiomonte. Al di là di tutto quello che si è detto, possiamo comunicare di essere in significativo anticipo rispetto al programma previsto». Importante “sblocco”, sicuramente, il via libera, nell’ultima Legge di Stabilità, ai fondi per l’opera (2,25 miliardi di euro in 13 anni). «Un piano finanziario completo – sottolinea Virano – che, per stessa ammissione del coordinatore europeo del progetto Jan Brinkhorst, facilità l’acquisizione del contributo europeo per l’opera». Buone notizie anche per Torino. La sede operativa di Ltf troverà sede nel capoluogo subalpino.

L’OSSERVATORIO. Ieri, è stato dichiarato ”inammissibile” dal Tar del Piemonte un ricorso di sette Comuni della Valle di Susa che contestavano le modifiche alla composizione dell’Osservatorio sulla Torino-Lione ordinate dalla Presidenza del Consiglio dei ministri nel 2010. Secondo i giudici, nel nuovo organismo le amministrazioni comunali sono ”più rappresentate”, visto che possono esprimere 15 elementi invece di cinque: da qui discende il «palese difetto di interesse ad agire». L’Osservatorio, lo ricordiamo è il tavolo tecnico dove si confrontano gli esperti nominati da Comuni ed altri Enti, per quello he è stato definito «il percorso più garantista e partecipato per la realizzazione di una grande opera pubblica».

GRANDI MANOVRE ELETTORALI. Secondo il movimento, «non è stato presentato alcun progetto». In una nota aggiungono: «Si parla di tempi e calendari serrati con tanto di sfondo di cantiere ma ad oggi a noi pare che di serrato ci sia solo un continuo spreco di denaro pubblico, in costi di progettazione, in allestimento di cantieri fantasma ed inutili e in costi di ordine pubblico. Virano & C. continuano invece a percepire lauti stipendi vendendo fumo, aprendo cantieri inutili da difendere militarmente giorno e notte senza neanche presentare il progetto definitivo, cosa che riguarda anche e soprattutto il cantiere di Chiomonte». Insomma, non sarebbe accaduto nulla.

APARTITICO MA NON APOLITICO. Ciò che sta certo accadendo all’interno del composito universo No Tav è una serie di fibrillazioni legate alle manovre elettorali che si svolgono all’interno e nei pressi dello stesso. Faccende reali se, riferendosi più all’interno che all’esterno si potrebbe malignare, sui siti d’area è comparso un comunicato a tema elettorale siglato semplicemente “Movimento No Tav”. Vi si legge: “per chi ancora non lo sapesse, per chi fa finta di non saperlo, per chi cerca di metterci il cappello, diciamo per l’ennesima volta che il Movimento No Tav è un movimento trasversale apartititco ma non apolitico, un movimento di base fatto dalla gente e che rispetta tutte le idee della gente senza guardare né da dove provengono né chi votano o chi hanno votato (unica discriminante: l’antifascismo e l’antirazzismo). Nel Movimento convivono, collaborano e si rispettano tutti: dai cattolici agli anarchici, dai buddisti agli agnostici, dagli iscritti ai partiti a coloro che non hanno mai votato in vita loro. Ogni No Tav (come persona, mettendoci la sua faccia) ha diritto di fare propaganda per il suo sport preferito, per la sua squadra del cuore o per il partito che più gli aggrada e che vorrebbe vedere al governo, ma il Movimento è al di fuori da queste passioni. Per il Movimento No TAV non esistono governi amici (l’esperienza insegna)».

FASTIDIO PER INGROIA. Una dissociazione, soprattutto, dalle candidature più istituzionali e l’evidente fastidio per “Rivoluzione Civile” che comprende anche il già ministro pro-Tav Antonio Di Pietro. Nonostante queste parole, continuano le tensioni e le fughe in avanti tra gli arancioni dell’ex pm Antonio Ingroia. Il Pdci, dopo aver bocciato le candidature della No Tav Nicoletta Dosio e di Paolo Ferrero, ora lancia il sindaco di Venaus Nilo Durbiano. Già socialista, poi democratico critico ed, infine, Verde. E, cosa non irrilevante, guida nell’amministrazione in cui, dopo due mandati a sindaco di Susa, ha trovato uno scranno in consiglio comunale, consentendogli la corsa per la Comunità Montana, Sandro Plano, l’illustre escluso dalle primarie del Pd.
Un tentativo, quello dei supporter del raggruppamento di Ingroia, di intercettare i consensi per i delusi da Sel. In cui dopo che con l’imposizione “romana” dei capolista, non ha alcuna possibilità di elezione alla Camera l’ex-sindaco di Avigliana, Carla Mattioli.

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1 commento

  1. ildebrando

    «il percorso più garantista e partecipato per la realizzazione di una grande opera pubblica»?
    ma riportate queste scempiaggini?
    Un osservatorio in cui chi è contrario all’opera non può partecipare!
    E chiamate questo garantismo?
    ma per favore!

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