
Meno Stato fa bene al cinema
Fulvio Lucisano è il presidente dell’Anica (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali), durante una conferenza stampa il 15 febbraio, ha dato i numeri del cinema italiano. Esordendo così: «I dati del 2000 per il cinema italiano sono stati i peggiori mai riscontrati finora». E poi via con una serie di dati che dimostrano che «occorre rivedere totalmente gli attuali meccanismi di finanziamento e sostegno per il cinema». Con uno scopo preciso: «Limitare al massimo l’assistenzialismo dello stato, rivedendo i tetti massimi d’intervento pubblico, così da stimolare le produzioni alla ricerca di partners finanziari e ad un essenziale riferimento al mercato». Una settimana dopo arriva puntuale la replica di Rossana Rummo che sul “Giornale dello Spettacolo” accusa i produttori di «catastrofismo». E sui dati diffusi dall’Anica si limita a dire: «Verificheremo».
Signor Lucisano il ministro Giovanna Melandri e la dottoressa Rummo dichiarano che il cinema italiano sta attraversando “una nuova primavera”
Sì ma è proprio il caso di rispondere che una rondine non fa primavera. Ho incontrato pochi giorni fa la dottoressa Rummo e anche lei ha riconosciuto che i dati da noi diffusi sono esatti. Il problema è molto preciso: c’è stato un periodo positivo, e io l’ho detto chiaramente nella mia conferenza stampa, nel mese di dicembre e di gennaio, anche per quanto riguarda i film italiani. Grazie soprattutto al film di Aldo, Giovanni e Giacomo e di altri film che sono usciti in questo periodo e che sono andati bene. Tra questi il film di Muccino che è la dimostrazione che l’assistenzialismo dello Stato così come è fatto è sbagliato. Soltanto delle persone ottuse potevano rifiutare di dare il fondo di garanzia a un film come “L’ultimo bacio”. Si doveva tener presente anche la sua carriera: il suo primo film è andato così così ma era un buono. Poi ne ha fatto un secondo che è andato benino e dove ha dimostrato di essere un buon regista e un buon sceneggiatore. E francamente di fronte a segnali di questo genere si doveva incoraggiare il terzo film, cosa che non hanno fatto, scrivendo un verbale che grida vendetta al cospetto di Dio.
Nel quale, tra l’altro accusano proprio il film di essere ottuso.
Addirittura gli hanno consigliato di imparare a scrivere una sceneggiatura.
La dottoressa Rummo l’ha accusata di catastrofismo.
Ho parlato con la dottoressa Rummo e le ho detto: «Non sono catastrofista, sto soltanto dicendo che tre o quattro film non cambiano la situazione del nostro cinema. Il vero problema è questo: il fondo di garanzia è un fondo dirigista, fatto da sette persone che seguono le istruzioni del ministro. Noi abbiamo liberalizzato le sale loro non hanno liberato il cinema. Perché io non posso mettermi in competizione con l’“Istituto Luce” che prende i soldi dallo Stato (e quindi non può fallire) o con “Cinecittà”, anch’essa sovvenzionata con 30 miliardi ogni anno dallo Stato. E la Rai? Più di 2 miliardi per il canone. Io privato, se non investo adeguatamente, fallisco. Noi vogliamo che ci sia spazio per tutti, anche per la produzione indipendente. Oggi un produttore, se deve fare un film, o lo fa col fondo di garanzia oppure deve aver trovato un mecenate (oggi pochissimi) che intenda investire. Han fatto una legge sul cinema che con il cinema non c’entra nulla. Per non parlare dei provvedimenti che hanno preso in sfavore dei cortometraggi. Il mio collega Giorgio Van Straten, presidente dell’Agis (Associazione Generale Italiana dello Spettacolo), che è un Ds doc, ha promosso un provvedimento che toglie i premi di qualità ai cortometraggi. Nell’articolo 38 della legge numero 342 del 21 novembre del 2000, “Erogazioni liberali per progetti culturali”, dicono che lo Stato pagherà i Vigili del Fuoco per la sicurezza nei teatri con i soldi che fino ad oggi erano andati ai premi di qualità per i cortometraggi.
Passiamo ai film di “interesse nazionale culturale”. Che senso ha finanziare film che interessano forse ai parenti del regista?
Bisogna finanziare le imprese non dare i soldi soltanto ai “figli della gallina bianca”.
La dottoressa Rummo, neanche troppo fra le righe, l’ha accusata di intervenire in tale maniera solo perché siamo in campagna elettorale.
Campagna elettorale? Sono loro in campagna elettorale. E da cinque anni.
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