
Meno male che c’è Piero Sansonetti

Meno male che c’è Piero Sansonetti, l’unico che a sinistra si ricordi ancora di cosa significa usare ragione e pietà. È successo in questi giorni che Sansonetti ha pubblicato sull’Unità, giornale da poco tornato in edicola, un articolo di Valerio Fioravanti intitolato “Democrazia VS Guantanamo, uno a zero: il carcere super-duro non ha funzionato”.
Apriti cielo. Poiché Fioravanti è stato un terrorista di destra, condannato in via definitiva per la strage alla stazione di Bologna (fatto che lui ha ha sempre negato di aver compiuto), la sua firma sulle pagine dello storico giornale di sinistra ha destato scandalo.
«Gramsci si rivolta nella tomba»
Al Fatto quotidiano Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime di Bologna, ha detto di essere «schifato». Federico Sinicato, avvocato dei familiari delle vittime della strage di piazza Fontana a Milano e piazza della Loggia a Brescia, ha detto che «offrire spazi mediatici a una persona che si è macchiata, tra gli altri, del reato di strage non è accettabile». Ilaria Moroni, direttrice dell’archivio Flamigni, si è dichiarata «allibita dal fatto che il nome di Fioravanti compaia come collaboratore di una testata che ha rappresentato i valori democratici e antifascisti nel nostro paese». E Giovanni Barbera, membro del comitato politico nazionale di Rifondazione Comunista, ha aggiunto: «La realtà ha superato ogni più fervida fantasia. Gramsci si starà rivoltando nella tomba».
Fioravanti è una persona
Quel che tutti sembrano dimenticare è che Fioravanti ha fatto i conti con la giustizia fino in fondo. Ha scontato la sua pena dopo essere stato condannato a otto ergastoli, 134 anni e 8 mesi di carcere per 95 omicidi di cui è stato giudicato colpevole in via definitiva. Ma dal 2009 è un uomo libero, è un impiegato dell’associazione “Nessuno tocchi Caino” e in questi anni ha scritto più volte sui giornali, anche sul Riformista che fino a poco tempo fa lo stesso Sansonetti dirigeva.
Dov’è dunque lo scandalo? Sull’Unità, Sansonetti ha scritto un editoriale da incorniciare contro il «conformismo dilagante» di chi s’è indignato per quell’articolo.
E ha rilanciato:
«Poi vi dico che nei prossimi giorni e nelle prossime settimane, se si presenterà l’occasione, chiederò a Fioravanti di scrivere anche sull’Unità. Perché? Per un milione di ragioni. Vi dico le più semplici. Perché Fioravanti è Caino. Perché Fioravanti è una persona. Perché Fioravanti è un essere umano. Perché Fioravanti ha una biografia. Perché Fioravanti è sapiente. Perché non trovo non dico una ragione, ma nemmeno un centesimo di millesimo di ragione per immaginare di dovere esercitare una censura nei confronti di Fioravanti. E infine perché ho sempre apprezzato quel brano della Bibbia che ci racconta di quando Dio si schierò a protezione di Caino».
Cosa è successo alla sinistra?
Tra altri episodi, Sansonetti ha ricordato ai suoi contestatori che fu Walter Veltroni nei primi anni Novanta a pubblicare un articolo di Valerio Fioravanti e di Francesca Mambro sulla prima pagina dell’Unità.
Cosa è successo nel frattempo alla sinistra? Come ha potuto trasformarsi in un ensemble borghesuccio di giustizialisti incapaci di rispettare le più elementari regole del diritto e del vivere civile? Quale risentimento e odio le è stato cacciato nel cervello per risentirsi sempre e solo a senso unico (contro Fioravanti adesso, ma applausi a Cospito)?
Meno male che c’è Piero Sansonetti, probabilmente l’ultimo vero giornalista di sinistra rimasto in Italia.
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