Meno fisco, più figli

Di Emanuele Boffi
25 Ottobre 2001
Il Papa chiede di “aiutare la famiglia”. Ecco cosa fa Berlusconi (che per Visco era “impossibile”). Si inizia a introdurre il concetto di “equità fiscale orizzontale” di Emanuele Boffi

Arriva la cicogna, arriva un milione. Finalmente sul fronte famiglia si intravede qualche novità da un punto di vista fiscale. Il governo Berlusconi ha promesso detrazioni di un milione di lire per figlio per quelle famiglie con redditi al di sotto dei 70 milioni. Finora in Italia una politica di tutela e di aiuto alla famiglia non è mai stata fatta. È per questo che il Forum delle Associazioni familiari (che raccoglie 3 milioni e mezzo di famiglie) e il sindacato delle famiglie (Sidef) da anni denunciano «il sistema assistenzialista degli “assegni famigliari”».

Minimo esente familiare

Qualche dato per intenderci: solo tre anni fa la detrazione fiscale per figli a carico si aggirava intorno alle 86mila lire. Una miseria se confrontati con i 3 milioni previsti, nello stesso anno, dal Lussemburgo o i quasi 4 milioni della Germania. Ma la cifra era inferiore anche a quella portoghese che arrivava a 130mila lire. E la disparità rimaneva con l’aumentare dei figli: se infatti fossero stati due da noi si arrivava intorno alle 170mila lire, in Germania a quasi 6 milioni e in Portogallo a 260mila lire; in caso di tre figli alle nostre 332mila lire i tedeschi rispondevano con 15 milioni e i “poveri” portoghesi superavano il mezzo milione. Qualcosa cambiò nel 1998 quando il Forum delle Associazioni Familiari e il Sidef iniziarono a essere convocati al ministero. Nel 1999 si raggiunse la quota di 336mila lire, l’anno successivo la detrazione per ogni figlio toccò le 408mila lire. Con Visco prima e Del Turco poi si raggiunse questo risultato: per i redditi sopra i cento milioni la detrazione sarebbe stata di 552mila lire per figlio. Per redditi sotto i cento milioni 588mila lire per il primo figlio e 652mila lire per il secondo. Cosa è cambiato con Berlusconi? Il fatto più evidente è l’innalzamento ad un milione per le detrazioni di redditi inferiori ai 70 milioni. Ma la vera novità, come spiega Paola Soave del Sidef, è che «per la prima volta si è introdotto il concetto di “minimo esente familiare”. In Italia, diversamente da quanto già avveniva in molti paesi europei, fino all’odierna finanziaria esisteva un tetto (“minimo esente personale”), fissato intorno ai 12 milioni, sotto il quale il singolo lavoratore dipendente era esentato dal pagare le tasse. Il medesimo tetto non esisteva per il soggetto famiglia. Con la nuova finanziaria si prevede che per famiglie con moglie e due figli a carico che non superino i 22 milioni di reddito si applichi il minimo esente familiare. Si tratta di famiglie di “poverisssimi” ma ciò che fa ben sperare è l’introduzione del soggetto famiglia nel discorso fiscale. In Italia lo Stato contribuisce agli investimenti per chi alleva cavalli o mucche della preziosa razza chianina ma non per chi abbia dei figli. Era ora che anche per la “specie uomo” si facesse qualcosa».

Ogni promessa è debito

«In Italia – prosegue Soave – si è rimasti ancora a una logica di detrazioni e non di deduzioni. Finora si è tenuto conto solo del reddito senza però fare i conti se il singolo lavoratore ha moglie e figli a carico o meno. Perché, a parità di reddito, un padre di famiglia deve avere lo stesso trattamento fiscale di un single?» In sintesi, «esiste equità fiscale verticale ma non orizzontale». Paola Soave, periodicamente, assieme al presidente del Forum delle associazioni Familiari, Luisa Santolini, è ricevuta dal sottoministro all’Economia Mario Baldassarri. Il quale riconosce il problema denunciato dalle associazioni familiari ma spiega che l’origine di questa grave iniquità risiede nello stesso sistema fiscale italiano, basato sul reddito individuale e non su quello familiare. Occorre una riforma del sistema fiscale stesso. Baldassarri ha loro promesso che «grazie ad una legge delega verremo incontro alle vostre richieste». Così il reddito familiare verrà calcolato in base non solo al reddito dei coniugi ma anche al numero dei figli. E anche il tetto di reddito varierà (di circa 7 milioni) a seconda della consistenza numerica della prole. Entro il 15 novembre, data limite per l’approvazione delle leggi delega, se ne saprà di più. «Per ora – spiega Soave – ci basiamo su questa promessa di Baldassarri che, attraverso questo collegato alla finanziaria, realizzerebbe finalmente quanto noi ormai diciamo da anni. Visco ci ha sempre liquidato affermando che la deduzione in Italia era impossibile». Con la legge delega nel 2003 ha promesso Baldassarri «renderemo definitiva la “rivoluzione” fiscale per la famiglia».

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