
Le «identità forti» di Giorgia Meloni ed Enrico Letta

Qualche settimane fa su Repubblica Stefano Folli aveva parlato di «inedite simmetrie» tra la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, e il segretario del Pd, Enrico Letta. I due da tempo si corteggiano, presentano libri insieme, scherzano sul loro essere «i Sandra e Raimondo della politica», si scontrano su Twitter senza mai offendersi e intanto costruiscono uno scenario ideale per i loro due partiti, in vista delle prossime elezioni.
La proposta di Meloni a Letta
Le inedite simmetrie tra Meloni e Letta si sono viste anche ieri pomeriggio a Roma, nell’aula magna dell’Università Luiss, dove i due hanno parlato di “Fare politica in un mondo in frantumi” presentando il libro di Giovanni Orsina Una democrazia eccentrica. Poco prima c’era stato “l’incidente” in commissione Esteri del Senato, con l’elezione di Stefania Craxi a presidente e la bocciatura del candidato grillino Ettore Licheri. L’accusa del leader del M5s Giuseppe Conte – «si è formata una nuova maggioranza che va da FdI a Italia viva» – è stata subito respinta da Meloni («come logico noi abbiamo votato il candidato di centrodestra, io non faccio nessuna alleanza e lavoro per fare cadere il governo») e rintuzzata con furbizia da Letta, che ha dato la colpa al «centrodestra di governo» e avvertito che se continuano ad accumularsi incidenti la tenuta dell’esecutivo è a rischio.
Il pomeriggio in Luiss dei due leader, davanti a una folta platea di studenti universitari, è stato un continuo scambio di cortesie, critiche misurate, battute e stoccate. «C’è un immenso bisogno di politica», ha detto il prof. Orsina parlando della «faticosa ricerca di equilibrio di un paese che percepisce fin troppo la propria anomalia». E una notizia politica c’è, ed è la proposta di Meloni a Letta per il dopo elezioni: un patto di legislatura per fare una riforma costituzionale. Proposta accolta: «Il prossimo Parlamento sarà un’assemblea costituente. La riforma va affrontata in Aula, serve un’intesa su cosa fare e su dove andare, cosa oggi impossibile con questo Parlamento frammentato».
Idee diverse, stessa prospettiva
L’idea del segretario del Pd è che le prossime elezioni ci devono portare verso una «nuova democrazia che deve uscire dalla transizione eterna in cui si trova oggi la politica italiana». Questo è possibile solo a partire dal confronto tra identità politiche forti. Eccole qua, le identità politiche forti, dice Letta al pubblico: «State sentendo tesi diverse da due persone portatrici di identità politiche forti», che la pensano diversamente sul ruolo dell’Europa, sull’immigrazione, sui diritti, sulla necessità o meno di un semipresidenzialismo alla francese, e ne discutono senza delegittimarsi. Meloni e Letta hanno idee opposte ma la stessa prospettiva: smarcarsi dall’abbraccio troppo stretto degli alleati in difficoltà (Lega e M5s), essere la forza politica trainante del proprio schieramento, vincere e governare. «Mai insieme», come hanno voluto sottolineare in coro alla fine, ma continuando a flirtare.
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