
Meloni a Tempi: «Un partito conservatore sarebbe maggioritario in Italia»

Non solo in Italia «c’è spazio» per un partito conservatore «ma dico di più. Io penso che un partito che riesca a parlare a tutti i potenziali conservatori italiani sia un partito maggioritario. Credo che la maggioranza degli italiani condivida il perimetro di valori di riferimento che Fratelli d’Italia porta avanti».
Dice così, Giorgia Meloni in un’intervista al mensile Tempi di gennaio di cui anticipiamo alcuni stralci e che gli abbonati possono leggere integralmente qui. (cliccare qui per abbonarsi).
Identità e globalismo
Nella lunga intervista alla rivista, la leader di Fratelli d’Italia spiega che «essere conservatori significa difendere quello che ami, difendere quello che sei. Se non vivessimo in questo tempo, questa dovrebbe essere considerata una banalità. E, invece, questa difesa, oggi, è diventata una priorità, una rivoluzione. Perché questo è un tempo nel quale tutto quello che ci definisce è sotto attacco. Il vero scontro, oggi, è tra l’opzione globalista e quella identitaria e conservatrice. Il globalismo, al quale la sinistra si è prestata come esercito, è un tentativo di omologare tutto: i popoli, le tradizioni e le radici, nell’interesse delle grandi lobby. L’obiettivo dell’omologazione è la costruzione – magari in laboratorio – di un unico prototipo umano, un unico grande consumatore, un unico prodotto vendibile sul mercato».
Io sono Giorgia
Meloni ammette di essere rimasta stupita dal successo della sua autobiografia Io sono Giorgia (non me lo aspettavo») e di averla voluta scrivere per «provare a raccontarmi anche a chi non mi conosce», spiega a Tempi, «cercando di sfatare l’immagine di me che si può avere tramite la tv o i social. Sempre con questa faccia concentrata e pronta a rabbuiarsi ogni volta che sento qualcosa che non va. Ma io non sono solo così. In fondo, non ho nulla da nascondere, nemmeno i miei difetti, dubbi e difficoltà, e sono fiera delle mie radici e della comunità politica cui appartengo. Per questo ho scritto il libro».
Il mio ruolo
Oggi si descrive come «una militante che fa politica da trent’anni, di cui venti abbondanti con incarichi elettivi. Eppure, anche dopo tutto questo tempo, considero il mio ruolo come qualcosa di transitorio, che ci può essere o meno. Perché la verità è che in politica puoi essere libero solo se sei disposto a farti da parte in ogni momento. Noi di Fdi sappiamo che, ad un certo punto, la responsabilità che abbiamo assunto potrà finire. Quindi non siamo disposti a fare qualsiasi cosa per restare. Siamo disposti finché ci sono le condizioni per portare a termine quel che ci sta a cuore».
Immigrazione, fine vita, denatalità
Nel corso dell’intervista, la leader di Fratelli d’Italia affronta diversi argomenti. Dall’immigrazione irregolare («non si vuole un’immigrazione compatibile. Si vuole immettere masse di disperati nel sistema economico per rivedere complessivamente al ribasso i diritti dei lavoratori») al fine vita («in quanto legislatore, non posso non interrogarmi sugli effetti di una decisione del genere. Così si apre il vaso di Pandora e il rischio è di finire come nei Paesi Bassi, dove si uccidono i bambini e i depressi»), alla denatalità («questo non è un tema solo italiano, ma europeo e, più in generale, di tutto l’Occidente. Io sono basita dal fatto che l’Unione Europea, che ha un piano per qualsiasi cosa, dall’Erasmus a Horizon, non ne abbia uno per la natalità. È un tema che non è nemmeno inserito nel Pnrr»).
L’investimento di fare figli
In particolare, su quest’ultimo tema, Meloni invita a considerarlo un tema centrale per tutto il mondo occidentale: «Se solo si avesse l’umiltà di riconoscere che è un tema centrale per il nostro Continente, molto si potrebbe fare. Voglio dire: qual è il più grande investimento che puoi fare oggi? Le infrastrutture, certo, ma per farci cosa? La transizione energetica, e va bene. Ma ripeto: per farci cosa? Per riempire il territorio di pannelli solari e produrre energia che non userà più nessuno?».
Mentre un grande piano per la natalità potrebbe essere messo in campo, magari prendendo esempio da paesi come «Polonia e l’Ungheria, dove questo tema è ben presente nelle azioni di governo. La no tax area per i giovani, leggi pro family, una serie di provvedimenti che aiutano a conciliare – e si può fare – l’occupazione femminile con la natalità. Hai voglia ogni anno a fare quota 100, 101, 102… Già adesso fatichiamo a pagare le pensioni, e fra trent’anni? Quindi l’investimento più grande che noi possiamo fare oggi sono i figli».
Qui potete leggere l’intervista integrale
Foto Ansa
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