
Meeting Rimini. «L’Annuncio a Maria è lo scandalo della pienezza cristiana»

«Una mancanza, una privazione, un sacrificio come condizione per il compimento di sé». Questo è il senso della rappresentazione teatrale de L’annuncio a Maria come descritta dal drammaturgo Fabrizio Sinisi, il ventisettenne già autore de La grande passeggiata e delle Confessioni, che ha tradotto e adattato il testo di Paul Claudel. Lo spettacolo, diretto da Paolo Bignamini, lunedì 24 agosto sarà proposto al Meeting di Rimini, che quest’anno ha come titolo un verso del poeta Mario Luzi: «Di che mancanza è questa mancanza, cuore, che a un tratto ne sei pieno?»
L’annuncio a Maria è un testo molto noto al popolo del Meeting. Perché ha deciso di riproporlo?
Il testo teatrale è notissimo, pochi però lo hanno visto in scena. Ma la sua specificità emerge proprio quando viene rappresentato: perché se è vero che lo scritto ha vita indipendente, lo spettacolo è una scommessa legata alla scelta di chi lo dirige e lo interpreta. Penso che vederlo in atto sia un’occasione, anche per chi conosce il copione a memoria, di scontrarsi con l’immagine che ci si è fatti dei personaggi e della storia per comprenderli di più.
Che scelta ha fatto la regia?
Certe dinamiche del testo possono essere date per scontate da un cristiano. Per esempio il perdono, uno degli assi portanti della storia, può sembrare normale. Per un regista o un attore non credenti, invece, doversi calare nella parte di chi perdona può apparire difficile e scandaloso. E infatti la regia ha scelto proprio di far emergere lo scandalo del cristianesimo, che, ad esempio, passa più dal perdono di Violaine che non dal miracolo della resurrezione della figlia di Mara.
È noto che il titolo di quest’opera non ha direttamente a che fare con i personaggi e la trama. Come lo spiegate?
Nessun personaggio si chiama Maria e non viene annunciato alcun evento particolare, ma per Claudel la storia di tutti gli uomini è attraversata dall’annuncio di una proposta cui si può aderire o meno. Si tratta del momento di svolta, in cui accade qualcosa che ci fa scontrare con l’immagine che ci eravamo fatti della vita. Davanti a noi incombe una proposta diversa, magari scandalosa appunto, ma a cui bisogna dare una risposta, volenti o nolenti. Nell’Annuncio a Maria questo momento si presenta a tutti i personaggi. A Violaine quando scopre di avere la lebbra, a Giacomo quando scopre che la sua sposa ha la lebbra, a Mara quando sua figlia muore, ad Anna Vercors quando deve scegliere se partire e a sua moglie quando lui se ne va. Il regista ha quindi scelto di presentare l’opera come la storia del destino che ti viene incontro e a cui, come fa Violaine, si può aderire diventando santi, oppure ribellarsi, come fa Mara.
Cosa c’entra questo annuncio con il titolo del Meeting, «Di che è mancanza questa mancanza, cuore, che a un tratto ne sei pieno»?
Di fronte all’annuncio tutti i personaggi possono scegliere fra l’immagine di una vita serena e quella proposta dal destino. La stessa Violaine, che poi si santifica, aveva un’immagine giusta e buona, ma fra questa e la proposta scandalosa di perdonare Pietro, prendendo su di sé le conseguenze del suo peccato, sceglie la seconda. Perché? Per rispondere, rovescio il titolo del Meeting: che cos’è la pienezza? Violaine capisce che la vera pienezza ha una misura infinita da abbracciare con amore e che l’amore passa dalla rinuncia della prorpia immagine, dal sacrificio fatto per l’altro. La mancanza così non è più l’incidente di percorso che si pensava inizialmente, ma la condizione della pienezza.
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