Meeting. Giussani, l’educatore che non smise mai di essere pensatore

Di Emanuele Boffi
21 Agosto 2022
Cronaca dell’incontro a Rimini dedicato al pensiero del fondatore di Comunione e liberazione. Con Cozzi, Gourlay e Maspero

Don Luigi Giussani era un promettente studente di teologia, avviato e incoraggiato agli studi dai suoi superiori, quando – come lui stesso raccontò più volte – durante un viaggio in treno ebbe un dialogo con alcuni giovani, accorgendosi di quanto fosse fragile la loro fede e di quanto la mentalità mondana fosse penetrata nei loro pensieri, sovvertendo ormai quasi irrimediabilmente il loro concetto di ragione. Fu allora che decise che la prima emergenza cui dedicare la propria vita fosse quella educativa per far riscoprire quel cristianesimo che già negli anni Cinquanta era stato ridotto a puro riverbero sentimentale o ad arida dottrina senza radici.

Ma il fondatore di Cl, è stato spiegato ieri al Meeting di Rimini durante l’incontro “Il cristianesimo come avvenimento. Il pensiero teologico di Luigi Giussani”, non smise mai, mentre era educatore, di essere pensatore.

Il contributo di teologi e studiosi

Il titolo dell’incontro ricalca quello di un volume da poco uscito che è il primo di tre progettati in vista del centenario – rispettivamente dedicati al suo pensiero teologico, filosofico e pedagogico-sociale -, curato da Carmine Di Martino, e raccoglie contributi di teologi, studiosi ed esponenti di spicco del cristianesimo contemporaneo.

A parlarne ieri con Di Martino c’erano Alberto Cozzi, Professore di Teologia Sistematica presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale; Tom Gourlay, Docente di Teologia in Australia; Giulio Maspero, Professore ordinario di Teologia Dogmatica, Pontificia Università della S. Croce.

L’idea di incarnazione in Giussani

Per Cozzi l’eredità di Giussani si esplicita in tre elementi, uniti dall’idea di incarnazione: “l’antropologia della fede, la vigilanza su possibili riduzioni e la centralità dell’incontro con Cristo”. Giussani, ha spiegato il professore, “lancia una antropologia della fede in cui la fede ha a che fare con l’umano. Quell’umano nel quale ci sono i segni che aprono al mistero. E per Giussani il mistero era molto concreto, esso percuote, perché se non percuote è astratto”.

Dopo aver elencato i pericoli di una riduzione del fatto cristiano, Cozzi ha sottolineato come per Giussani l’incontro con Cristo accade a tre livelli: “Gesù è qualcosa che è accaduto, Egli ha annunciato il Padre, ci ha messo in contatto con Lui. In questo sta la genialità di Giussani: dopo averti detto tutto questo ti dice che puoi camminare con Lui”.

«Scoperto per caso»

Gourlay ha raccontato di aver scoperto Giussani per caso, mentre stava facendo delle ricerche su Joseph Ratzinger. Soprattutto ad averlo colpito è stato il concetto di «senso religioso, che per Giussani è l’esigenza di totalità. Nei giovani il fondatore di Cl vedeva che la fede era moralismo o solo una proposta culturale, estrinseca alla vita. È la stessa esperienza che faccio io in Australia con i miei studenti per i quali la fede è una stranezza. La fede può essere credibile solo se dà risposte a domande umane, al senso religioso dell’uomo che non si esaurisce mai. L’incontro con la fede amplia il senso religioso e diventa un continuo incontro con una presenza presente».

Giussani, «teologo padre»

Maspero ha esordito dicendo che “Giussani è un teologo padre. Ricorda profondamente i padri della Chiesa come Gregorio di Nazianzo, perché il teologo non è quello che ha capito tutto, ma chi sa immaginare come è Dio a partire dalle tracce che ha lasciato in vita”. È un concetto di teologia pratica quello che emerge dal pensiero di Giussani perché “ha saputo centrare bene il punto: il nostro cuore finito chiede l’infinito”.

A partire da questo, un’avvertenza: «Se leggete solo Giussani, tradite Giussani e rischiate di parlare il giussanese. Un carisma si custodisce se si gusta quel talento in modo ecclesiale, andando alla sorgente che lo ha generato».

 

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