
Meeting, emergenza carceri: «Ma se siamo tutti d’accordo, perché non si fa mai niente?»
Rimini (dal nostro inviato al Meeting). «Ma se siamo tutti d’accordo, perché la politica non riesce mai a fare niente?». La domanda sorge spontanea. A farla è Michele Brambilla, giornalista della Stampa che ha introdotto stamattina al Meeting l’incontro sulle carceri, ma è condivisa da tutta la platea. Il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri, il ministro dell’Interno Angelino Alfano, il presidente emerito della Camera dei deputati Luciano Violante e Nicola Boscoletto, presidente consorzio sociale Giotto, nei loro interventi hanno tutti condiviso lo stesso concetto: se si investono risorse perché la pena nelle carceri sia davvero rieducativa ci guadagna la società, lo Stato e i detenuti.
NUMERI DELL’EMERGENZA. Eppure resta l’emergenza sovraffollamento (64 mila detenuti per 47 mila posti), restano i dati che indicano che solo il 3 per cento dei carcerati lavora e quelli secondo cui chi lavora solo nel 2 per cento dei casi torna a delinquere, contro il 70/90 per cento di chi passa la giornata a fare niente in cella. Se si tiene conto che ogni detenuto costa ogni giorno circa 250 euro allo Stato, ne viene che ogni milione di euro investito per la rieducazione e per il lavoro dei carcerati, porta un guadagno di nove milioni per le casse dell’erario. Quindi torna la domanda: «Ma se siamo tutti d’accordo, perché la politica non riesce mai a fare niente?».
ATTACCHI DELLA STAMPA. «Parliamoci chiaro», risponde Alfano, «i motivi sono tanti: ogni volta che ho cercato di fare una riforma da ministro, ad esempio, certa stampa ha appiccicato ai miei tentativi delle etichette fraudolente per farmi litigare con i miei alleati politici». Un esempio? «Il cosiddetto provvedimento “svuota-carceri”. Ma di cosa stiamo parlando? La nostra proposta, che oggi è legge, dà la possibilità ai detenuti colpevoli di reati minori, e che abbiano già scontato in prigione una parte consistente della loro pena, di terminarla ai domiciliari, raddoppiando la sanzione in caso di fuga. Risultato? I giornali hanno detto che volevamo svuotare le carceri, creando un problema sicurezza, cercando così di spaccare l’alleanza tra Pdl e Lega al governo. Ad oggi, invece, nessuno è mai evaso».
RENDITE DI POSIZIONE. Non c’è solo questo, continua Alfano: «Ogni volta che provi a fare qualcosa ti dicono che non è abbastanza. Magari la perfezione la puoi raggiungere in tre passi, ma appena fai il primo ti accusano di non averli fatti tutti e tre insieme. E così cercano di non farti fare mai niente». Infine, «ci sono le rendite di posizione: la riforma giusta è sempre quella degli altri».
«QUANTO DURA IL GOVERNO?». Violante individua un altro problema: «Se è difficile fare riforme è perché i governi durano troppo poco. La stabilità è fondamentale, un ministro ci mette quattro mesi solo a capire dove si trova e poi ha bisogno di almeno un anno per capire come si lavora e su chi può contare, per creare un clima proficuo. Ma i governi finiscono sempre prima».
E a questo punto la domanda di Brambilla è inevitabile: «Ministro Alfano, sarebbe un delitto non chiederlo: quanto durerà questo governo?». «Il Pdl e Silvio Berlusconi da due anni sostengono governi che non sono guidati né da Berlusconi (qui l’intervista a Tempi) né dal Pdl: prima Monti e adesso Letta – replica il ministro -. Un atto di generosità e di grande amore per l’Italia che sarebbe un peccato disperdere per le scelte egoistiche dell’altra parte con la quale collaboriamo». Quindi? «Come dice una famosa canzone di Battisti: lo scopriremo solo vivendo».
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