«Vorrei portare il Meeting in Cina. Qui vedo la forza vibrante del cattolicesimo»

Di Leone Grotti
22 Agosto 2013
Il filosofo cattolico cinese Tianyue Wu si confida a tempi.it: «Dopo tanti anni di ateismo i cinesi sentono ancora il bisogno della vita religiosa»

Rimini (dal nostro inviato al Meeting). «Questo Meeting è incredibile, qui vedo la forza attiva e vibrante del cattolicesimo. Per questo mi piacerebbe portarlo in Cina». Così si confida a tempi.it Tianyue Wu (nella foto, © Meeting), «cresciuto cantando l’internazionale» e convertito al cattolicesimo a 14 anni, docente di filosofia nell’università più importante e liberale della Cina, la Peking University di Pechino. Lunedì scorso Wu in Auditorium ha sorpreso tutti, parlando dell’insegnamento agli studenti cinesi di san Tommaso e sant’Agostino, con una lezione sull’importanza della ragione e sul suo legame con la fede in Cina.

Che cosa le piace del Meeting?
È incredibile per le persone che si incontrano. È un posto molto bello perché ci sono tanti giovani, che sono molto attivi. E sono rimasto impressionato dai volontari perché aiutano le persone e sono alla mano. Tutto funziona al meglio.

Lei ha detto che è «difficile essere cattolico in Cina» dopo anni di «secolarismo ateo». Eppure le religioni in Cina sono in continua crescita. Come mai?
La gente ha bisogno della religione, non può vivere senza. E dopo tanti anni di educazione atea la gente sente ancora il bisogno di conoscere qualcosa che vada oltre la vita terrena. Soprattutto negli ultimi 30 anni, l’economia è cresciuta tantissimo, la vita spirituale è declinata, la gente ha perso la fede nei valori tradizionali e sente il bisogno di qualcosa di più forte che sostenga la loro vita. Per questo l’appeal delle religioni, non solo il cristianesimo, ma anche il buddismo e taoismo è cresciuto. Io penso che l’assenza della vita religiosa negli ultimi anni abbia fatto aumentare fortemente l’interesse delle persone nella religione.

Il governo cinese ha lanciato un nuovo slogan: il “Sogno cinese”. Che cosa ne pensa?
Il governo sponsorizza il “sogno cinese” e incoraggia gli studenti a fare ricerche per promuoverlo. Ma personalmente non so bene cosa intenda. Molte persone però vogliono una società armoniosa nella quale sperano non ci sia più una grande differenza tra ricchi e poveri, come adesso. La maggior parte dei cinesi sogna di avere uno sviluppo economico più bilanciato dell’economia perché la gente abbia uguali risorse per mandare i figli a scuola e per accedere alla sanità. Questo è quello che i cinesi vogliono secondo me.

Ha detto che ragione e fede non sono in contraddizione e che la prima può aiutare a raggiungere la seconda. Questo è un pensiero forte anche per l’Occidente.
Non penso che la ragione sia l’unico modo per raggiungere la fede ma credo che sia un modo potente per portare la gente a credere in modo sincero. Infatti l’appartenenza a una fede è più forte quando la si è indagata a fondo. Credo che se uno accetta la fede dopo averne indagato la razionalità, la sua fede sarà potente e stabile e potrà durare per tutta la vita. Questo è vero soprattutto per me che insegno alla Peking University, dove possono iscriversi solo gli studenti più intelligenti. Loro non amano una fede a buon mercato, vogliono trovare la loro via per arrivarci. Io devo anche dire che a volte una decisione razionale può portare lontano dalla fede ma Dio è paziente, ha le sue vie per la nostra salvezza e anch’io devo essere paziente con questi studenti. Perché la mia unica arma per portarli a credere è lavorare bene e aspettare.

Perché una società secolarizzata può essere un’occasione per i cattolici in Cina?
Io valuto il secolarismo allo stesso modo di Charles Taylor: lui non pensa che sia solo un modo istituzionalizzato di vivere. Il secolarismo è come una piattaforma dove tanti modi di pensare si possono confrontare e difendersi. Su questa piattaforma, ateismo e cristianesimo, buddismo e gnosticismo sono uguali e quindi penso che per la Cina il secolarismo possa offrire delle opportunità per la fede cattolica di difendersi e proporsi alla gente, che prima non conosceva neanche la sua esistenza.

In che modo testimonia la fede ai suoi studenti?
Amo molto i miei studenti e ho spesso un rapporto personale con loro. A volte si aprono con me e ogni tanto qualcuno mi chiede della mia fede e io gliene parlo perché non voglio nasconderla a nessuno. Io spero di essere un esempio positivo per loro, vorrei mostrare come una persona razionale può essere religiosa. Faccio vedere come vivo, ma se poi imparano qualcosa o meno non dipende da me.

@LeoneGrotti

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