
Il caso della dottoressa cattolica che pratica l’eutanasia: «Ho l’impressione di essere la prima perdente»

Articolo tratto dall’Osservatore Romano – «Questa è la grande debolezza di molte società occidentali, il fatto che confondano ciò che è morale con ciò che è legale. E ciò che non è più condannato dalla legge diventa velocemente oggetto di un diritto». La frase di Patrick Verspieren, gesuita e bioeticista, è tratta dall’editoriale dell’ultimo numero della rivista «Études» e si riferisce alla legalizzazione di eutanasia e suicidio assistito avvenuta in alcuni Paesi.
Verspieren, commentando la posizione di Corinne Van Oost, autrice di un libro uscito in Belgio a metà settembre con il provocatorio titolo Médecin et catholique je pratique l’euthanasie (“Come medico e come cattolica io pratico l’eutanasia”), denuncia un rischio di banalizzazione e quasi di abitudine nei confronti di atti moralmente inaccettabili quando questi ultimi vengano permessi dalla legge. Questo per il medico — in particolare per quello che lavora cercando di assicurare ai morenti la miglior condizione di vita possibile — rappresenta l’enorme rischio di «perdere il senso della trasgressione che ogni omicidio rappresenta» e di abituarsi all’idea che si possa servire la vita attraverso il dare la morte. Le parole di Verspieren si possono leggere anche in modo più ampio rispetto alle fondamentali questioni di bioetica e di biodiritto che attraversano, spesso in modo così emozionale e poco meditato, le nostre società.
Tante volte è stato affermato che la legge tenderebbe a regolamentare alcune pratiche sommerse al fine di renderle più sicure. La base dalla quale si muoverebbe il legislatore sarebbe, in altre parole, un comportamento già presente nella società: le eutanasie nascoste, gli aborti clandestini, l’uso di sostanze stupefacenti per fare solo alcuni esempi. Il problema è che spesso dare “fattibilità legale” a tali comportamenti può finire — questo è ciò che ci dice con chiarezza Verspieren — per renderli anche “moralmente accettabili” demolendo agli occhi di molti, e per di più in nome della legge, gli ultimi ostacoli alla loro attuazione. È come se si instaurasse un circolo vizioso dalle conseguenze estreme: rapidamente diverrebbe un “diritto” ciò che fino a poco tempo prima era illegale. Altrettanto velocemente la legge perderebbe la propria positiva funzione educativa, recidendo ogni riferimento morale e la medicina stessa si troverebbe stravolta nei propri principi deontologici.
È chiaro — lo si evince dalle parole di Patrick Verspieren e da quelle della dottoressa Van Oost — che è apparentemente più facile assecondare i desideri, anche se oscuri, della società piuttosto che rifarsi a chiari principi morali che pure sono stati e dovrebbero continuare a essere i pilastri fondanti del diritto nei Paesi cosiddetti evoluti. È altrettanto chiaro però che assecondare tali desideri piegandosi a presunti diritti inesistenti può da un lato spingere la legge ad andare nella stessa direzione e dall’altro generare un senso di profonda sofferenza e inquietudine. «Praticare l’eutanasia — ammette la stessa Van Oost — significa rischiare di abituarsi. Con il passare degli anni lo faccio con sempre meno paura, ma ho comunque l’impressione di essere la prima perdente. Come medico e come cristiana».
Il medico e il legislatore hanno uguali responsabilità e sono insieme chiamati al coraggio, quello di andare nella giusta direzione, interrompendo quel circolo vizioso che tende semplicemente a legittimare e alla fine a incentivare ogni desiderio.
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9 commenti
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L’eutanasia è un servizio compassionevole che si rende al morente, non qualcosa che deve far sentire vincente e soddisfatto l’operatore che la pratica. In generale un sanitario si sente sempre perdente di fronte alle malattie incurabili, non è che assistere una agonia faccia sentire meglio.
E anche oggi *ena ci delizia con un triplo tolup della logica. Potremmo ad esempio farle notare che addolorarsi per non essere riusciti a salvare uno caduto da una falesia non è la stessa cosa dispiacersi dopo avercelo spinto, ma a che servirebbe …
Passando a cose più serie. Vera o finta, questa signora medico e autodefinita “cattolica” (come io potrei definirmi giocatore di cricket) è un esempio vivente della condizione attuale della Chiesa: fedeli da anni totalmente abbandonati dal punto di vista dottrinale e di conseguenza completamente disorientati sulle “regole base”.
Quante colpe hanno i pastori?
A proposito dei pastori e delle relative colpe…direi che non hanno nessuna colpa!!!Gesu’ ci ha dato libertà di arbitrio e guai se non lo avesse fatto!!!I pastori sono persone umane come noi e di conseguenza soggette a sbagliare…Cosa potrebbero fare difronte ad un caso come questo? Vietare al medico di praticare l’Eutanasia?Ma già il fatto che asserisce di essere cattolica e di strumentalizzare la religione, mi fa capire che non sa neanche cosa vuol dire essere cattolica!!!Essere cattolica per me significa aiutare il fratello che soffre restandogli/le accanto quanto possibile e farlo sentire amato fino alla fine dei suoi giorni: La vita è un dono che ci è stato fatto, ma non ne abbiamo nessun diritto di proprietà….
Con tutto il rispetto ti faccio notare che il tuo stesso lessico tradisce quello che dicevo poco sopra.
Quanto usi l’espressione “…essere cattolica per me significa…” tradisci che delle due l’una:
a) i pastori hanno trascurato anche la tua preparazione dottrinale perchè se così non fosse stato, sapresti che il significato dell’essere Cattolica (che si scrive maiuscolo) non è un’interpretazione soggettiva, ma l’adesione al magistero della Chiesa bimillenaria, sposa di Cristo e Suo Corpo Mistico.
b) sei *ena in uno dei suoi diabolici travestimenti (cit. Nick Carter)
Scorrendo gli strafalcioni di merito presenti nel tuo componimento, opto per la (b).
Esatto! Anche l’evasione fiscale è già presente quindi direi di legalizzarla immediatamente, anzi deve essere un DIRITTO! (e vai!!). Meglio ancora, visto che alcuni sindaci possono quantomeno aggirare, se non violare, la famosa costituzione-più-bella-del-mondo direi che si può da subito smettere di pagare le tasse! O no…
“Come medico e come cattolica io pratico l’eutanasia”
Ma almeno il catechismo, l’ha mai letto?
Almeno riconosce di essere la prima perdente. Non sa resistere al male come dovrebbe.
Alla faccia! Dottore e “cattolica”, dopo “anni” che pratica l’eutanasia, ha “l’impressione” di essere “perdente”… che lento risveglio, bella mia! Mai sentito a catechismo il “non uccidere”?!?!?Certo, meglio tardi che mai… ma non senti le fiamme dell’inferno che ti scaldano il sederino?!!! Presto, svegliatiii e piantala di fare quel che fai!!!
Quandi ti troverai al cospetto di Dio nin verrai interrogata sulle leggi più o meni attuali, più o meno balorde, ma condivise dalla maggioranza, che tu hai rispettato alla lettera… (se così fanno tutti…)
Verrai interpellata sull’amore: quanto hai amato Dio nella sua parola? Quanto hai amato il tuo prossimo come fosse figlio tuo, come fossi te stessa?
Svegliati !