
Medicina, in 77mila al test: «Così ci aiutiamo a prepararlo»
Hanno iniziato a preparare quei tre giorni a giugno, quando il test d’ammissione alla facoltà di Medicina era ancora lontano mesi. L’iter è ormai consueto: cercano sui libri verifiche da proporre ai futuri candidati, ne scrivono di nuove, preparano lezioni ed esercizi, studiano l’organizzazione burocratica dell’evento. I test di ammissione a Medicina e Odontoiatria, che oggi si sono svolti in tutta Italia, sono un appuntamento fisso di inizio anno accademico ormai dal 1989, e sono preceduti da più di vent’anni da un altro appuntamento fisso: i pre-test organizzati dagli studenti più grandi in diverse università italiane.
LEZIONI E PATROCINI «Quest’anno in tutta Milano abbiamo incontrato quasi 700 ragazzi, tra il 27 e il 29 agosto», racconta Pietro, che frequenta il quarto anno di Medicina a Monza ed è uno dei cinquanta volti dell’associazione “Pre-post Davide Bortolotto”, nata dal gruppo universitario “Medicina Studenti”. La formula è semplice: tre giorni di lezioni gratuite sulle quattro materie oggetto del test (fisica, matematica, chimica, logica) tenute dagli studenti stessi, con tanto spazio ad esercizi e simulazioni specifiche dell’esame stesso. «Da un po’ di anni abbiamo cambiato formula», racconta ancora Pietro, «Prima i pre-test duravano anche 5 giorni, e capitava di avere lezioni teoriche con qualche professore. Ora invece abbiamo capito che i ragazzi arrivano già preparati, e gli serve valutare quanto hanno studiato: facciamo quindi lezioni molto più sintetiche, ma con spazio più per esercizi e compiti». I posti disponibili per i corsi di Medicina sono pochi, e i candidati molti: ai nastri di partenza si sono presentati oggi circa 77mila persone in tutta Italia, di cui alla fine sono poco più di 10mila gli ammessi, circa 1 su 8. Una selezione molto alta: «Per questo che ci vuole un aiuto come i pre-test. Anche l’università se n’è accorta, e da qualche anno infatti patrocina la nostra iniziativa, perché si è accorta che funziona bene e costa poco».
TENSIONE E INCONTRI In tanti quindi approfittano di questo aiuto e si fanno avanti: l’occasione di rivedere insieme quanto studiato durante l’estate è ghiotta, il desiderio di non farsi schiacciare dal rischio di perdere quel posto a Medicina è grande. «In tanti arrivano ai pre-test nervosi. Noi cerchiamo di fare di tutto per aiutarli, ma la cosa bella è non limitarsi allo studio, ma diventare amici. Incontrarli e conoscerli, al di là del test. Si parte dalle materie che si studiano, ma poi ci si trova amici su tutto». Pietro racconta, ad esempio, di due ragazze musulmane incontrate la scorsa settimana: «In breve tempo ci siamo trovati a parlare di tutto, fino a dirsi chiaro e tondo perché c’eravamo messi dietro ad organizzare i pre-post». O di quando pochi mesi fa ricevette una mail abbastanza inaspettata: «Era di una ragazza che lo scorso anno aveva fatto i pre-test. Ci ringraziava infinitamente, e diceva che quest’anno sarebbe piaciuto anche a lei dare una mano nell’organizzazione delle lezioni».
PROTESTE E BISOGNI Stamattina l’apertura delle università per i test: all’esterno di alcuni atenei la protesta dei ragazzi dell’Udu, contrari alle facoltà a numero chiuso e alle prove d’ingresso. «Personalmente non penso sia sbagliato che si faccia selezione», continua ancora Pietro. I test sono troppo difficili? Meglio rimboccarsi le mani e darsi da fare, attraverso un’esperienza come quella dei pre-test. Dove si scopre che il bisogno di chi arriva non è soltanto quello di accedere a Medicina, ma è la necessità di trovare una compagnia che ti aiuti tutti i giorni in università e nella vita. Lo stesso bisogno di chi i pre-test gli organizza. «È già il terzo anno che butto in questa esperienza», chiude Pietro, «perché voglio essere parte di questa cosa affascinante. È bello incontrare la gente, perché nel farlo scopri un po’ più di te, e nel confrontarsi scopri quanto è vero quello che vivi. Un po’ come è successo con le due ragazze musulmane: le loro domande erano le stesse mie, e nel confronto con loro ne sono uscito anche io un po’ più ricco».
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