Aborto. Medici cattolici contro la libera fornitura della Ru846 nei consultori della Toscana

Di Redazione
12 Marzo 2014
Il documento della Regione nella sua intrusione non tiene per nulla conto dell’obiezione di coscienza sia dei prescrittori sia dei farmacisti erogatori della pillola

Tratto da Zenit.org – “I consultori non siano solo dispensatori di aborto!”. È la denuncia dell’AMCI, l’Associazione Medici Cattolici Italiani, che richiede una seria riflessione in relazione alla prevenzione dell’aborto e al sostegno delle gravidanze inattese, con particolare riguardo alle funzioni attribuite dalla legge ai consultori.

“Il parere tecnico con il quale il Consiglio Sanitario della regione Toscana apre alla possibilità di prescrivere e somministrare la pillola RU486 nei consultori-poliambulatori – scrive l’Associazione in un comunicato – è atto arbitrario, poco convenzionale ma anche violento perché manifesta l’intento utilitaristico di voler gestire la vita umana e particolari momenti di fragilità della donna in modo poco responsabile ed esponendola a dei rischi non indifferenti”.

Sono molte le perplessità che solleva la dichiarazione freddamente burocratica diramata dal Consiglio Sanitario della Toscana, che promuove l’effettuazione dell’aborto medico in consultorio, senza la indispensabile continuativa assistenza medica e senza alcuna norma regolatoria di prudenza.

Il documento della Regione nella sua intrusione non tiene per nulla conto dell’obiezione di coscienza sia dei prescrittori sia dei farmacisti erogatori della RU486. “L’aborto determinato dalla RU486 non può avere radice in un Consultorio – si legge ancora nel testo – notoriamente istituito per legge al fine di promuovere una nuova vita, offrendo accorta informazione sui metodi utilizzabili ove non più accettata”.

In considerazione di questa banalizzazione della procreazione umana e della problematica dell’aborto, si evince una totale mancanza di consapevolezza circa la gravità delle molteplici situazioni di rischio che potrebbero venire a crearsi. Il rischio che la donna non più assistita incontra dopo la somministrazione del farmaco la pone in uno status di imprudente solitudine non potendo disporre di un sicuro e pronto aiuto medico al bisogno. Lasciar sola una donna per garantirle libertà e autonomia e farle realizzare un aborto in totale solitudine e senza alcun sostegno psicologico, oltre che sanitario, in situazioni di emergenza è un vero e proprio atto di violenza.

In concreto si potrebbero perdere due vite: quella dell’embrione e persino quella della gestante.

La decisione del Consiglio Sanitario della Toscana non è presa nel rigoroso rispetto della legge 194, anzi ne risulta in aperto contrasto.

L’articolo 8 della legge 194/78 cita testualmente:

“Nei primi novanta giorni gli interventi di interruzione della gravidanza dovranno altresì poter essere effettuati, dopo la costituzione delle unità socio-sanitarie locali, presso poliambulatori pubblici adeguatamente attrezzati, funzionalmente collegati agli ospedali ed autorizzati dalla regione”.

L’AMCI allora si domanda: “Dove e in quale realtà territoriale esistono poliambulatori pubblici adeguatamente attrezzati e funzionalmente collegati agli ospedali con requisiti di un servizio ostetrico-ginecologico di un ospedale generale? I consultori e i poliambulatori italiani non hanno per nulla queste caratteristiche”.

E’ auspicabile, pertanto, che ci sia a tutela della donna il massimo delle provvidenze cautelative. Occorre abbattere pregiudizi ideologici, occorre spezzare le catene del silenzio, della solitudine e del disagio. Occorre sì valorizzare lo specifico territoriale dei consultori, ma anche riaffermare la loro centralità come luoghi di counseling e non come strutture medicalizzate, che viceversa non rispettano la precipua vocazione di essere opportune realtà sociali di base, capaci di creare idonee integrazioni a più livelli anche con i servizi del volontariato sociale.

I medici cattolici italiani auspicano che, invece di creare “strutture favorenti gli aborti”, attraverso operatività concrete, “si realizzino obiettivi di prevenzione di gravidanze indesiderate, di sconfitta dell’aborto facile e soprattutto di quello clandestino”.

“L’aborto a domicilio fa saltare le norme della legge 194 del 1978 – scrivono nel comunicato – lede la dignità delle donne e le espone a notevoli rischi di complicanze, anche gravi. Ne segue la grave irresponsabilità del disposto – su cui si potrà sussumere presso le Corti di pertinenza – nel favorire l’aborto farmacologico senza peraltro accompagnarlo con modi tecnici di prudenza e di assistenza”.

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    8 commenti

    1. filomena

      Per cominciare firmarsi come medici cattolici rende faziosa qualsiasi critica a questo provvedimento.
      Poi se si tratta di obiezioni di tipo clinico può avere un senso parlarne ma non per dire che la donna non è in grado di affrontare psicologicamente da sola l’esperienza in questione.
      Infine è chiaro che la cosa che più li preoccupa è che siccome praticamente la somministrazione della pillola non richiede il loro intervento si sentono esautorati dal potere di veto che gli offriva l’obiezione di coscienza.
      Faccio presente che prima dell’introduzione della legge 194, quando anche prescrivere contraccettivi era considerato “reato contro la stirpe”, molti dei medici che oggi si dichiarano obiettori di coscienza fino al giorno prima….non erano così convinti.

      1. Giannino Stoppani

        Insomma Filomena, qui plaudi alla possibilità di abortire sole come cagne, piegate in due sul cesso di casa, altrove invece ti lagni per la non adeguata assistenza ricevuta in ospedale dovuta ai troppi medici obiettori. Evviva la coerenza!

        1. filomena

          Le due cose non sono incoerenti. Le donne sono perfettamente in grado di decidere e affrontare situazioni del genere. Ciò non toglie che il servizio sanitario ha il dovere di garantire l’assistenza che prevede la legge 194. C’è un diritto da parte dei sanitari all’obiezione di coscienza ma non riguarda le strutture sanitarie che non si possono valere di questo diritto.
          In ogni caso gentilmente ti chiederei di non usare espressioni così volgari quando ti riferisci alle donne che hanno fatto scelte che tu non condividi. Non fa onore nemmeno a te.

          1. Giannino Stoppani

            Per parlare di “onore” bisogna averne titolo “cara mia”, titolo che però non ci si guadagna certo ricorrendo al mezzuccio di forzare l’interpretazione delle parole altrui nel verso che torna più comodo, ovvero, in questo caso, per permetterti di usurpare le auree vesti della difenditrice della “dignità” delle povere vittime (più o meno consapevoli) della medesima ideologia mortifera che tu propini .
            Non ci vuole certo un fenomeno di perspicacia per capire che usando l’espressione “sole come cagne”(che ti ricordo essere semplicemente il femminile di “soli come cani”) l’intenzione non è quella di biasimare la scellerata scelta delle povere donne, ma la quella mille volte più cinica e scellerata delle “istituzioni” le quali, sfruttando vergognosamente ancora una volta la stratosferica balla della cosiddetta “autodeterminazione”, decidono di abbandonarle a se stesse per risparmiare qualche decina di euro.
            Inutile aggiungere che, oltre a produrti nel tuo solito balordo tentativo di travisare i discorsi altrui a tuo uso e consumo, non sei riuscita a cavare un ragno dal buco, visto che, nonostante la tua penosa supercazzola sulla 194, la contraddizione tra plaudire l’aborto a domicilio ed esigere maggiore assistenza medica nelle strutture rimane lì granitica e irremovibile come la catena dell’Himalaya.
            Riprova, sarai più fortunata.
            P.S.: sei contento che io mi sia rivolto a te se tu come fossi una donna sul serio?!

      2. Eloisa

        D’accordo con te. Comunque è chiaro che il vero motivo è che permettendo la sommistrazione nei consultori, i medici cattolici perdono una parte del loro potere di veto, che si attua soprattutto tramite l’ostruzionismo in sede ospedaliera. Inoltre poiché la Ru486 ha tempi brevi di somministrazione, non oltre l’ottava settimana, fallirebbe anche la loro azione ostruzionistica diretta a far ritardare il più possibile la data dell’interruzione, in modo da poter sostenere meglio che si tratta dell’uccisione di un bambino. In effetti a sette settimane è il feto è ancora troppo piccolo e informe perché la donna possa convincersi di aver commesso un omicidio.
        Quanto al fatto di abortire da sole a casa, visto che comunque l’espulsione deve avvenire in maniera spontanea, non è che con il ricovero in ospedale si viene assistiti da qualcuno durante il fatto e anzi, la cosa, sinceramente, potrebbe anche essere una fastidiosa intrusione nella privacy. Quanto al fatto che non la RU, ma la compressa di misoprostolo che viene data il secondo giorno, per facilitare l’espulsione, può causare nausea e vomito e crampi, anche lì, non vedo in ospedale cosa potrebbero fare, ma soprattutto cosa fanno effettivamente in questi casi, visto che quando non sono in servizio i non obiettori, i medici obiettori alle volte si sono rifiutati di somministrare perfino gli antidolorifici alle pazienti che stavano espellendo embrioni o feti.

        1. Giannino Stoppani

          Constatata la figura di cacca, cambio nick al volo e… alé! Vai col tango!
          P E N O S O.

          1. filomena

            Non so a chi ti riferivi ma non a me che come vedi rispondo col mio nome. Chi poi sta facendo una figura di cacca sei tu che non avendo altri argomenti che la legge naturale e colpevolizzare quelle brutte assassine anzi criminali che legittimamente decidono di abortire, allora l’unica cosa da fare è attaccare le persone. Ma pensi veramente che mi interessi se tu pensi che io sia maschio o femmina?
            Io di solito mi preoccupo solo dell’opinione di chi stimo. Non rientri tra queste persone…

            1. Giannino Stoppani

              Legge naturale… colpevolizzare… brutte assassine… criminali… attaccare le persone…
              Sì, sì, come no, buonanotte bello mio!
              Senti un po’ ma chi credi di prendere per le mele?!
              Ah, ah, ah!
              P.S.: ma come, non mi stimi? Che delusione!

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