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«No, il maxi giacimento di terre rare in Svezia non salverà l’Europa dalla Cina»

Di Rodolfo Casadei
18 Gennaio 2023
L’analista Torlizzi sgonfia l’entusiasmo per la scoperta a Kiruna: «È poco di fronte al monopolio cinese nel settore. Impossibile decarbonizzare alla velocità imposta dall’Ue senza consegnarsi a Pechino»
La miniera di ferro di Kiruna, Svezia, gestita dalla compagnia statale Lkab, la stessa che il 12 gennaio scorso ha annunciato nella medesima regione la scoperta del più grande giacimento di terre rare d’Europa (foto Ansa)

Gianclaudio Torlizzi, analista dei mercati delle materie prime, è autore del libro Materia rara. Come la pandemia e il green deal hanno stravolto il mercato delle materie prime, che per primo ha lanciato l’allarme sull’instabilità delle catene di approvvigionamento e sulla fine dell’energia a basso costo già prima dello scoppio della guerra in Ucraina. A lui ci siamo rivolti per capire meglio l’impatto reale della scoperta di un grande giacimento di ossidi di terre rare a Kiruna, nell’estremo Nord della Svezia, notizia rilanciata con grande fanfara dal mondo politico e dai media, e per avere un quadro sintetico delle problematiche relative ai prezzi dell’energia e alla transizione ecologica.
«L’elettrificazione, l’autosufficienza e l’indipendenza dell’Unione Europea dalla Russia e dalla Cina inizieranno nella miniera», ha affermato il vice primo ministro e ministro dell’Energia e dell’Industria svedese Ebba Busch, commentando la notizia della scoperta del più grande giacimento di terr...

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