
Maturità 2015, preparala con noi. Esercitazione

Anche quest’anno tempi.it dedica uno spazio speciale alla preparazione dell’esame di maturità. Lo trovate qui e sarà in continuo aggiornamento (qui un tototema ragionato). Qui di seguito vi proponiamo un’esercitazione che include tutte e quattro le tipologie per l’esame di Stato. Domani vi faremo alcune proposte di svolgimento per qualche tipologia.
Tipologia A: analisi di testo
Ricordiamo che alla prima prova dell’Esame di Stato comparirà solo una possibilità per l’analisi di testo. Qui ne proponiamo due.
PRIMA SCELTA
Paradiso I, vv. 43-72
Fatto avea di là mane e di qua sera
tal foce, e quasi tutto era là bianco
quello emisperio, e l’altra parte nera, 45
quando Beatrice in sul sinistro fianco
vidi rivolta e riguardar nel sole:
aquila sì non li s’affisse unquanco. 48
E sì come secondo raggio suole
uscir del primo e risalire in suso,
pur come pelegrin che tornar vuole, 51
così de l’atto suo, per li occhi infuso
ne l’imagine mia, il mio si fece,
e fissi li occhi al sole oltre nostr’uso. 54
Molto è licito là, che qui non lece
a le nostre virtù, mercé del loco
fatto per proprio de l’umana spece. 57
Io nol soffersi molto, né sì poco,
ch’io nol vedessi sfavillar dintorno,
com’ferro che bogliente esce del foco; 60
e di sùbito parve giorno a giorno
essere aggiunto, come quei che puote
avesse il ciel d’un altro sole addorno. 63
Beatrice tutta ne l’etterne rote
fissa con li occhi stava; e io in lei
le luci fissi, di là sù rimote. 66
Nel suo aspetto tal dentro mi fei,
qual si fé Glauco nel gustar de l’erba
che ‘l fé consorto in mar de li altri dèi. 69
Trasumanar significar per verba
non si poria; però l’essemplo basti
a cui esperienza grazia serba. 72
Rispondi
Comprensione complessiva
– Parafrasa i versi riportati.
Analisi di testo
– Spiega i versi riportati mostrando il ruolo che Beatrice assume per Dante nel Paradiso.
– Nel Paradiso più volte Dante ricorre alla explanatio per argumenta exemplorum oppure a similitudini e paragoni con la realtà terrena per descrivere una situazione altrimenti non raccontabile a parole. Soffermati su questa modalità di racconto nei versi riportati.
– Il verbo «transumanare» è esemplare nel nuovo linguaggio di cui si avvale Dante nella terza cantica. Perché? Qual è il significato del verbo?
Approfondimenti e inquadramento generale.
– Scegli un episodio dell’Inferno, uno del Purgatorio e uno del Paradiso per documentare e dettagliare la specificità di ciascuna cantica.
SECONDA SCELTA
da IL DOLORE – da ROMA OCCUPATA 1.
“Mio fiume anche tu”
Mio fiume anche tu, Tevere fatale,
Ora che notte già turbata scorre;
Ora che persistente
E come a stento erotto dalla pietra
Un gemito d’agnelli si propaga
Smarrito per le strade esterrefatte;
Che di male l’attesa senza requie,
Il peggiore dei mali,
Che l’attesa di male imprevedibile
Intralcia animo e passi;
Che singhiozzi infiniti, a lungo rantoli
Agghiacciano le case tane incerte;
Ora che scorre notte già straziata,
Che ogni attimo spariscono di schianto
O temono l’offesa tanti segni
Giunti, quasi divine forme, a splendere
Per ascensione di millenni umani;
Ora che già sconvolta scorre notte,
E quanto un uomo può patire imparo;
Ora ora, mentre schiavo
Il mondo d’abissale pena soffoca;
Ora che insopportabile il tormento
Si sfrena tra i fratelli in ira a morte;
Ora che osano dire
Le mie blasfeme labbra:
“Cristo, pensoso palpito,
Perchè la Tua bontà
S’è tanto allontanata?”
Ora che pecorelle cogli agnelli
Si sbandano stupite e, per le strade
Che già furono urbane, si desolano;
Ora che prova un popolo
Dopo gli strappi dell’emigrazione,
La stolta iniquità
Delle deportazioni;
Ora che nelle fosse
Con fantasia ritorta
E mani spudorate
Dalle fattezze umane l’uomo lacera
L’immagine divina
E pietà in grido si contrae di pietra;
Ora che l’innocenza
Reclama almeno un eco,
E geme anche nel cuore più indurito;
Ora che sono vani gli altri gridi;
Vedo ora chiaro nella notte triste.
Vedo ora nella notte triste, imparo,
So che l’inferno s’apre sulla terra
Su misura di quanto
L’uomo si sottrae, folle,
Alla purezza della Tua passione.
Fa piaga nel Tuo cuore
La somma del dolore
Che va spargendo sulla terra l’uomo;
Il Tuo cuore è la sede appassionata
Dell’amore non vano.
Cristo, pensoso palpito,
Astro incarnato nell’umane tenebre,
Fratello che t’immoli
Perennemente per riedificare
Umanamente l’uomo,
Santo, Santo che soffri,
Maestro e fratello e Dio che ci sai deboli,
Santo, Santo che soffri
Per liberare dalla morte i morti
E sorreggere noi infelici vivi,
D’un pianto solo mio non piango più,
Ecco, Ti chiamo, Santo,
Santo, Santo che soffri.
Comprensione complessiva
– Sintetizza in un testo breve (massimo 5 righe) l’argomento della poesia.
Analisi di testo
– Analizza e spiega i contenuti tematici della poesia stanza per stanza.
– Lo stile di questa poesia è molto differente da quello dell’Allegria. Perché? Com’è la forma metrica? Prendi la prima strofa e conduci un’analisi stilistica per fare emergere gli aspetti retorici principali.
Approfondimenti
– L’ultima stanza è incentrata sul tema religioso. Approfondiscilo avvalendoti di altre poesie di Ungaretti.
– Ungaretti ama l’immagine dei fiumi. Approfondisci anche tramite altre poesie dell’autore.
Tipologia B: articolo di giornale o saggio breve.
Scegli la tipologia dell’articolo o del saggio breve. Assegna un titolo all’elaborato e indica una possibile collocazione. Nella redazione potrai riferirti alle informazioni e ai dati forniti qui di seguito integrandoli con altri di cui sei a conoscenza. Lunghezza: dalle 4 alle 6 facciate.
Ricordiamo che alla prima prova dell’Esame di Stato compariranno anche proposte dell’ambito socio-economico, storico-politico e tecnico-scientifico.
Ambito artistico-letterario: l’esperienza della Grande guerra raccontata nella letteratura.
Documenti:
a) “San Martino del Carso” di G. Ungaretti
Valloncello dell’Albero Isolato il 27 agosto 1916
Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro
Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto
Ma nel cuore
nessuna croce manca
È il mio cuore
il paese più straziato
b) “I fiumi”
Cotici il 16 agosto 1916
Mi tengo a quest’albero mutilato
Abbandonato in questa dolina
Che ha il languore
Di un circo
Prima o dopo lo spettacolo
E guardo
Il passaggio quieto
Delle nuvole sulla luna
Stamani mi sono disteso
In un’urna d’acqua
E come una reliquia
Ho riposato
L’Isonzo scorrendo
Mi levigava
Come un suo sasso
Ho tirato su
Le mie quattro ossa
E me ne sono andato
Come un acrobata
Sull’acqua
Mi sono accoccolato
Vicino ai miei panni
Sudici di guerra
E come un beduino
Mi sono chinato a ricevere
Il sole
[…]
Questi sono i miei fiumi
Contati nell’Isonzo
Questa è la mia nostalgia
Che in ognuno
Mi traspare
Ora ch’è notte
Che la mia vita mi pare
Una corolla
Di tenebre
c) Niente di nuovo sul fronte occidentale (1929; nel titolo originale Im Westen nichts Neues) è un romanzo autobiografico dello scrittore tedesco Erich Maria Remarque (1898-1970, pseudonimo in francese del vero nome dell’autore, ovvero Erich Paul Remark), incentrato sull’esperienza in trincea di un giovane soldato durante la Prima Guerra Mondiale.
“Questo libro non vuol essere né un atto d’accusa né una confessione. Esso non è che il tentativo di raffigurare una generazione la quale – anche se sfuggì alle granate – venne distrutta dalla guerra”.
Compagno, io non ti volevo uccidere. Se tu saltassi un’altra volta qua dentro, io non ti ucciderei, purché anche tu fossi ragionevole. Ma prima tu eri per me solo un’idea, una formula di concetti nel mio cervello, che determinava quella risoluzione. Io ho pugnalato codesta formula. Soltanto ora vedo che sei un uomo come me. Allora pensai alle tue bombe a mano, alla tua baionetta, alle tue armi; ora vedo la tua donna, il tuo volto, e quanto ci somigliamo. Perdonami, compagno! Noi vediamo queste cose sempre troppo tardi. Perché non ci hanno mai detto che voi siete poveri cani al par di noi, che le vostre mamme sono in angoscia per voi, come per noi le nostre, e che abbiamo lo stesso terrore, e la stessa morte e lo stesso patire… Perdonami, compagno, come potevi tu essere mio nemico? Se gettiamo via queste armi e queste uniformi, potresti essere mio fratello”.
d) Clemente Rebora. Viatico”
O ferito laggiù nel valloncello,
tanto invocasti
se tre compagni interi
cadder per te che quasi più non eri.
Tra melma e sangue
tronco senza gambe
e il tuo lamento ancora,
pietà di noi rimasti
a rantolarci e non ha fine l’ora,
affretta l’agonia,
tu puoi finire,
e nel conforto ti sia
nella demenza che non sa impazzire,
mentre sosta il momento
il sonno sul cervello,
lasciaci in silenzio
grazie, fratello.
Tipologia C: tema di Storia.
Sono trascorsi cent’anni dall’entrata dell’Italia nella Grande Guerra e settant’anni dalla conclusione della Seconda Guerra Mondiale. Documenta l’esperienza vissuta da chi ha partecipato alla guerra e ci ha lasciato testimonianze indelebili attraverso diari, testi poetici e narrativi che hanno raccontato la sofferenza di chi ha partecipato direttamente agli eventi. Mostra attraverso queste testimonianze come il secondo conflitto mondiale abbia rappresentato una totale novità perché ha coinvolto anche civili, non più soltanto soldati partiti per combattere.
Tipologia D: tema di attualità.
“Studiare non serve” sostengono oggi molti giovani. “Perché far fatica a studiare quando poi i soldi arrivano indipendentemente dalla cultura e dallo studio?”. Questa domanda sembra oggi sempre più diffusa tra i giovani e molto spesso sembra che sia stata trasmessa loro dal mondo degli adulti, dall’universo massmediatico e più in generale dai valori e dai modelli di riferimento della società in cui vivono. Che cosa pensi tu al riguardo? A che cosa serve studiare? A cosa serve la cultura? Quando studiare diventa interessante? Aveva ragione Dante quando affermava che tutti gli uomini desiderano conoscere o è più veritiera la posizione di quanti sostengono che l’uomo non ha bisogno della cultura? Argomenta adducendo prove e esemplificazioni, oltre che da letterati e/o filosofi da te affrontati, anche dalla tua esperienza personale, dal mondo massmediatico e dalla tua avventura scolastica di questi anni.
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