Matilde, alberto e i loro (15) figli

Di Emanuele Boffi
04 Aprile 2002
Matilde e Alberto d’estate lasciano la porta di casa sempre aperta. «Ci metto una tenda

Matilde e Alberto d’estate lasciano la porta di casa sempre aperta. «Ci metto una tenda – racconta Matilde – tentare di tenere chiuso è impossibile. Il via vai è perpetuo». Nel paesino di Monte Cremasco, a qualche chilometro da Crema, in una vecchia cascina ristrutturata vivono quattro delle prime famiglie che hanno dato inizio alla “Associazione Fraternità”. Ognuna di loro ha dei ragazzi in affido, ogni famiglia fa parte di una famiglia più grande che vive nello stesso cortile ma in abitazioni diverse. Se Matilde un giorno “proprio non ce la fa” può chiedere ad uno degli amici di accudirle i ragazzi e viceversa. Matilde e Alberto, dopo Andrea, hanno ospitato sotto il loro tetto una quindicina di ragazzi: tossicodipendenti, emarginati, zingari, vittime di abusi. Oggi hanno sette figli, e guai a fare distinzioni. «Per me sono tutti figli miei. Anche quelli che sono stati qui solo per due giorni erano figli miei», dice, senza possibilità di ulterirori repliche, Matilde. Nel cortile ci sono anche tre altri alloggi con ragazze madri e relativa prole. Totale degli abitanti della vecchia cascina: 35 (quelli delle quattro famiglie) più 9 (ragazze madri e figli).

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