
Morte Martini strumentalizzata. «Improponibile paragone con Eluana e Welby»
C’è ancora chi lo sostiene: «Il cardinale Martini ha rifiutato l’accanimento terapeutico». Addirittura Furio Colombo del Pd vuole una legge sul fine vita intitolata all’arcivescovo di Milano. Il giorno della sua scomparsa in tutti i titoli dei quotidiani si strillava che “Martini ha rifiutato l’accanimento terapeutico” e ormai la questione sembra essere assunta a verità incontestabile. Tanto che, solo per fare un esempio, durante l’ultima puntata dell’Infedele di Gad Lerner, dopo la lettura della lettera della nipote apparsa sul Corriere, il conduttore ha detto, più o meno, tali parole: «Questa è la miglior introduzione per presentare Marco Bellocchio, regista de La bella addormentata».
Uno stravolgimento (triplo) dei dati di fatto:
1. La lettera della nipote non parlava né di accanimento terapeutico né di eutanasia né di testamento biologico.
2. La vicenda Martini non è in alcun modo collegabile con quella di Eluana Englaro.
3. La bella addormentata parla di Eluana Englaro a senso unico, nascondendo sotto il tappeto i dati di fatto (come ci hanno spiegato sia Lucia Bellaspiga sia Ezia Tresoldi).
Non bastassero però gli articoli di tempi.it, si può leggere con attenzione l’intervista che appare sull’ultimo numero di Panorama a Gianni Pezzoli, direttore del centro Parkinson di Milano, che per dieci anni ha curato il cardinale.
Pezzoli ha detto a Carmelo Caruso di Panorama: «Non abbiamo staccato nessuna spina, e i paragoni con i casi di Eluana Englaro e di Piergiorgio Welby sono improponibili. L’evoluzione della morte del cardinale Carlo Maria Martini è stata più normale di quanto si lasci credere». Martini ha rifiutato l’accanimento terapeutico? «L’accanimento terapeutico non è mai stato attuato e non si può parlare di accanimento terapeutico nel suo caso, ha detto: “Non voglio andare oltre le terapie per bocca”, ma non ha mai rifiutato le cure. Non ho accompagnato il cardinale alla buona morte e la scelta di Martini sono in tanti a farla, senza clamore». Nel corso dell’intervista, Pezzoli ribadisce più volte il concetto: «Non ho accompagnato il cardinale all’eutanasia e averlo sedato è stata solo una scelta inevitabile per la tosse e la dispnea».
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