
Mario «si addormenterà». Come nel braccio della morte

Venti grammi basteranno: venerdì, Giornata mondiale del Malato, è stato tutto un titolare «trovato il farmaco per Mario», «scelto il farmaco che addormenterà Mario», «deciso il farmaco per Mario» come se non stesse bene sottolineare «per uccidere Mario». Anche perché il camionista marchigiano tetraplegico da 15 anni a causa di un drammatico incidente farà tutto da solo: gli basterà muovere il mignolo della mano destra per attivare l’autosomministrazione per infusione endovenosa del farmaco che lo «addormenterà per sempre», scrive il Corriere. «Dopo aver vinto tutte le battaglie legali per accedere al suicidio assistito, dopo aver scritto la storia sull’argomento del fine vita, ora ha vinto anche l’ultima resistenza e, quindi, la guerra intera», «ci sono, finalmente, tutti i tasselli che servivano», «quest’uomo sfinito ora potrà procedere quando vuole. Potrà chiedere a un medico di reperire e preparare il farmaco e andarsene, con la dignità per la quale si è tanto battuto».
Pentothal come nel braccio della morte
Ci siamo addormentati anche noi? Radicali e giornali esultano, “finalmente” «abbiamo un precedente», «svolta storica», «fine della burocrazia. Mario è libero», trovata la sostanza più «idonea». Si chiama tiopentone sodico, la sostanza che lo farà “addormentare”, “andarsene”, venti grammi basteranno, dice la commissione insediata dall’Asur Marche assecondando sostanza e dosaggio richiesto da Mario stesso: venti grammi per andare incontro a una morte «rapida e indolore». Venti grammi per uccidere. Come uccideva nel braccio della morte delle carceri di massima sicurezza dei 37 Stati americani per le esecuzioni capitali.
Il tiopentone sodico «è infatti più noto come Pentothal, ed è il potente barbiturico a rilascio immediato che negli Stati Uniti veniva usato per le condanne a morte prima che l’azienda produttrice – la Hospira – ne sospendesse la produzione», ha ricordato Francesco Ognibene nelle ore in cui regnava l’euforia per quello che non era più il “barbiturico delle esecuzioni”, ma solo “il farmaco che renderà libero Mario”. «L’Unione europea da allora vieta l’esportazione di prodotti equivalenti proprio ritenendolo un farmaco da usare solo per sedazione preoperatoria, sotto stretto controllo medico».
«E se non funziona? Chi uccide? Chi salva?»
Nel 2011 il Corriere stesso commentava la notizia della sospensione della produzione in Italia del tiopentone intervistando i responsabili delle rianimazioni pediatriche dei più importanti ospedali italiani: «La colpevolizzazione del tiopentale, legata a un uso fatto in alcuni Stati per la deprecabilissima pena di morte, è davvero troppo», spiegavano i direttori parlando di un farmaco «insostituibile e addirittura salvavita». Un farmaco che ora qualcuno dovrà accettare di somministrare in dosi e a scopo letale proprio come in carcere e nei paradisi dell’eutanasia, Olanda e Belgio dove muoiono oltre 7 pazienti al giorno uccisi da un’iniezione endovenosa di tiopentale sodico seguita o meno da quella di un farmaco a base di curaro che provoca la paralisi muscolare. Mistero sulla macchina azionata dal mignolo, decine le domande a cui rispondere. Ancora Ognibene:
«Basti pensare al possibile fallimento della procedura: chi si occuperebbe di sopprimere Mario? O di salvarlo? E di fronte alla sofferenza inimmaginabile cui sarebbe sottoposto cosa andrebbe fatto? Chi si assume la relativa responsabilità? Rilevante, poi, che la Giustizia americana abbia escluso il Pentothal dai bracci della morte. Ora lo adotterebbe la sanità italiana? E la macchina per consentire al paziente di autosomministrarselo qual è? Chi la individua? Il Servizio sanitario dovrebbe acquistarla? Con che soldi? Quale procedura esatta andrebbe seguita? Dove? E il Comitato etico dell’Asur Marche su tutte queste domande non dovrà ancora pronunciarsi? Il personale sanitario è disponibile a somministrare un anestetico in dosi letali? E chi lo tutela se le cose non andassero come previsto?».
Dalla “barbarie” alla “liberazione dignitosa”
Questa settimana è arrivato in aula alla Camera il testo unificato sul suicidio assistito: un mostro giuridico letale per i disabili ipocritamente e fumosamente denominato “Disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita” che divide i malati dalle famiglie, esautora i medici e affida potere di vita e di morte ai giudici. La prossima settimana la Consulta si pronuncerà sull’ammissibilità del quesito referendario per depenalizzare l’omicidio del consenziente, anche qui ipocritamente ribattezzato referendum per l’eutanasia legale.
In questa competizione infinita in direzione della morte e non dell’aiuto a chi soffre quale sarebbe la differenza tra esecuzione capitale e dolce morte autosomministrata? La prima è involontaria e la seconda no? Come fa la stessa sostanza e una non dissimile procedura a chiamarsi in carcere “barbarie” e in una struttura del servizio sanitario nazionale “liberazione dignitosa”? Al momento sembra bastare un po’ di maquillage lessicale: Mario si addormenterà, se ne andrà, basteranno venti grammi di Pentothal, un farmaco “salvavita”.
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!