Il sindaco di Carloforte in carcere preventivo da otto mesi. I legali: «In queste condizioni non può difendersi»

Di Francesco Amicone
11 Giugno 2013
Il caso di Marco Simeone, politico e imprenditore amico del governatore sardo Cappellacci (a sua volta indagato), da otto mesi in prigione senza processo per fatti di dieci anni fa

Marco Simeone, imprenditore, sindaco di Carloforte, comune dell’Isola di San Pietro, a sud della Sardegna, da otto mesi è in carcere in attesa di processo. Accusato di bancarotta, è detenuto al Buoncammino di Cagliari, una delle case circondariali più duramente messe alla prova dal sovraffollamento. Per due anni ha continuato a fare il sindaco “indipendente” della piccola cittadina sarda dove risiede, senza sapere che sul fallimento della sua azienda, Sept Italia, dichiarato nel 201o, la procura di Cagliari aveva aperto un’inchiesta. Fra i 15 rinviati a giudizio con l’accusa di bancarotta (anche l’amico e governatore della Sardegna, Ugo Cappellacci), Simeone è l’unico dietro le sbarre.
«Si tratta di una situazione insostenibile», si sfogano gli avvocati del sindaco di Carloforte, Guido Manca Bitti e Salvatore Casula. «In queste condizioni non può difendersi». Una carcerazione preventiva di otto mesi per una bancarotta non l’avevano mai vista nelle loro lunghe carriere. «Siamo molto preoccupati per Simeone. Come si può difendere un imprenditore accusato di operazioni risalenti a dieci e quindici anni fa, quando non abbiamo a disposizione nemmeno un tavolo per analizzare decine di faldoni?».
Gli avvocati cagliaritani parlano con l’assistito con le sedute e i minuti contati, senza computer, in un gabbiotto di tre metri quadrati («a dir tanto»), dove uno dei due legali è costretto a stare in piedi per fare posto a tutti. «E ciò avviene in un processo che ricopre reati specifici accaduti in un arco temporale di 13 anni, con 21 capi d’imputazione e 15 persone indagate. Come possiamo assicurare la difesa dell’imputato in questa situazione?».

Ci sono altri carcerati che vivono nella stessa situazione di Simeone.
Si parla di detenuti in via preventiva, nella maggior parte dei casi. Nel caso di Simeone siamo di fronte a una misura irragionevole. Non si capisce quali esigenze cautelari potrebbe avere la sua detenzione preventiva, a due anni di distanza dal dichiarato fallimento, per fatti che risalgono ad anni precedenti. Dopo che il Gup ha rigettato l’istanza di scarcerazione, siamo andati in Cassazione, e dobbiamo aspettare gli inizi di luglio. Una cosa un po’ anomala, un tempo d’attesa di quattro mesi per un ricorso di questo tipo.

C’è un accanimento verso il sindaco di Carloforte? C’entra qualcosa l’amicizia fra Simeone e il presidente della giunta sarda, Ugo Cappellacci?
I fatti parlano da soli. Da otto mesi Simeone è in carcerazione preventiva sulla base di accuse che non motivano la necessità di tenerlo in custodia cautelare.

A quando risalgono i fatti per i quali Simeone è sotto accusa?
La contestazione della procura copre un arco temporale di 13 anni. Dal 1996 al 2010, quando la Sept Italia viene dichiarato fallita. Era una società di grossissime dimensioni, con centinaia di dipendenti e milioni di fatturato. Simeone viene arrestato nell’ottobre del 2012, in prossimità della conclusioni delle indagini e a due anni dal fallimento della società. Ci chiediamo che cosa sia successo in questi due anni, tale da far sorgere l’esigenza di una misura cautelare.

Perché è stato incarcerato?
Soprattutto per evitare che reiterasse il reato. Ma di quale reato parliamo? Della bancarotta fraudolenta? Simeone potrebbe reiterare il reato in una società già fallita? Le obiezioni dei pm sono state incentrate anche sulla possibilità che si avvalga di prestanomi a cui intestare queste società. Supposizioni e ipotesi senza riscontri, per quale ragione non potrebbe usare prestanomi anche dal carcere?

Non è a capo di altre società?
I pm hanno fornito tutto un elenco, che, per dirla tutta, comprendeva tre società già fallite e addirittura una appartenente al ministero dell’Economia. Simeone è proprietario, ancora, di una sola azienda. Ma la metterà in liquidazione appena uscirà dal carcere. Se si vuole evitare che commetta il reato attraverso altre imprese, in ogni caso, basterebbe interdirlo dall’attività imprenditoriale, come è previsto dall’articolo 290 c.p.p.

Quali sono le altre motivazioni per cui il tribunale di Cagliari si è opposto alla scarcerazione di Simeone?
Inquinamento delle prove e pericolo di fuga. Nel primo caso, basti dire che è stato arrestato già in conclusione di indagini, dopo due anni dal dichiarato fallimento: che cosa avrebbe potuto inquinare? Nel secondo, se Simeoni voleva fuggire, l’avrebbe fatto prima di essere arrestato. Poi, per sottolineare la necessità che resti in carcere, viene anche accusato l’argomento dei “gravi” precedenti penali: un ritardato versamento delle ritenute previdenziali ai dipendenti (fatto collaterale al fallimento) e un abuso edilizio ereditato dal nonno sanato con un’ammenda di 160 euro.

Perché il sindaco di Carloforte non parla con i magistrati?
Perché un imprenditore non può ricordare operazioni di anni fa, prima di controllare ogni dettaglio. Non è accusato di un solo fatto, ma di molte azioni particolari. Il pericolo di dire una stupidaggine è altissimo. In questa situazione nemmeno noi avvocati siamo messi in grado di difenderlo. Abbiamo faldoni e faldoni che non possiamo consultare assieme, fra i quali si trovano cinque versioni della perizia del consulente tecnico del pubblico ministero e due relazioni del curatore fallimentare. E noi dovremmo riuscire a studiare tutti questi incartamenti, preparare una compiuta difesa in tre metri quadrati, senza tavolo, computer, senza poter ordinatamente fare una riunione con i nostri consulenti tecnici?

Cosa chiedete?
Un giusto processo. Marco Simeone ha bisogno di verificare le operazioni finanziarie effettuate anni fa, cercare testimoni, verificare atti, fornire materiale difensivo. Ha bisogno di potersi difendere, un diritto garantito dalla Costituzione, e non può farlo dal carcere, in queste condizioni.

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2 commenti

  1. ragnar

    Questa é la prova che se sei odiato da qualcuno che ha per amico un pm, in Italia non hai scampo

    1. Mules

      Sottoscrivo (per esperienza..)
      Via da questa sottospecie di paese di merda!

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