Maometto, profezia e violenza

Di Samir Khalil Samir
27 Novembre 2003
I disagi sociali, le occupazioni, le “guerre imperialiste” eccitano l’odio che il popolo islamico da secoli conserva nei confronti dell’Occidente

I disagi sociali, le occupazioni, le “guerre imperialiste” eccitano l’odio che il popolo islamico da secoli conserva nei confronti dell’Occidente e di Israele, ma non si può sostenere che siano la causa del terrorismo. Sono piuttosto provocazioni per il fondamentalismo che nell’islam ha una lunga tradizione. Spesso sono gli imam a pronunciare le invettive più veementi contro ebrei e cristiani. Se la maggioranza dei musulmani ha ormai superato l’approccio violentemente antioccidentale, nelle scuole religiose ufficiali questo discorso trova ancora legittimazione. Occorre ricordare anche che l’uso della violenza non è escluso a priori dal Corano e dalla vita di Maometto. Siccome non esiste un’autorità unica per tutti i musulmani, tocca agli imam stabilire per il loro gruppo di riferimento se il momento contingente (nel caso della Palestina come nel caso della Turchia o dell’Irak) richieda o meno il ricorso al jihad contro il nemico. Bin Laden stesso è visto come un musulmano pio, devoto, ascetico, così come molti leader di Al Qaeda sono imam legittimati. Storicamente tutti i popoli hanno utilizzato la violenza quando si sono sentiti autorizzati a farlo. L’Occidente ha avuto bisogno del Vangelo e di una presa di coscienza di secoli per arrivare alla posizione di un Giovanni Paolo II che dice che la guerra non potrà mai risolvere i problemi e non rappresenterà mai il male minore. Per l’islam una simile maturazione è più difficile perché l’estremismo ha la sua radice nella dottrina.
Dobbiamo combattere una vera e propria battaglia culturale con due obiettivi: sradicare la giustificazione della violenza dalla fede islamica e insegnare alle masse musulmane la distinzione tra politica e religione. La critica dell’islam è uno dei cardini del dialogo internazionale e dell’integrazione. Il pericolo che il terrorismo islamico si diffonda anche in Italia è reale e comprovato, ma la presenza della minoranza fondamentalista radicale ne rappresenta la componente minore. Il fattore più minaccioso è il cosiddetto “pensiero debole”, il relativismo. In nessun caso di fronte alla presenza musulmana in Europa si può cedere sui principi fondamentali della civiltà occidentale: l’uguaglianza tra uomini e donne, la democrazia, i diritti dell’uomo. Altrimenti perché non si dovrebbe cedere su tutto? La politica è realismo pieno di una visione e la visione più aperta mi pare quella cristiana: disponibilità a tutti gli uomini ma anche un esame caso per caso, fino ad una chiara presa di posizione: “per questo non c’è problema, questo invece non le ammetteremo mai”.
Padre Samir Khalil Samir, islamologo e teologo

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.