Manovra. È arrivata la lettera dall’Ue e c’è poco da stare allegri

Di Leone Grotti
22 Ottobre 2019
Anche quest'anno Bruxelles chiede chiarimenti all'Italia sulla finanziaria. Il governo e i giornali minimizzano per portare avanti la balla della luna di miele con le istituzioni europee, ma «si rischia lo scontro proprio come dodici mesi fa»
moscovici dombrovskis ue

Ci sarà anche un nuovo idilliaco rapporto tra Italia e Unione Europea, ma intanto stamattina è arrivata puntuale la lettera della Commissione europea che chiede chiarimenti sulla manovra. Il Corriere, che l’anno scorso aveva fatto fuoco e fiamme per sottolineare che il governo di Matteo Salvini e Luigi Di Maio stava portando il nostro paese fuori dall’Europa, si è affrettato a sottolineare che si tratta della «solita lettera che dà inizio al confronto tecnico con la Commissione europea». E questo nonostante «i numeri del governo M5S-Pd non sono molto diversi da quelli del precedente esecutivo M5S-Lega». Questa volta, però, niente allarme né scandalo internazionale. Solo routine.

LA MANOVRA SFORA DI 12 MILIARDI

Eppure, come spiega Repubblica, il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri «ha disegnato una manovra oltre i limiti delle regole della zona euro con un deterioramento del saldo strutturale dello 0,1% anziché una sua correzione dello 0,6%». Nonostante balli una differenza di 12 miliardi, assicura ancora Repubblica, «la lettera è decisamente soft». Nella missiva si legge comunque che «il piano dell’Italia non è conforme ai parametri di riferimento per la riduzione del debito nel 2020». La Commissione richiede dunque «ulteriori dettagli per capire se c’è un rischio di deviazione significativa».

«NON BASTA CACCIARE SALVINI»

Il premier Giuseppe Conte si è affrettato a ribadire che «non siamo assolutamente preoccupati», intanto però nel secondo trimestre il debito pubblico è schizzato al 138% del Pil e qualcuno inizia a temere che la sbandierata tranquillità di esponenti del governo e giornali è del tutto ingiustificata. Stefano Folli, ad esempio, ammette su Repubblica che

«è la prima volta che un esecutivo appena nato – meno di due mesi fa – risulta essere così sfilacciato, privo di qualsiasi collante politico, non diciamo di un’idea condivisa del futuro. È il suo vizio d’origine, essendo nato unicamente per evitare le elezioni e guadagnare tempo. Ora invece la realtà impone i suoi diritti, mentre anche l’Unione compie i consueti passi volti a conoscere il senso e le coperture di una manovra confusa: segno che la benevolenza europea, di cui qualcuno si dichiarava sicuro in cambio della cacciata di Salvini, si sta esaurendo in fretta».

LA LUNA DI MIELE CON L’UE NON È MAI COMINCIATA

Ma forse sarebbe meglio dire che la luna di miele in realtà non c’è mai stata: l’ex premier Paolo Gentiloni, nominato commissario all’Economia, è stato subito azzoppato e posto sotto la tutela del falco Valdis Dombrovskis. L’intesa sui migranti sbandierata inizialmente dal governo Conte è naufragata ancora prima di essere firmata. Nessuna solidarietà, insomma, nessun posto al sole nella Commissione europea. Ora i giornali fanno a gara ad assicurare i lettori che Bruxelles consentirà a Roma di fare più deficit. In cambio della defenestrazione di Salvini avremo più flessibilità, si legge tra le righe, ma qualcuno inizia a dubitarne.

Come riporta la Stampa, «i conti della manovra non tornano. È per questo che la Commissione europea non ha potuto fare a meno di evitare di scrivere una lettera in cui chiede chiarimenti al governo italiano». I problemi sono due: «Da un lato la flessibilità non è stata ancora concessa ufficialmente. E dall’altro ci sono i conti del 2019. È vero che l’Ue consente un margine annuo dello 0,5%, ma nel biennio lo scostamento medio non deve essere superiore allo 0,25% annuo. E qui Bruxelles farà notare a Roma che anche nel 2019 c’è una deviazione (seppure inferiore) dalla raccomandazione, che chiedeva un taglio dello 0,6% del deficit strutturale. La Commissione chiede inoltre chiarimenti su alcune misure, in particolare quelle per la lotta all’evasione fiscale».

«SI RISCHIA LO SCONTRO COME 12 MESI FA»

Come il governo pensi di ricavare sette miliardi dalla lotta all’evasione fiscale è un mistero per tutti, sia in Italia che in Europa. Conte minimizza la lettera europea ma, continua la Stampa, «in realtà si tratta di un atto formale che, potenzialmente, potrebbe portare anche alla bocciatura preliminare della Finanziaria, come successo lo scorso anno con la manovra del popolo firmata dal governo Lega-M5S. Diverse fonti assicurano che quest’anno non succederà perché “il clima con il nuovo governo è positivo”». Ma nessuno ne ha la certezza, soprattutto perché la manovra potrebbe subire diverse modifiche in Parlamento. Allora, scrive Repubblica, «la situazione potrebbe complicarsi e l’impalcatura messa in piedi dal Tesoro crollare. Con il rischio di tornare allo scontro e alle minacce di commissariamento con una procedura di infrazione europea sul debito. Insomma, le ostilità tra governo e Commissione si riaprirebbero con conseguenti danni da miliardi di euro, bruciati dai mercati causa spread. Proprio come dodici mesi fa». Con tanti saluti alla luna di miele e all’illusione che la cacciata di Salvini dal governo abbia cambiato l’Europa.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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