Il vero frutto avvelenato della pianta fiorita su Tangentopoli è toccato alla politica, sempre più stritolata tra furia populista e governi tecnici
Protesta contro corruzione e Camorra davanti al palazzo del Comune di Napoli, 16 settembre 2021 (foto Ansa)
Tangentopoli è stato il grande bivio della storia politica italiana, il suo momento giacobino. I suoi effetti sono noti: distruzione del sistema politico; decapitazione delle élite eredi del Dopoguerra; protagonismo politico e impermeabilità allo scrutinio pubblico della magistratura; ingresso dell’Italia in un mondo globalizzato e senza divisioni politiche precise; crescente dipendenza dai vincoli finanziari ed europei. Ma gli effetti di Tangentopoli non sono stati soltanto politici o geopolitici, ma anche psicologici e istituzionali.
Psicologici perché gli italiani hanno individuato nella politica il nemico, il capro espiatorio, una professione deprecabile da sottoporre ad una reiterata palingenesi. Effetti che si sono dispiegati nel lungo periodo: dai “manager e gli imprenditori in politica” di Silvio Berlusconi, al Vaffa del popolo viola e di Beppe Grillo, dal “Roma ladrona” della Lega Nord fino al “facce nuove” di Matteo Renzi. Per la classe politica italiana non c’è sta...