Mai tanta criminalità in Francia come sotto il governo Jospin

Di Rodolfo Casadei
07 Febbraio 2002
Non sono lo stop alla diminuzione del tasso di disoccupazione né il rallentamento

Non sono lo stop alla diminuzione del tasso di disoccupazione né il rallentamento della crescita economica a minacciare le chances di Lionel Jospin di sottrarre a Jacques Chirac la poltrona di capo dello Stato alle presidenziali di aprile, bensì l’impennata dei tassi di criminalità negli ultimi due anni del suo governo. I numeri ufficiali parlano chiaro: nel 2001 i delitti hanno toccato la quota record di 4.061.792, con un incremento del 7,7 per cento rispetto al 2000, che già aveva registrato un forte incremento dei reati nel confronto con l’anno precedente (+ 5,7 per cento). Particolarmente preoccupanti due fatti collegati a questi dati: il numero di minorenni autori di reati ha raggiunto la cifra record di 177mila (con un forte incremento rispetto al 2000 fra i minorenni sotto i 13 anni) e l’incremento percentuale più forte dei tassi di criminalità si è registrato nelle campagne, che cominciano ad assomigliare alle grandi città quanto a condizioni di insicurezza.

I commenti dei politici, ovviamente, sono contrapposti: la destra e l’estrema destra attribuiscono l’andamento al “lassismo” del governo, soprattutto nei riguardi dei giovani; Jospin lo attribuisce «all’erosione dell’autorità parentale e alla destrutturazione sociale ereditata da decenni di disoccupazione». Le proposte della destra comprendono l’istituzione di centri correzionali e riformatorî con poteri accresciuti e la privazione degli assegni familiari alle famiglie dei ragazzi recidivi; l’estrema destra propone di abbassare l’età della responsabilità penale a 10 anni; la sinistra in parte punta sui centri correzionali con poteri rafforzati, in parte si accontenta di slogan. «La delinquenza –ammonisce Arlette Laguiller, candidata alle presidenziali per Lutte Ouvriére- è il problema di una società fondata sul denaro, che esalta la riuscita sociale, l’individualismo e la capacità di guadagnare. Il problema è insolubile in una società in cui sono scomparsi i grandi partiti operai che difendevano il senso della collettività nei quartieri popolari». Sembra incredibile, ma questa dichiarazione è datata 31 gennaio 2002.

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