
«Mai sentito un’economia tartassata e prospera insieme», dice il fautore del boom reaganiano. Solo l’Italia non lo ha ancora capito
Non si fa ripartire un’economia a furia di tasse. Semmai di solito è vero il contrario: una economia si fa ripartire alleggerendo la pressione fiscale. E questo vale a maggior ragione in un paese stra-tassato come l’Italia. Parola di Arthur Laffer, autore della celebre curva che porta il suo nome (riprodotta qui sopra in una approssimazione pubblicata da BlakWolf su Wikipedia) e che lo rese artefice, da consigliere economico di Ronald Reagan, dello spettacolare boom americano degli anni Ottanta.
PASSATA LA LINEA. «Avevamo ritmi cinesi, l’8-9% l’anno», ricorda l’economista di Stanford nella bella intervista che appare oggi su Repubblica. E tutto grazie a quella intuizione: la curva di Laffer. «È una parabola», spiega lui. «Se si aumenta troppo l’imposizione, le entrate fiscali anziché salire crollano. Le aziende chiudono, si perde la spinta a intraprendere attività economiche». Sembra il ritratto dell’Italia. Il nostro paese infatti secondo Laffer ha urgente bisogno di «identificare il punto oltre il quale la tassazione diventa dannosa»: è stata questa la chiave del successo di Reagan. «In Europa, e in Italia in particolare – insiste Laffer – è stato superato ampiamente il livello di equilibrio, il punto oltre il quale se si aumentano le tasse diminuiscono le entrate dello Stato. Si insegue un pareggio di bilancio che non si raggiunge mai e si seminano disoccupazione e malcontento sociale». «Mai sentito di un’economia tartassata e prospera insieme».
MENO STATO. «Bisogna riconoscere una volta per tutte che gli eccessi tributari sono dannosi per l’economia. Non c’è bisogno di ulteriori dimostrazioni», sintetizza l’economista. Perciò le cose da fare subito sono chiarissime. «Primo: pagare meno ma pagare tutti», spiega Laffer. «Tagliando i benefit sui ricchi si può arrivare ad un’aliquota percentuale unica, tutt’al più due come facemmo con Reagan, e il gettito totale aumenta». Secondo, continua l’anima del reaganismo, «va ridotto il perimetro delle attività statali, serve un cambio culturale».
È una visione tanto semplice quanto lontana dalla realtà del nostro paese. «Lo Stato – dice Laffer a Repubblica – deve garantire autostrade e scuole uscendo da una miriade di attività. E deve usare criteri privatistici nelle attività che mantiene: un docente bravo va pagato di più di uno scarso. È importante come si spende il denaro, non solo quanto se ne raccoglie». Sì ma il nostro bel welfare assistenziale? È proprio questo il cambio culturale di cui parla Laffer: in Italia «fra sussidi e provvidenze, spesso conviene vivere col welfare, smentendo quello che diceva Kennedy: il miglior welfare lo dà uno Stato che ti induce a cercare un lavoro».
«TOCCA AI GOVERNI AGIRE». Anche il Corriere della Sera, nell’editoriale di oggi firmato da Alberto Alesina e Francesco Giavazzi, ricorda a Renzi che «per far riprendere lo sviluppo nei Paesi dell’euro sarebbe necessario un taglio delle imposte coordinato fra tutte le nazioni e finanziato tramite acquisti di titoli di Stato da parte della Bce». È vero che sono stati promessi ingenti investimenti nelle infrastrutture «ma, dati i tempi necessari per avviare questi progetti, servono a poco nell’immediato», notano i due. «Per far ripartire in tempi brevi la domanda c’è un solo modo: ridurre permanentemente la pressione fiscale».
Con il massimo sforzo possibile la Bce di Mario Draghi è riuscita a mettere a segno «un significativo deprezzamento dell’euro sul dollaro (da oltre 1,39 in primavera a meno di 1,29 oggi) che aiuterà le esportazioni». Tuttavia «è difficile aspettarsi di più dalla politica monetaria. Ora tocca ai governi agire», insistono Alesina e Giavazzi.
ALTRO CHE MILLE GIORNI. Difficile immaginare un taglio delle imposte coordinato fra i vari paesi membri dell’Ue? Amen. Il problema è talmente urgente, secondo i commentatori economici del Corriere, che l’Italia dovrà procedere da sola. E in fretta, altro che i mille giorni chiesti da Renzi. Al Consiglio europeo convocato (dallo stesso premier italiano) per ottobre il governo «deve arrivare avendo fatto tre cose». La prima delle quali per Alesina e Giavazzi è proprio «una riduzione aggressiva delle imposte: da un lato aumentando e rendendo permanenti gli 80 euro di maggio, ed estendendo la platea di cittadini che ne beneficiano; dall’altro, riducendo le tasse sul lavoro». Per un taglio totale di circa 30 miliardi.
La copertura? 10 miliardi subito, il resto nei 2-3 anni a seguire. E «ridurre da subito le spese di 10 miliardi – spiegano Alesina e Giavazzi – non è impossibile: si può iniziare dalle proposte del commissario Carlo Cottarelli. È un piano che porterebbe il nostro deficit oltre la soglia del 3% per un triennio. Non saremmo soli. Francia e Spagna sono già oltre quel limite: sopra il 4 la Francia, 5 la Spagna». E visto che lo sforamento del tetto del deficit allarmerà i mercati, occorre “dare un segnale” di flessibilità affrontando rapidamente la riforma del lavoro. È così che la Germania ha posto le basi della propria solidità negli anni di Schröder.
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8 commenti
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ricetta semplice e certamente efficace, ma non applicabile in Italia poichè qui vivono i responsabili dello sfacelo materiale e morale, ovvero le sinistre che hanno coltivato miriadi di clientele con il voto di scambio e piuttosto di mollare l’osso porteranno questa nazione nel baratro, a meno di una vittorioso guerra civile contro i rossi al fine di spazzarli dalla faccia della terra. Altra soluzione non esiste.
Dire che le sinistre hanno coltivato il voto di scambio e’ errato perché con la destra di Berlusconi hanno condiviso oltre un ventennio di voti di scambio, di soldi pubblici buttati in costruzioni inutili ecc. Invece di dare la colpa a questo o quello perché non cambiamo mentalità, come Popolo, ed impariamo a fare meno i furbi e pensiamo “forse continuando a fare il Furbo prima o poi ci rimetterò anch’io ?!” Pensiamo alla Valanga di Soldi, Finanziamenti arrivati dall’Europa, che in Tanti hanno usato per ristrutturarsi casa in posti rurali o per costruire capannoni, atti ad ingrandire aziende..che dopo poco sono state trasferite in Romania, lasciando disoccupati in Italia, e affittando il capannone a un grande supermercato a prezzi da capogiro.. Di Furbi l’Italia e’ piena Zeppa!!! Oppure altra furbata, fatta fino a qualche anno fa, pagare il datore di lavoro per far aumentare gli ultimi stipendi, prima della pensione, per prendere più di quanto versato in contributi perché il sistema previdenziale…allora lo permetteva. Renzi dovrebbe tagliare tanta roba ..a cominciare da certe pensioni…
si tutto bello. però per far andare bene le cose bisogna che ci sia una cosa sconosciuta che si chiama responsabilità: non la coscienza di chi governa ma il bastone del controllore pronto a vergare la schiena se sbagli. a chi risponde la classe dirigente italiana? agli elettori con le preferenze? il batman romano era mister preferenze! ne devono rispondere alla fede perché timorati di Dio, con i preti come vigili? per favore lasciamo perdere. l’unica soluzione è il finanziamento privato ai partiti. così chi mette i soldi non si farà prendere in giro.
Eccellente articolo, di semplice e umano buon senso; quindi molto raro, oggi.
Il forte taglio delle tasse (e degli sprechi) diede modo a Reagan di avviare il più grande boom economico della storia, che innescò l’altro grande boom degli anni ’80 in Europa, Italia compresa.
E, per soprammercato, permise di vincere la Guerra Fredda senza sparare un colpo.
E’ bene ricordarlo ai tanti smemorati per opportunismo.
I due presidenti citati, Kennedy e Reagan, guarda caso furono entrambi oggetto di attentati.
NB: dopo Reagan, la Finanza Apolide di Wall Street e i colossi multinazionali (militare, farmaceutico, dell’alimentazione omologata, ecc.ecc.) ripresero il controllo sui presidenti, che a partire da Bush padre, Clinton, ecc. ricominciarono una politica estera ed economica più orientata ai Grandi Interessi.
Le industrie militari e farmaceutiche fatturano di più quando c’è guerra nel mondo !
E anche l’ONU, che fra vertici, mediazioni e trattati può distribuire stipendi dorati alle sue varie Boldrini ecc.
Con la pace, è tutta gente che dovrebbe cercarsi un lavoro.
La curva di Laffer e’ bellissima, ma applicarla in Europa (che fiscalmente non esiste) e’ un discorso più complicato. Inoltre il suo apice – la percentuale di tassazione socialmente accettata – varia da cultura a cultura. Infine, Laffer dovrebbe anche dire che la reaganomics – complice anche una maggiore globalizzazione – ha “terzomondizzato”
la società USA colpendo la classe media (quello che avverra’ in Europa con il collasso del walfare). Inoltre la crescita di Reagan – drogata anche da enormi spese militari, che hanno contribuito a mantenere la spesa pubblica USA elevata – ha incentivato la gigantesca bolla di liquidità di cui paghiamo ancora le conseguenze. Insomma, non è tutto oro quello che luccica.
Caro Cisco, forse tu eri molto giovane all’epoca; io c’ero.
Le famose “spese militari” di Reagan riportarono -dopo decenni- gli armamenti al livello dei sovietici, e servirono come deterrente, finché il Soviet, rassegnato, dopo Breznev, Andropov e Cernenko si rassegnò a eleggere un giovane riformatore, tale Gorbaciov, che prese atto del fallimento dell’economia marxista e infine liquidò tale aberrazione.
Le spese militari – che gli USA si potevano permettere proprio grazie al boom economico – servirono a riportare i sovietici alla trattativa sul disarmo reciproco, che portò anche alla rimozione dei tanto odiati Euromissili da ambo le parti.
NB: prova a chiedere a Polacchi, Estoni, Lituani, Lettoni, Cechi, Slovacchi, Ungheresi, ecc.ecc.ecc. se erano più liberi prima o dopo di Reagan
La bolla di liquidità è stata creata dopo Reagan, nell’interesse degli Apolidi di Wall Street, i quali peraltro continuano nella loro “disinformazia”; ovvio, per loro Reagan fu una sciagura !
@Alberto Dalla Villa
La mia non era una critica politica, ma soltanto economica: la supply-side economics su cui si basava la reaganomics non ha diminuito il debito pubblico, ciò che invece ci si sarebbe aspettati da un governo liberale. E ha peggiorato la situazione della middle class. Riguardo alle spese militari non ho granché da obiettare, ma l’articolo parla di tassazione e spesa pubblica.