Madrid, battaglia contro la mostra d’arte femminista che invita a bruciare le chiese

Di Benedetta Frigerio
13 Novembre 2014
Fiammiferi anti-cattolici e santi «idioti». Per il direttore del museo nazionale Regina Sofia (denunciato per istigazione alla violenza) l'iniziativa contribuisce a sviluppare un «pensiero critico»

mostra blasfema«L’unica Chiesa che illumina è quella che brucia. Contribusici!». È la scritta che compare sopra un pacchetto di fiammiferi inserito come opera d’arte all’interno della mostra “Un saber realmente útil”, allestita due settimane fa al Museo nazionale Regina Sofia di Madrid dal collettivo femminista Mujeres públicas. Realizzata con il sostegno dell’Unione Europea, l’esposizione servirebbe «a sostenere il pensiero critico», ha spiegato il direttore del museo Manuel Borja-Villel.

I SANTI «IDIOTI». Oltre alla citata scatola di fiammiferi, fra le “opere” esposte c’è anche un’immagine della Vergine Maria insieme ad alcuni santi con sopra scritto «idioti», e compaiono slogan a favore dell’aborto e la preghiera del Padre nostro rivisitata così: «Padre nostro, concedici il diritto di decidere del nostro corpo e la grazia di non essere né vergini né madri». Borja-Villel, però, è convinto che la mostra rappresenti «un importante catalizzatore per il pensiero e il dibattito pubblico». E la cosa piace anche al ministro dell’Istruzione e della Cultura, José Ignacio Wert, perché «trasforma il museo in un laboratorio».

LA DENUNCIA. La notizia ha suscitato proteste in tutta la Spagna. L’Associazione nazionale degli avvocati cristiani ha denunciato il direttore del Regina Sofia per ingiuria e incitamento all’odio e alla violenza, chiedendo anche la sua sospensione da qualsiasi incarico pubblico; mentre una petizione contro la mostra firmata da 50 mila cittadini chiama in causa il ministero della Cultura, dal quale dipende il museo (che vanta circa 3 milioni di visite all’anno).

LIBERTÀ DI ESPRESSIONE? Si sono invece affrettati a prendere le difese di Borja-Villel, informa El País, il Comitato internazionale dei musei e delle collezioni di arte moderna, la Confederazione internazionale di arte contemporanea e il Consorzio spagnolo della gallerie d’arte, i quali contestano un «tentativo di censura» da parte di «alcuni gruppi religiosi». L’Associazione degli avvocati insiste però che «il museo, come istituzione pubblica, deve rispettare la libertà di espressione degli artisti», ma anche «le credenze e la libertà di opinione delle persone». Come sostenuto dalla stessa Corte europea dei diritti umani: «La libertà di espressione non include tutto e non può incitare alla violenza».

LIBERTA’ A SENSO UNICO? Le parole più dure nei confronti del direttore, comunque, sono quelle contenute in una lettera che secondo El Confindencial alcuni dipendenti del museo – senza firmarla «per paura di ritorsioni», spiegano – avrebbero inviato alle autorità responsabili della struttura. Pur dichiarandosi «per la maggior parte agnostici», gli impiegati del Regina Sofia parlano nella missiva di ideologizzazione dello spazio pubblico e di «indottrinamento». «Siamo di fronte alla difesa, l’elogio, la giustificazione o l’inazione su questioni contrarie alla legge», recita il testo. «Come lavoratori del Museo Regina Sofia, non desideriamo avere a che fare con questo tipo di mostre, che oltre alla loro scarsa qualità artistica, o proprio per questo, nascondono messaggi di odio». Inoltre, criticando il «pensiero unico che si è imposto negli ultimi anni da parte della direzione», i firmatari della lettera domandano provocatoriamente: «Cosa succederebbe se una qualunque opera esposta nel Museo Regina Sofia incitasse a bruciare omosessuali, sinagoghe, moschee, razze diverse dalla nostra o collettivi di femministe? Noi protesteremmo allo stesso modo».

@frigeriobenedet

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13 commenti

  1. Fabrizio

    Quello che mi preoccupa è l’appoggio dell’Europa.Quando si tratta di sostenere queste pseudo-espressioni artisitiche i soldi ci sono,quando si debbono trovare i soldi per aiutare la famiglie o i poveri non ci trovano.

  2. malta

    il pensiero critico lo facesse con le lobbies lgbt o coi mussulmani…ma non lo farà perchè sono dei vili e codardi

  3. Veritas

    LE PORTE DEGLI INFERI NON PREVARRANNO CONTRO DI ESSA…..

  4. Tommasodaquino

    Siamo alla penultima fase dell’attacco del nostro tempo nei confronti della Chiesa Cattolica. Come in ogni tempo ci saranno ferite, si soffrirà ma alla fine loro perderanno.

    1. beppe

      caro tommasodaquino, è da un po’ di tempo che medito di dotarmi di MEZZI ADEGUATI DI DIFESA….è una situazione veramente squallida. quel che fa più dolore è la reazione dei PASTORI che sono sempre più timorosi e sembrano scollati dal gregge.

      1. yoyo

        Bagnasco è andato giù pesante lunedì sui gay.

  5. Cisco

    Chissà se griderebbero alla censura anche nel caso di una mostra con una “preghiera” del tipo: «Padre nostro, concedici il diritto di decidere di non prenderlo in quel posto, e la grazia di non essere né omosessuali né transessuali».

    1. J

      Bella questa! Si potrebbe proporre al direttore, sembra uno aperto al nuovo!

      1. yoyo

        La cosa più triste è come quella preghiera a non essere madri ne vergini indichi che le femministe hanno completamente dimenticatoc osa voglia dire essere davvero donne.

        1. Lela

          Si è ridicola. Concedici di sc**are e basta, che il resto non conta nulla. E poi magari dicono di non credere in nessun tipo di divinità…

  6. Leo Aletti

    Non praevalebunt.

  7. Sebastiano

    Non è una novità.
    Immagino solo cosa sarebbe successo se un “artista”, con lo stesso quoziente intellettivo di questo, avesse fatto una scatoletta di cerini con l’immagine di qualche gay-pride in fiamme.
    Perché è ovvio, per questi figuri la satira è intoccabile libertà di espressione solo quando riguarda gli altri.

    1. Raider

      Scalfar8 comminerebbe la pena di morte, nel ddl per cui passerà alla storia universale dell’infamia, se si mettesse su una mostra in cui si incita a dar fuoco all’arcigay. Questi ci fanno una mostra per cose già viste e fatte, sia in Spagna, ai tempi della Repubblica, che ai nostri giorni, nel dar-el-Islam: e non è l’ottusità sitigatrice di odio e servile neo confronti del Pensiero Unico, a colpire: non sapendo più cosa inventarsi, questi presunti artisti soghnano di incediare le chiese con tuti i tesori di un’arte immortale che li fa sfigurare, questi creativi che fanno i distruttivi della concorrenza, col patrocinio di un Museo di Stato che vede nelle chiese pericolosi centri che ne minacciano l’afflusso di pubblico.

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