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Metti la cera, togli la cera. L’esercizio è lo stesso della celebre scena di Karate Kid, solo che qua non si lucida nulla e, anzi, molto si appanna. Ecco il nostro film: metti il cognome della madre, togli l’appellativo di madrina.
Alberto Barbera, direttore artistico della Mostra del cinema di Venezia, ha annunciato una rivoluzione nel cerimoniale: le donne scelte per presentare gli eventi del Festival non saranno più chiamate “madrine” ma “conduttrici”. Nessuno stravolgimento, solo il riconoscimento di un ruolo già ben consolidato, quello di una figura che «regge i giochi e avrà un ruolo più attivo».
Forse “conduttrice” suona più convincente agli occhi di un tempo che venera i leader e le figure sole al comando. Forse non ci si può più permettere di affibbiare a una donna un appellativo che suoni materno, perché sarebbe un richiamo a uno stereotipo limitante e superato.
Resta l’amaro in bocca. “Madrina” non è una brutta parola, da cestinare come un surrogato di “valletta”. Possiede u...
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