
Il Deserto dei Tartari
Ma perché i cattolici dovrebbero votare Pd? Ecco cosa mi ha risposto Monica Cirinnà

Uno degli enigmi che eccedono la mia capacità di comprensione è il voto dei cattolici al Pd. Questo partito rappresenta la realizzazione del pronostico di Augusto Del Noce, secondo il quale il Pci, persa l’identità comunista messianica, sarebbe diventato “il partito radicale di massa”, completamente sbilanciato sui diritti individuali, funzionali all’efficienza del sistema capitalista e all’egemonia della nuova borghesia.
Erede dei partiti eredi del Pci (Pds e Democratici di Sinistra), il Pd ha fatto propria l’agenda radical-borghese tipica dei liberal anglosassoni. In materia di interruzione della gravidanza suoi esponenti di primo piano si esprimono in termini che comportano il superamento della legge 194 e la definizione dell’aborto come “diritto”; suoi candidati ai governi regionali si sono dati l’obiettivo di discriminare gli obiettori di coscienza nei concorsi per i servizi ginecologici.
Quando nell’ottobre 2018 la capogruppo del Pd al Consiglio comunale di Verona votò a favore di una mozione pro-vita che non metteva minimamente in discussione la legislazione vigente sull’interruzione di gravidanza, fu costretta a dimettersi dal suo ruolo ed esponenti nazionali del partito come Andrea Orlando chiesero la sua espulsione.
Mentre il Pci a suo tempo sostenne la legalizzazione dell’aborto attraverso la legge 194 come la strada maestra per socializzare un dramma fino ad allora confinato nel privato, il Pd ha sostenuto compattamente il ministro Speranza che col suo decreto che ha autorizzato l’uso della pillola Ru-486 senza ricovero ospedaliero ha sancito la privatizzazione estrema del dramma dell’aborto.
Deputati del Pd hanno presentato negli ultimi anni proposte di legge per la liberalizzazione della droga, per il riconoscimento del matrimonio fra persone dello stesso sesso e per la legalizzazione dell’eutanasia; suoi esponenti hanno salutato con gioia la sentenza della Corte Costituzionale che ha introdotto la fecondazione assistita eterologa, cioè la creazione di orfani biologici col placet dello Stato.
Secondo le raccomandazioni del suo segretario Enrico Letta, i parlamentari del partito dovrebbero ora schierarsi senza tentennamenti a favore del testo del ddl Zan, che impone come legge dello Stato l’ideologia di genere (chi eccepirà che una transessuale sia veramente una donna potrà essere incriminato per incitamento alla discriminazione) e introduce la colonizzazione ideologica dello stesso segno nelle scuole di ogni ordine e grado, dunque comprese quelle cattoliche, ebraiche, musulmane, ecc.
Quello stesso segretario che va in pellegrinaggio mariano a Lourdes (Salvini gli risponde con una capatina a Fatima), torna e non si accontenta di suggerire alla Chiesa cattolica di impartire anche alle donne l’ordinazione sacerdotale, ma conferma la senatrice Monica Cirinnà Responsabile Diritti del Partito Democratico. Sì, la stessa Monica Cirinnà che a una manifestazione si fece fotografare col cartello “Dio-Patria-Famiglia – Che vita di merda”.
Recentemente ho avuto conferma in prima persona dell’idiosincrasia della senatrice per le “posizioni religiose”. Avendo la stessa comunicato sul suo profilo Facebook l’avvenuta conferma dell’incarico esecutivo da parte del segretario Letta, della qual cosa lo ringraziava, ho postato una reazione del seguente tenore: «Uno dei motivi per cui non voto Pd». Con una certa sorpresa, dopo pochi minuti ho letto una risposta della Cirinnà stessa alla mia reazione. Dice: «Non perché ha posizioni conservatrici, religiose, molto “vicine” alla destra, con velature filo Trumpiano e a difesa di condannati dalla magistratura? No, vero?». Mi è venuto spontaneo chiederle conferma di quello che aveva scritto: «Sta dicendo che chi ha posizioni religiose è meglio che non voti Pd?». A quel punto sono scesi in campo alcuni cavalieri che, non richiesti, hanno risposto in luogo della senatrice scrivendo che non avevo capito quello che avevo letto. Dopo due ore circa (la replica al mio primo post era stata quasi immediata) anche la responsabile Diritti del Pd, intuendo di avere pestato una merda, è ri-intervenuta con lo stesso patetico argomento: «Anche difficoltà di lettura? Questo spiegherebbe molte cose».
L’incontinenza comunicativa gioca questi scherzi: vorresti tenere un profilo basso per non scoprire troppo le tue intenzioni – la Cirinnà dovrebbe imparare dall’on. Zan, che centellina gli interventi e sfugge ai dibattiti televisivi perché non vengano a galla le sue posizioni estremiste – ma inevitabilmente «la bocca parla dalla sovrabbondanza del cuore» (Mt 12,34).
E così si torna alla questione di partenza: perché tanti cattolici si sentono in dovere di votare, far votare, iscriversi, militare, candidarsi, farsi eleggere in un partito che nomina e poi conferma come responsabile Diritti una persona che fatica a nascondere la sua avversione per le “posizioni religiose”? Per un partito che si caratterizza per le posizioni elencate all’inizio? Conosco la risposta: «Ma gli altri non sono meglio, ma gli altri ci hanno deluso». Questa non è una giustificazione.
Ci sono almeno altre due alternative oltre al voto a partiti diversi dal Pd: c’è la possibilità di astenersi o votare scheda bianca – se nessun partito soddisfa criteri minimi di servizio al bene comune, non sono obbligato ad approvarne uno – e c’è la possibilità di organizzare autonomamente un partito o più partiti distinti da quelli esistenti, Pd compreso. Qui non voglio entrare nello specifico. Personalmente resto convinto che in alcuni degli attuali partiti c’è più spazio per le posizioni della dottrina sociale cristiana – che non sono confessionali, ma universali, come si evince anche dall’ultima enciclica sociale, la Fratelli tutti di papa Francesco – che non all’interno del Pd, ma non mi interessa fare propaganda per nessuno.
Mi interessa condividere un giudizio culturale e politico inesorabile: il Partito Democratico è un partito radicale di massa. Non lo penso solo io, non lo pensava solo un intellettuale cattolico come Augusto Del Noce: lo pensano oggi intellettuali laici di diversa tendenza come Luca Ricolfi, Marcello Veneziani, Lucio Leante. Sarebbe ora che i cattolici approfondissero la questione. Altrimenti passeranno alla storia come gli ausiliari della secolarizzazione laicista dell’Italia.
Foto Ansa
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