Ma degli USA non possiamo fare a meno

Di Rodolfo Casadei
05 Maggio 1999
Martin Wolf del Financial Times spiega perché la guerra è sbagliata, ma bisogna vincerla

Martin Wolf è uno dei più brillanti analisti economici del Financial Times, con tanto di rubrica fissa. Ma è stato anche uno dei primi commentatori anglosassoni a mettere il dito nella piaga della miscalculation dell’intervento Nato in Kosovo, facendo notare già il 7 aprile scorso che nessuno degli obiettivi programmati (arresto della purificazione etnica, prevenzione del genocidio, indebolimento di Milosevic) era stato raggiunto, e che a quel punto le parole giuste per definire l’iniziativa erano “frivolous” e “defeat” (sconfitta). Wolf si è pure preso la libertà di evocare una famosa citazione di Bismarck (“i Balcani non valgono le ossa di un solo granatiere di Pomerania”) e di scrivere che “nel presidente Clinton l’Occidente ha un leader particolarmente mal qualificato, per temperamento e storia personale, per affrontare una crisi come questa”. Ma ha pure scritto che cominciare la guerra è stato sbagliato, ma ora si deve vincerla. Gli abbiamo chiesto di spiegarci perché.

Mr Wolf, lei ha scritto che “iniziare la guerra può essere stato un errore, perderla sarebbe un disastro”. Che genere di disastro? Quali sarebbero le conseguenze negative di una sconfitta?

Sarebbero le seguenti. Primo, risulterebbe che la pratica della pulizia etnica può avere successo anche se l’intero Occidente vi si oppone; secondo, la Nato risulterà screditata come alleanza militare operativa; terzo, gli Usa potrebbero decidere di rinunciare al loro impegno per la sicurezza in Europa; quarto, nella regione potrebbe instaurarsi una permanente instabilità; quinto, si dovranno reinsediare in modo permanente migliaia di profughi.

Ma dopo un intervento della Nato così azzardato nel Kosovo è ancora possibile parlare, cito le sue parole, di una “vitale partnership per la sicurezza transatlantica”? Oppure i tempi sono maturi perché l’Europa si doti di un sistema di sicurezza militare suo, indipendente dagli Usa?

Non riesco a vedere quali sarebbero i princìpi e gli obiettivi fondamentali di una politica europea della sicurezza. Per la precisione, non riesco a vedere perché dovrebbero essere differenti da quelli di un’alleanza occidentale che includesse gli Usa. La domanda di fondo, comunque, è se l’Europa sia sufficientemente unita per poter sviluppare, attuare e finanziare una comune politica estera e di difesa. Su questo punto sono scettico. Credo che in questa materia l’unità europea sia più un fatto retorico che una realtà.

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