L’uomo è superiore alla donna. Se lo dice la “scienza”, allora amen

Se siete interessati al tema della differenza fra uomo e donna in modo politicamente “scorretto”, non c’è problema: basta rivolgersi alla divulgazione scientifica. Secondo gli “scienziati” uomini e donne sono mentalmente differenti, anzi è “provato” che i primi sono superiori alle seconde in una serie di operazioni mentali che sono proprio quelle che consentono di primeggiare sul piano sociale. Manco a dirlo, gli uomini sono più razionali e le donne più emotive. Roba da essere linciati, in certi ambienti. Ma lo dice la scienza, e allora zitti e mosca.
Pare che una ricerca svolta presso la Stanford University abbia esaminato ben 24 volontari (una cifra che qualifica la serietà del risultato) proponendo immagini di vario tipo, da quelle “neutre”, come un idrante, a quelle impressionanti come un corpo mutilato e registrando le reazioni con la risonanza magnetica. Varie prove avrebbero mostrato che le immagini cruente attivavano in tutti l’amigdala ma la memorizzazione delle immagini provocava l’accensione della parte sinistra dell’amigdala nelle donne e di quella destra negli uomini. Conclusione: le donne sono più attive sul piano emotivo ma assai meno capaci sul piano intellettuale, e in particolare scientifico.
Una ricerca sviluppata dal Mit è consistita nel porre ad alcune centinaia di studenti universitari test del tipo: se una racchetta da ping pong e una pallina costano assieme 10,10 dollari, e la pallina costa 1 dollaro meno della racchetta, qual è il prezzo della pallina? I maschi hanno mostrato capacità di risoluzione dei test di gran lunga maggiori delle donne. La ricerca è andata oltre constatando che coloro che rispondevano bene erano più propensi ad aspettare un guadagno maggiore differito nel tempo, piuttosto che un guadagno immediato minore, ovvero capaci di «riflessione cognitiva» e «razionali stimatori del rischio economico». Quindi le donne preferiscono l'”uovo oggi” anziché la “gallina domani”, sono incapaci di riflessione cognitiva, e istruirle non serve a colmare la disparità genetica. Si noti che questa emerita cialtronata viene presa sul serio e utilizzata addirittura nelle procedure di selezione del personale.
Nel gennaio 2005 il presidente della Harvard University, Lawrence H. Summers, osò dire, in una conferenza, che esistono diversità innate fra uomini e donne che spiegherebbero perché poche donne hanno successo nella ricerca scientifica e, in particolare, matematica. Successe il finimondo. Diverse donne presenti si levarono sdegnate, tra cui una biologa del Mit, Nancy Hopkins, che dichiarò scandaloso che tante donne fossero dirette da una persona del genere. Summers finì col doversi dimettere. Ma allora come mai si continuano a pubblicare articoli in cui vengono proposte le stesse tesi senza che nessuno protesti, scriva ai giornali chiedendo le dimissioni dell’articolista o del direttore? Forse perché il riferimento alla “scienza” è un passaporto che permette di presentare come credibili delle emerite cialtronate e di violare i più sacri dogmi del politicamente corretto? Un indizio: la summenzionata Nancy Hopkins non ha mai messo in discussione che le donne mostrino minori capacità degli uomini sul piano matematico. Però ha aggiunto che i test matematici cui vengono sottoposte danno risultati molto migliori se la presenza maschile nella stanza in cui avvengono gli esami è ridotta al minimo. Insomma, Hopkins spostava il discorso sul terreno sociale adducendo un’ipotesi che più cretina non è possibile immaginare, pur di salvare la capra della sacralità della scienza e il cavolo dell’ideologia maschiofobica del femminismo più estremista.

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