L’unica cosa che andrebbe contestata alla Lombardia

Di Luigi Amicone
06 Maggio 2020
Chissà perché la Regione si ostina a non usare i 900 mila euro messi a disposizione da Cassa ammende per i detenuti in condizione di godere dei benefici di legge
Rivolta nel carcere di San Vittore a Milano durante l'emergenza coronavirus

Cronache dalla quarantena / 53

Ma perché si accaniscono contro Regione Lombardia su tutto, tranne che sull’unica cosa giusta che dovrebbero contestarle? E cioè la mancata delibera che, chissà perché (paura che Matteo Salvini lo mandi a Vidigulfo a spalare il guano di salamandra reale?), l’assessore Stefano Bolognini si ostina a non istruire, al fine di gestire i 900 mila euro messi a disposizione da Cassa ammende (ente economico che risponde al ministero della Giustizia) per i detenuti che sono nelle condizioni di godere dei benefici di legge, essere ospitati in alloggi finanziati dalla cassa ministeriale e alleggerire così le carceri, evidentemente molto a rischio di contagio Covid, considerata la difficoltà oggettiva a rispettare all’interno degli istituti di pena la regola del “social distancing”?

Avete paura dell’argomento salviniano “adesso invece di sfamare il popolo il governo Conte manda in vacanza a spese dello Stato i delinquenti, mafiosi, assassini eccetera e Vergogna-gnà-gnà”? Ma se non capisci quando una cosa è giusta e sensata indipendentemente dalle Iene o da Salvini, non va bene fare l’assessore. Dimettiti e vai a spalare le salamandre reali.

Come si fa a pensare di diventare leader, fare gli assessori o guidare un paese, solo a colpi di argomenti facili facili? Vedi, poi di colpo diventi un vecchietto come Matteo. Che a furia di prendersela con quel paio di categorie facili facili – i carcerati, gli immigrati – gli è venuta la miopia e vive da casalingo disperato in un appartamentino da pensionato lato bocciofila di Vidigulfo. Ma è con le categorie difficili e impopolari che “si parrà tua nobilitate” di politico!

Ricordo ad esempio l’attuale galeotto Roberto Formigoni. Il migliore – sì, certo, assieme a quel Silvio Berlusconi che si è salvato per un pelo dalle patrie galere – che l’Italia abbia avuto negli ultimi trent’anni. Ha guidato la Lombardia per quasi un ventennio. E se non fosse stato per il suo successore che per dare retta alle Iene cambiò la sanità di Formigoni nel segno della “discontinuità”, forse oggi non saremmo qui, in tempo di epidemia, a contare gli “errori” e la mancata “prevenzione sul territorio”.

Ebbene, appena eletto governatore, Formigoni fece in modo che nei penitenziari della Lombardia i detenuti potessero ritrovare una certa dignità e un sistema che favorisse la socialità, lo studio e il lavoro dietro le sbarre. Ovvero, condizioni minime di civiltà che si avvicinassero al dettame della Costituzione italiana che a proposito del sistema carcerario prevede “rieducazione”, non “vendetta” sociale. Era cattocomunismo? No. Era Buonismo? No. Era paternalismo? No. Era cristianesimo che si fa azione, cultura e giudizio. Altro che videotestimoni di Geova.

Ricordo una certa dottoressa Molinari a cui facevano capo gli interventi regionali rieducativi e di cooperazione al lavoro nelle carceri lombarde. E con lei una schiera di assistenti sociali, psicologhe, cooperative che si formavano sull’onda di una cultura dell’impresa sociale. E naturalmente ricordo il clima di Tangentopoli.

Per dirvi le polarità: andavamo al carcere di Voghera per fare scuola a tre gruppi di detenuti “fine pena mai”, introdotti da una psicologa che era stata militante di Democrazia proletaria e che allora, proprio in polemica con i manettari, si era data l’impegno a votare e a far votare Forza Italia. Poi la sera, concluso il lavoro in redazione, capitava di incrociare da Rosy e Gabriele l’altra metà del cielo. Cioè il giro dei saranno famosi Marco Travaglio e Peter Gomez, che si accompagnava lietamente al desco in compagnia di qualche magistrato allora in gran spolvero. Tipo quello che se la godeva al tintinnar di manette.

Ecco loro pensano di aver vinto. Per adesso. Vinto? Per adesso? Guardate con che facce ingrugnite e con quale gioventù settantenne fanno i loro meeting estivi delle manette. E i loro bei soldini in Borsa? Non li invidiamo neanche un po’. Anzi. Quante volte ho detto anche al mio amico Peter: ehi, occhio a fare la fine della gente ricca e perbene come il ricco e perbene Epulone evangelico! Penso che Gomez ci abbia pensato su. Tant’è che si deve carburare e autoconvincersi parecchio prima di arrivare alle punte di tintinnio manettaro a cui quelli del Fatto arrivano a freddo, con non chalance, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Altro mistero salviniano. In questo caso, però, mistero dal verso giusto. Non farò il suo nome nemmeno sotto tortura. Dico soltanto che si è messa la cipria e il trucco. E lei che era molto acqua e sapone radicale è diventata di colpo parecchio leghista alla Silvia Sardone. Eppure, continua ad occuparsi di carceri. Brava. È tutta intelligenza che cola. Perché, cosa ci guadagneresti a toglierti il mascara e a rimanere col ciglio di Bonafede? L’occhio di Travaglio? Il ricciolo di Di Matteo? Ma lascia stare. Guarda e passa. Sai quanto purgatorio è lì ad aspettarli?

Credeteci. Prima o poi anche i mozzorecchi pagheranno dazio. Riflettete: quanti anni sono passati dall’ultimo Giubileo? Cinque. Quello di papa Francesco. E dal penultimo? Venti. Ecco, in entrambi i casi Gesù Cristo in terra ha chiesto alla politica e, in generale, agli individui che hanno autorità pubblica, un gesto di misericordia nei confronti dei carcerati. Chiesero – sia san Giovanni Paolo II sia papa Bergoglio – una amnistia generale. (Che poi non è un’iniziativa da padreterni, ma è un atto politico previsto dalla Costituzione italiana). Niente da fare. Sempre per il solito coraggio delle cose facili facili, politica, giornalismo e intellettuali, hanno sempre fatto orecchie da mercanti.

Insomma, ci siamo capiti. Gentile assessore Bolognini e cara Regione Lombardia: fate quello che il dovere e la responsabilità vi impongono di fare in questo tempo che urge la riforma dello Stato in senso federale. E che urge anche la riforma dell’istituzione penitenziaria al tempo del Covid. Fate questa benedetta delibera per i detenuti. Che Dio vi vede. Salvini no. Tant’è che Matteo adesso porta gli occhiali.

Foto Ansa

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.