L’ONU PER LA LIBERTA’ IN LIBANO. E LA SINISTRA ITALIANA TACE

Dopo il popolo iracheno che sfidando i tagliagole assassini va a votare in massa per assaporare il gusto di una libertà mai conosciuta, è oggi quello libanese che vuole cogliere l’opportunità di riguadagnare il controllo sul proprio destino.
La stessa comunità internazionale (Onu) afferma con chiarezza che il ristabilimento della democrazia in Libano non è negoziabile. Fatti, questi, che sembrano coincidere con la strategia di politica estera che dall’inizio del conflitto iracheno la sinistra italiana dice di voler seguire. Libano infatti significa Onu, mobilitazione pacifica, pressioni della comunità internazionale. Ma sulla lotta per la liberazione del popolo libanese dalla ventennale influenza siriana la sinistra italiana, ancora una volta, non sta dicendo o facendo niente.
Anche l’Europa comincia a muoversi. Il 10 marzo al Parlamento europeo abbiamo approvato a grande maggioranza (473 voti a favore, 8 contrari e 33 astenuti) una risoluzione di condanna dell’assassinio dell’ex premier libanese Rafik Hariri, in cui si chiede alla Siria «di non tollerare alcuna forma di terrorismo, compreso il sostegno all’attività degli Hezbollah e ad altri gruppi armati», e di attuare «il ritiro totale» delle sue truppe dal Libano, applicando la risoluzione 1559 dell’Onu.
L’ansia di libertà sta contagiando tutto il Medio Oriente; l’epoca dello scontro guerra sì/guerra no sembra ormai una vicenda d’altri tempi: tutti evolvono ed adeguano la propria azione politica alle vere questioni che sono oggi sul tappeto. Tutti, persino i socialisti europei. Tutti, ma non la sinistra italiana, inchiodata in un’abulica fissità di sguardo e di prospettiva politica.
Mario Mauro
Vicepresidente Parlamento europeo

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.