Lombardia chiama Italia

Di Roberto Formigoni
03 Novembre 1999
Ha realizzato per primo una (buona)legge di parità

In Lombardia abbiamo introdotto una legge, non ancora approvata dal Governo – particolare non secondario – che introduce il buono scuola.

Il primo passo verso questa legge, è stato quella approvata l’anno scorso (già in vigore perché il Governo ha dovuto accettarla), con cui abbiamo stabilito uno stanziamento per i genitori che scelgono di iscrivere i loro figli alle scuole materne autonome: uno stanziamento di 20 miliardi l’anno (per 60 miliardi complessivi, quindi). Delle 1.506 scuole materne presenti in Lombardia, sono circa 1500 le scuole che hanno chiesto e ottenuto il finanziamento per lo scorso anno scolastico mentre le escluse, per vari motivi, sono state meno di una decina. Un successo straordinario, quindi.

Ora abbiamo approvato la legge sul buono scuola sulla scorta delle cosiddette leggi Bassanini, che trasferiscono – almeno in linea di principio – una serie di competenze alle Regioni, e tra queste, anche alcune in materia scolastica: in precedenza, infatti, l’unica competenza regionale in materia riguardava le materne, da cui la legge dell’anno scorso. Nel recepire la legge nazionale, abbiamo statuito che, quando le competenze ci saranno effettivamente trasferite, introdurremo il principio del buono scuola, riconoscendo che il diritto all’educazione spetta alle famiglie (a norma degli articoli 33 e 34 della Costituzione), e quindi aiutando economicamente le famiglie nel pagamento delle rette delle scuole non gratuite in quanto non sono statali.

Da qui l’obiezione che privileggeremmo gli studenti delle scuole non statali togliendo fondi alle scuole statali che cadono a pezzi. In realtà le cose non stanno così perché lo Stato, impegnandosi a trasferire alle Regioni le competenze in materia scolastica, si è impegnato – per ora solo in termini di principio – a trasferire anche le risorse e i capitoli di bilancio relativi all’amministrazione di questi servizi. Utilizzeremo, perciò, i soldi che ci saranno destinati per la scuola: abbiamo calcolato, ed è un calcolo attendibile in quanto confermato anche dalle autorevoli fonti dell’Istat e della Corte dei Conti, che alla Lombardia spettino circa 5.500 miliardi. E all’interno di questo capitolo di spesa (che comprenderà molte funzioni) intendiamo privilegiare la scuola perché riteniamo che in Lombardia necessiti un grande investimento per migliorare la qualità dell’istruzione, della formazione professionale, e della preparazione universitaria. Nel capitolo scuola abbiamo, perciò, deciso di utilizzare il 20% di questi 5.500 miliardi: ovvero circa 1.000 miliardi. Con questo finanziamento, in tre o quattro anni, istituiremo il buono scuola.

Secondo i dati attuali (fonte: Ministero Pubblica Istruzione), per l’istruzione cosiddetta privata in Lombardia, le famiglie spendono 286 miliardi all’anno. Il nostro progetto è di introdurre un buono scuola che il primo anno copra, per esempio, il 25% della retta; il secondo anno il 50% e, in 3-4 anni, arrivi a coprire il 100% della retta. Con una spesa complessiva, per allora, di 280 miliardi su un monte complessivo destinato alla scuola di 1.000 miliardi. È evidente, quindi, che non si toglie niente a nessuno: 720 miliardi saranno utilizzati per la cosiddetta “scuola di tutti” e 280 miliardi per una scuola altrettanto pubblica.

Evidentemente il tutto è subordinato ad uno Stato che mantenga i propri impegni. E se lo Stato non passa i soldi? Da Presidente di Regione sono obbligato a pensare che viviamo in un Paese serio, dove chi ci governa mantiene gli impegni assunti, in caso contrario dovremmo dedurre che siamo governati da gente non seria.

Finora lo Stato, in un’illusione di federalismo, ha trasferito alle Regioni competenze senza trasferire le risorse e anzi scaricando loro solo problemi da risolvere, mentre le leggi Bassanini ancora non funzionano perché i Decreti attuativi del Presidente del Consiglio sono in ritardo di quindici mesi o venti mesi. Tuttavia una simile situazione non ha mancato di scatenare grandi polemiche, mentre, da parte nostra, la maggioranza della Regione Lombardia ha dimostrato una grande compattezza, senza alcuna frattura tra la cosiddetta componente cattolica e quella laica di Forza Italia, che ha costretto le opposizioni a ricorrere a una infinità di voti segreti per cercare di crearci delle difficoltà.

Gli scogli da superare ora sono due:
1- le Leggi Regionali prima di entrare in funzione devono venire vidimate dal Governo: sarà interessante, e aiuterà alla chiarezza, verificare come accoglierà il principio del buono scuola, dal momento che il Governo a Roma è impegnato nel tentativo di approvare una legge che definisce (ma sappiamo bene di cosa si tratta) di parità scolastica;
2- al trasferimento effettivo della competenza in materia scolastica alle Regioni deve seguire il trasferimento delle risorse. E qui sarà battaglia: per esempio, in questa Finanziaria non sono previsti trasferimenti di fondi alle Regioni in materia scolastica.

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