
La logica drogata dietro alla legalizzazione della cannabis in Germania

Qual è il metodo più efficace per spiegare ai giovani che la droga fa male? Fare una legge per legalizzarla e inserire nella legge una campagna contro il suo consumo. Secondo il ministro tedesco della Sanità Karl Lauterbach nessun’altra iniziativa potrebbe raggiungere lo stesso livello di attenzione: l’entità del consumo di cannabis tra i giovani è «problematica e in aumento», il numero di persone di età compresa tra i 18 e i 25 anni che hanno consumato cannabis almeno una volta è quasi raddoppiato nel 2021 rispetto al decennio precedente, serve «un punto di svolta nella nostra politica sulle droghe».
La svolta, per gli oltre 4,5 consumatori di marijuana rilevati nell’ultimo anno, sarebbe la legge per legalizzare l’uso e la coltivazione ricreativa della marijuana approvata il 16 agosto dal consiglio dei Ministri e che fila senza intoppi verso l’approvazione al parlamento: la norma consentirebbe ai maggiorenni il possesso di droga fino a 25 grammi, la coltivazione di un massimo di tre piante e l’acquisto dell’erba (fino a 30 grammi al mese per gli under 21 e 50 grammi per gli adulti, nonché fino a 7 semi di cannabis o 5 talee al mese) nei Cannabis Social Club, associazioni senza scopo di lucro già presenti a Malta o in Spagna. Per il cancelliere Olaf Scholz la strada per frenare il mercato nero, tutelare i consumatori dalla marijuana contaminata, ridurre la criminalità e soprattutto i consumi passa da qui. «Nessuno dovrebbe interpretare falsamente la legge. Il consumo di cannabis sarà legalizzato, ma rimane pericoloso», ha rincarato Lauterbach.
Legalizzare non combatte le narcomafie
Peccato sia vero il contrario ha ricordato l’Onu a marzo: legalizzare la cannabis per combattere dipendenza e traffici illeciti è inutile, anzi dannoso. Lo dicono i dati presentati dalla 66ma sessione della Commissione su droghe e narcotici delle Nazioni Unite. La Conferenza di Vienna ha confermato la linea espressa nel rapporto dell’Incb (Organo internazionale per il controllo degli stupefacenti): tutte le iniziative dei governi per legalizzare l’uso ricreativo della marijuana hanno portato a un aumento del consumo e a problemi di salute, nonché come Tempi ha scritto più volte, all’inevitabile espansione del mercato nero e della criminalità che queste iniziative si prefiggevano di combattere.
Secondo Scholz le storture si possono aggiustare: l’idea è quella, una volta depenalizzato il consumo e l’acquisto nei Social Club, di varare un progetto pilota – analogo a quello in corso a Losanna, Basilea e Zurigo – che coinvolga un piccolo numero di negozi autorizzati solo in alcuni Land tedeschi per testare gli effetti di una catena di fornitura commerciale di cannabis ricreativa per cinque anni. L’espediente di riconoscere solo esercizi specializzati «in un contesto autorizzato e controllato dallo Stato», una distribuzione «controllata da parte di associazioni senza scopo di lucro per il consumo personale» e «l’uso privato» sarebbe servito a placare le resistenze di Bruxelles sulla bozza di legge iniziale che prevedeva la libera vendita di cannabis nei coffee shop in stile olandese.
Il diritto Ue e l’escamotage della Germania
Il diritto comunitario stabilisce infatti disposizioni minime per garantire che tutte le attività legate al traffico di cannabis (produzione, fabbricazione, estrazione, preparazione, offerta, fornitura, distribuzione, vendita e consegna) siano punibili. La Ue riconosce ai singoli stati membri libertà di decidere solo le sanzioni e la regolamentazione dell’uso personale, non il commercio. Da qui l’escamotage tedesca.
Escamotage che tuttavia lascia l’amaro in bocca anche agli alfieri della legalizzazione, secondo i quali la Germania si avvia al proibizionismo soft tradendo la promessa elettorale “legalizzeremo la cannabis” di Verdi e liberali FDP che prevedevano ricavi fiscali annuali e risparmi sui costi fino a circa 4,7 miliardi di euro e 27 mila nuovi posti di lavoro. Stime riviste al ribasso dopo l’iniziale valutazione negativa della Commissione Ue. Per l’associazione tedesca della canapa poi non tutto il mercato nero può essere combattuto solo con l’introduzione della vendita di cannabis nei negozi e decisamente «irrealistiche» sono le regole previste dalla nuova legislazione per la coltivazione dell’erba. Secondo la norma i Club della cannabis, con un massimo di 500 associati, dovrebbero avere porte e finestre a prova di scasso, serre recintate e agli associati verrebbe vietato di fumare erba nei club o nelle vicinanze di scuole, asili nido, campi da gioco o campi sportivi.
Effetto domino in Europa
L’opposizione vede, insieme ai conservatori che accusano la norma di essere non solo dannosa ma in contrasto al diritto comunitario, anche cinque associazioni di medici e pediatri, il sindacato di polizia e l’Associazione tedesca dei giudici, più volte intervenuti per delineare le disastrose conseguenze della legalizzazione sul piano della salute e delle difficoltà tecniche e burocratiche di assicurare il rispetto di tali regole. Nel frattempo un imponente studio danese, «il più grande mai condotto al mondo», sui rischi associati alla droga pubblicato sulla rivista specialistica Jama Psychiatry ha appena confermato il legame tra cannabis e malattie psichiche.
Il piano presentato da Lauterbach renderebbe la Germania il secondo paese dell’Unione Europea a legalizzare la cannabis dopo Malta, dando con tutta probabilità il via a un effetto domino negli altri paesi europei in cui al momento la cannabis è legalizzata soltanto per scopi medicinali limitati, o in cui al massimo ne è stato depenalizzato l’uso. E mentre in Italia dem e +Europa fanno fronte comune chiedendo di «abbattere il muro delle destre» e seguire il «modello tedesco», sulla legalizzazione resta la domanda lanciata su Tempi da Giovanni Serpelloni, medico specialista in neuroscienze delle dipendenze, già capo del dipartimento Politiche antidroga di Palazzo Chigi che qui aveva demolito tutti gli assunti dei pretoriani della legalizzazione: falso l’assunto per cui legalizzare l’erba vuol dire colpire il mercato nero, falso dire che rendere legale sarebbe un modo per tutelare la salute dei giovani, ma soprattutto legalizzare la cannabis «è davvero una priorità in Italia e in Europa? O ci sono altre priorità? (…) E siamo sicuri che diffondere droga possa aiutare l’economia e la salute pubblica già seriamente minacciata? Quanto ci costa la popolazione vulnerabile che diventa dipendente? Chi si arricchisce, lo stato o i privati?».
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