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Lo strano trionfo di Cristo nelle sconfitte degli armeni

Di Renato Farina
30 Luglio 2022
Credo che gli armeni portino con sé il destino del popolo cristiano (oltre che di quello molokano). Non vincono mai, ma restano invitti come Gesù che li custodisce appeso a una croce
Commemorazione del genocidio degli armeni
Commemorazione del genocidio degli armeni a Los Angeles, 24 aprile 2021 (foto Ansa)

Ogni tanto è il caso umilmente di spiegarsi. Chi si imbatte per la prima volta in questa rubrica – mi ha scritto dall’Italia un’amica battendosi il petto e incolpandosi di ignoranza – «non capisce niente», dopo di che uno ha ragione a mandarmi al diavolo e saltare ogni mese che verrà la mia pagina. La mancanza è mia. Rimedio.
Spiego anzitutto il titolo. Il Molokano, che sarei io quando sono me stesso, è un vecchio signore con la barba bianca, di ascendenza russa, appartenente a una setta amabile e niente affatto settaria. I molokani, appunto. La parola viene da “latte”. Sono infatti bevitori di latte, e per il resto si occupano di nutrire l’anima propria e altrui. Sono considerati eretici dalla Chiesa ortodossa, perseguitati ed esiliati dagli zar. Sempre in fuga, miti e lavoratori, in alcune migliaia trovarono riparo tra gli armeni.
Parla di essi l’immenso Vasilij Grossman nell’ultima sua opera Il bene sia con voi! (1960). Racconta del suo viaggio in Armenia, e l’incontro stu...

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