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Ogni tanto è il caso umilmente di spiegarsi. Chi si imbatte per la prima volta in questa rubrica – mi ha scritto dall’Italia un’amica battendosi il petto e incolpandosi di ignoranza – «non capisce niente», dopo di che uno ha ragione a mandarmi al diavolo e saltare ogni mese che verrà la mia pagina. La mancanza è mia. Rimedio.
Spiego anzitutto il titolo. Il Molokano, che sarei io quando sono me stesso, è un vecchio signore con la barba bianca, di ascendenza russa, appartenente a una setta amabile e niente affatto settaria. I molokani, appunto. La parola viene da “latte”. Sono infatti bevitori di latte, e per il resto si occupano di nutrire l’anima propria e altrui. Sono considerati eretici dalla Chiesa ortodossa, perseguitati ed esiliati dagli zar. Sempre in fuga, miti e lavoratori, in alcune migliaia trovarono riparo tra gli armeni.
Parla di essi l’immenso Vasilij Grossman nell’ultima sua opera Il bene sia con voi! (1960). Racconta del suo viaggio in Armenia, e l’incontro stu...
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