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Lo stanco rito dell’occupazione al Manzoni, senza fantasia né opposizioni

Di Giuseppe Beltrame
15 Febbraio 2025
Anche quest'anno gli studenti del liceo milanese fermano le lezioni. È il trionfo del pensiero unico, mascherato da un ribellismo talmente finto da essere calendarizzato dai docenti
Lo stendardo affisso sulla facciata della scuola (foto Tempi)
Lo stendardo affisso sulla facciata del Liceo Manzoni a Milano (foto Tempi)

«Gente che entra, gente che esce», nell'uggioso pomeriggio milanese si presenta così il Liceo Classico Manzoni, «okkupato» dal Collettivo politico interno degli studenti dalla mattinata del 10 febbraio. Anche quest'anno si ripete il rito conclamato e messo in atto una-due volte all'anno dalla scuola del centro meneghino, a due passi da S. Ambrogio.
Luci accese al primo piano e qualche sedia nell'atrio, al citofono rispondono loro. «Niente giornalisti» ripetono, «la stampa faziosa altera e strumentalizza le nostre parole, trovate le nostre ragioni sul comunicato pubblicato su Instagram». Di cui poi parleremo. Dopo un'ora al gelo riproviamo. Solita tiritera, escono i ragazzi, ma questa volta, pur diffidenti, rispondono a qualche domanda. Le ragioni che portano alla protesta sono le solite: «Le istituzioni sono sorde ai bisogni degli studenti, vogliamo libertà dalle dinamiche autoritarie del sistema scolastico e sociale», frasi risentite centomila volte.
Un'immagine dell'occupazione della...

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