Lo scontro tra tassisti e Uber. Un confronto con altre metropoli

Di Chiara Rizzo
21 Maggio 2014
Mentre a Milano i tassisti protestano contro Uber e incontrano il ministro Lupi, scopriamo quanto costa una licenza a un tassista nelle principali città europee e del mondo, e quanto costa il tassametro ad un cliente per un percorso in centro

Dopo quattro giorni di sciopero selvaggio a Milano per i tassisti, oggi pomeriggio le sigle sindacali hanno incontrato il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi. Il pomo della discordia è Uber, la multinazionale americana che via app a Milano consente di noleggiare un auto privata e pagarla con carta di credito. L’ultimo servizio lanciato poi, Uber pop, consente anche al cittadino qualsiasi non titolare di licenza di trasportare clienti, con tariffe di circa il 50 per cento minori a quelle dei taxi (la app Uber per il servizio con ncc ordinario, invece, offre tariffe base pari o superiori del 30 per cento a quelle dei tassisti, ma spesso aggiunge sconti particolari e promozioni). I tassisti accusano Uber di concorrenza sleale e, da tre giorni, hanno dato origine a scontri in un crescendo di violenza: sabato hanno preso a uova in faccia la manager di Über, tra domenica e lunedì sono venuti alle mani con i concorrenti ncc, lunedì e ieri sono venuti alle mani anche con i colleghi che non aderivano allo sciopero e caricavano le code di clienti stupefatti, fermi in ogni dove per la città.

UBER ILLEGALE A BRUXELLES E BERLINO. A Bruxelles lo scorso 16 aprile un tribunale ha definito illegale la App, e fissato in diecimila euro l’ammenda per gli autisti beccati in “flagranza” di servizio. Anche a Berlino un tribunale in primo grado ha dato ragione ad una società di taxi che aveva fatto causa a Uber, sempre per concorrenza sleale. Uber in Italia è attiva solo a Roma e a Milano, e finora è stata apprezzata dagli utenti, così come nelle altre 26 città del mondo dove funziona. D’altra parte, però, le auto bianche fanno notare che loro offrono tariffe in linea con il mercato, e che debbono sostenere cifre più alte che altrove per l’acquisto di una licenza. Vale la pena allora fare un confronto con la situazione dei taxi nelle principali capitali europee e mondiali (nella tabella sotto).

QUANTE LICENZE A MILANO? Va sottolineato anzitutto che in Italia non è possibile offrire un dato esatto dei tassisti presenti in una singola città, ad esempio Milano. La Banca d’Italia, che ha effettuato l’unico studio compiuto sul tema nel 2007, ha valutato solo la distribuzione delle licenze sulla densità di popolazione. A Milano ci sarebbero secondo lo studio 38,9 licenze ogni diecimila abitanti. Palazzo Koch ha segnalato che il problema nasce dal fatto che i tassisti lavorano per fasce orarie e accade spesso che quelle notturne o festive restino più scoperte. Le licenze sono poche, inoltre, rispetto a quelle di altre metropoli: ad esempio a Parigi il rapporto è di 79 taxi ogni 10 mila abitanti, più del doppio di Milano, pari a 17 mila tassisti.

confronto tariffe taxi

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3 commenti

  1. je

    I tassisti hanno paghe da fame ma sono allo stesso tempo oberati di lavoro: di questi tempi le licenze concesse sono poche, anche se di lavoro ce ne sarebbe (mancano le palanche!).
    Per difendere i propri interessi, i tassisti hanno creato una lobby in modo da avere l’esclusiva sui trasporti cittadini (eccetto quelli pubblici) e evitare che vengano rilasciate nuove licenze.
    In questo modo, pur dovendo lavorare più degli schiavi, si sono assicurati il posto di lavoro.

    Nel mondo del libero mercato, però, il cittadino è libero di scegliere il servizio più conveniente. Se tale diritto viene meno, allora non si è più in regime di libera concorrenza, bensì si è sotto il cartello di una lobby.
    E’ chiaro che i tassisti odino a morte applicazioni tipo Uber: loro che pagano le licenze e hanno salari non proprio eccelsi si vedono rubare il lavoro da gente che la licenza non ce l’ha!
    Peccato che però in tempi di crisi la gente di soldi ne ha pochi, dunque se bisogna proprio prendere il taxi, che almeno costi poco!
    Non serve a niente dichiarare fuorilegge ogni possibile concorrente: in un modo o nell’altro la gente si adatta e riesce a vanificare la normativa.
    Ad esempio, non credo proprio che le FS vedano di buon occhio il car sharing, però è perfettamente inutile dichiarare fuorilegge chi ne fa uso: se blocchi un sito, ne verrà su un altro. Dunque tanto vale mettersi l’anima in pace e accettare di dover far fronte a una concorrenza agguerrita.

    1. Chiara

      Secondo me oltre al discorso economico andrebbe guardato anche il livello del servizio prestato.

      Parcheggio taxi pieno, telefono che suonava e loro che continuavano a chiacchierare ignorando la chiamata.
      E poi avere atteggiamenti di superiorità (e cafonaggine) solo perché lavori in regime di monopolio.
      Se sei in servizio lavori, non ti perdi in chiacchiere, altrimenti poi non devi lamentarti se qualcuno cerca di offrire un servizio migliore di quello che dovresti offrire tu.

  2. Ciro Pica

    Uber ha regalato buoni corsa anche a tempi?

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